Da autore minimo quale sono devo confrontarmi con i miei limiti sotto ogni punto di vista. Non importa quanto possa essere accurato nel documentarmi, quanto tempo dedico alla ricerca o all’approfondimento. Nel momento in cui scelgo di scrivere, di mettere davanti a un pubblico una vicenda so benissimo di andare a sbattere a 200 km/h contro i miei limiti.
Niente di strano, credo che anche gli autori migliori abbiano dei lati oscuri. Non a caso esiste nell’editoria la figura dell’editor.
In pratica però mi trovo a fare i conti con un altro problema. I servizi di un editor professionista, giustamente, hanno un costo. Basso o alto che sia è al di fuori delle mie possibilità di spesa. Ergo, non posso permettermi di usufruire di questo genere di aiuto.
Personalmente distinguo tra due livelli di editing. Uno ‘leggero’ in cui occhi esterni scoprono nel testo tutti gli errori sintattici, grammaticali, lessicali e successivamente indicano i passaggi della trama in cui la vicenda risulta essere meno comprensibile. Il livello ‘pesante’ consiste nel mettere in discussione gli aspetti principali del testo. Come parlano i personaggi, la scansione della trama (plot), gli aspetti tecnici-politici-economici-sociali, il taglio narrativo…
L’autoproduzione implica una sorta di tacito patto tra scrittore e lettore. Io (scrittore) faccio del mio meglio per darti un prodotto scevro da difetti e curato in ogni suo aspetto, tu (lettore) acquisisci (o acquisti) il mio prodotto e mi fai sapere cosa ne pensi (in maniera diretta o tramite siti come Anobii).
Nel patto quindi deve essere compresa almeno una fase di editing esterno.
Chi scrive è troppo vicino al testo, lo ha sviluppato entro i suoi limiti e non è in grado di correggerli. Se non so usare correttamente il congiuntivo mentre scrivo, difficilmente me ne renderò conto nella fase di correzione.
Ho corretto diversi testi nel corso degli anni, rimanendo sempre sul livello leggero descritto in precedenza. Non vi dico, per decenza, come hanno reagito alcuni autori ai miei rilievi. Si va dall’insulto a suggerimenti fantasiosi su come utilizzare parti della mia anatomia. Devo dire in compenso che tutti loro hanno poi applicato quanto suggerito.
Per le mie produzioni ho a disposizione una risorsa fondamentale. La mia Signora. Se poi mi decidessi ad ascoltarla… 🙂
c’è poi chi si sente un grande scrittore e non mette in discussione quello che scrive e chi si lamenta se i propri libri vengono “criticati” (non nel senso “ammazzati” ma, hum, disaminati?), sempre sentendosi un grande scrittore ^_^
Ogni scrittore (così come ogni artista negli altri campi) che sia professionista o meno sceglie come comportarsi, esattamente come si fa in ogni altra occasione. In questo ci sta anche reagire in modi differenti a seconda di come ci si sente, non si dovrebbe mai dimenticare che si tratta di reazioni umane.
Non so se ti riferisci a qualcuno in particolare o se sono considerazioni generali, il punto rimane la differenza tra uno scambio di opinioni (magari anche acceso) e l’assenza di comunicazione perchè si rifiuta qualsiasi forma di dialogo.
Io ho coinvolto in un paio di occasioni l’amico Tim, però spesso non ho un editor (nè leggero nè pesante) al quale fare riferimento.
Se ne trovassi uno gli sottoporrei i miei lavori e farei tesoro delle sue annotazioni senza offendermi, tutt’altro.
I servizi professionali sono disponibili e ci si può confrontare sulle tariffe che vengono offerte. Io come editor in versione ‘light’ mi metto sempre a disposizione, l’importante è chiarire da subito il campo e i limiti della collaborazione, nonché le tempistiche. Non facendolo come lavoro è giocoforza metterlo in coda ad altre cose.
Per cominciare salve.
-Chi scrive è troppo vicino al testo, lo ha sviluppato entro i suoi limiti e non è in grado di correggerli.-
Non mi ero mai cimentato a scrivere qualcosa, e l’unica volta che l’ho fatto mi sono accorto che, per quanta buona volonta ci si metta, si rimane sempre “abbagliati” da quanto si è scritto e, ci si accorge solo dopo che si sono accumulati errori su errori su errori [anche grandi].
E allora da lettore [la mia carriera è terminata 😉 ] mi chiedo: come fate voi che scrivete a non farvi “abbagliare”?
Come riuscite a eliminare da soli molti errori o incongruenze?
Esperienza abitudine mille riletture o altro?
Benvenuto! Non ho una ricetta da offrire, buona per tutti gli usi. Posso dirti come faccio io; facco passare del tempo tra la prima stesura e la revisione in modo da essere ‘fresco’ quando riguardo il testo. L’optimum per me è scrivere altro nel frattempo. L’esperienza sicuramente conta, per me scrivere il mio romanzo è stata una sessione di umiltà pazzesca. Il resto lo fanno tante riletture per ortografia, typos, grammatica. Il vero punto fondamentale è aver pianificato bene il plot prima di scrivere. Se hai una buona traccia vuol dire che hai già riflettuto molto su personaggi e vicende.
Devo ammettere che da profano sembra tutto molto facile, tutto sembra a portata di mano e par che basti voler far qualcosa per farla, ma poi, quando dalle parole si passa ai fatti, tutto cambia e tutto diventa difficile, e non ci sono scorciatoie.
Mah, come detto torno a fare il lettore semplice, è [mooolto] più facile.
Ti ringrazio per la risposta e il benvenuto, a dirla tutta è da un pò che lurko nei dintorni e… oddio, detta così è un pò inquietante. 😉
Personalmente credo che non esistano cose facili. A ben guardare si impara fin dalla nascita e tutto costa un bel pò di impegno. Leggere è semplice? Solo se si è superficiali e ci si accontenta. Col tempo si analizza, si cerca una qualità più alta, affinità elettive con chi scrive.
Effettivamente il concetto di agirarsi in zona e ‘lurkare’ fa un pò venire i brividi. E’ anche per questo che tengo uno shotgun appeso vicino alla scrivania. 😉
Io non ti ho mai maltrattato, dai… anche se più di un paio d’insulti me li hai fatti comunque venire in mente 😀
Ah, ma tu sei un galantuomo. Un filino incline a trasformarti in versione lupesca, è vero, ma sei decisamente una persona con cui ci si confronta senza problemi. Per intenderci, ho ricevuto insulti per aver suggerito di correggere un gerundio.
Non è facile scegliere qualcuno a cui affidare l’editing, sia per questioni di prezzo che di fiducia (ammettiamolo).
Alla fin fine è meglio rivolgersi ad amici competenti, che non magari ai tanti sapientini con il latte alla bocca che spuntano come funghi in Rete.
Perché, e questa è una cosa che dicono in pochi, l’editing deve essere incisivo e feroce, ma senza che il “correttore” si ponga sul piano spocchioso di superiorità morale rispetto al “corretto”.
Così la vedo io. No, visto che oramai sta passando il concetto che sono proprio gli scrittori a essere la peggior feccia dell’universo, e tutti gli altri dei premi Nobel per la letteratura.
(Angelo, è ovvio che non mi riferisco a te 😉 )
Ormai la competizione per il titolo ‘peggiore feccia dell’umanità’ è diventata feroce, quasi quasi ci faccio un sondaggio a tema. 🙂
Il profilo leggero dell’editing può essere rigoroso ma non feroce IMHO, se si vuole lavorare sul serio su un testo occorre un vero e proprio patto tra scrittore e editor; si deve voler metterci tutto il possibile per tirare fuori il meglio. Ergo, lavoro a iosa e un monte di ore a limare frasi e concetti. Non è per tutti.
Editing, eh?
All’inizio lo odiavo. Adesso mi appassiona.
Da quando ho scoperto una app che legge testi, poi, è divenuta una figata pazzesca!
Seleziono il testo, premo “Speak!” e il gioco è fatto. Distanza e astrazione quasi assolute!
Nel mio caso, come sai, ciò che elimino è quasi sempre “dialogo interno da scrittore”. Ripetizioni o infodumping al mio personale uso e consumo. Inutile o modificabile in fase di perfezionamento.
A tua disposizione per editing, Angel!
Tu e i gadget, un matrimonio imprescindibile. 🙂
Attento alla disponibilità che offri, potrebbe arrivarti un tomo entro la fine dell’anno.