Il peso delle parole

Nel campo della comunicazione si impara a pesare ogni parola, lo stesso dovrebbe avvenire anche nel giornalismo. Da mesi continuano a presentarci l’attuale esecutivo come “governo tecnico” per marcarne la differenza rispetto al precedente. Non è così. Questo governo si è presentato alle Camere come richiesto dalla Costituzione, ne ha ricevuto il voto di fiducia e da allora opera presentando leggi e provvedimenti nelle commissioni parlamentari e alle assemblee. Quindi è un governo politico, esattamente come tutti gli altri che lo hanno preceduto.

Secondo caso, altrettanto di attualità, ovvero il presentare il “MoVimento 5 stelle” come fautori dell’antipolitica. Un minimo ragionamento situa chi volesse propugnare l’antipolitica al di fuori dai meccanismi che la regolano, giusto? Se sei “anti” non puoi farne contemporaneamente parte. Ovvio a questo punto dire che data la partecipazione alle elezioni amministrative, peraltro condotte con buon successo, il “MoVimento 5 stelle” non può essere antipolitica.

Questo rientra nella continua semplificazione mediatica, nella ricerca continua di etichette diverse per parlare delle stesse cose, del dover vendere prodotti invece che veicolare concetti. Poi ci si va a lamentare della carenza di comprensione, delle difficoltà a mantenere un livello decente di coerenza. Per lo stesso motivo, quando finalmente qualcuno si degna di parlare chiaro, ci si trova a guardarlo con un misto di stupore e simpatia. A chi serve continuare a trattare i lettori o gli spettatori come bambini?