Buttare la Grecia ai lupi

Non possiamo buttare la Grecia ai lupi, la sbraneranno!

La slitta è troppo carica, i cavalli sono stanchi. Se non la buttiamo i lupi ci raggiungeranno e ci divoreranno!

Ma è una di noi, esistiamo perché siamo tutti insieme!

Balle, noi vogliamo salvarci, buttiamola! Sono solo undici milioni di persone, che contano di fronte a mezzo miliardo di cittadini europei?

Devo continuare? Questa parziale riscrittura in salsa economica di un classico della narrativa è una buona metafora di come stanno andando le cose. A parole nessuno vuol far fuori la Grecia, nei fatti si stanno preparando al disastro e pazienza per undici milioni di persone lasciate nel guano. È una storia già vista molte volte negli ultimi anni, basterebbe pensare all’Argentina per avere un ricordo molto vicino alle tasche dei risparmiatori italiani.

Peccato che il giochino di abbandonare un paese alle fauci dell’FMI e della Banca Mondiale questa volta non può funzionare. No, non è questione di bontà d’animo ma di effetto domino e del prezzo che un sistema economico in crisi non può permettersi di pagare. Se la Grecia smette di pagare il suo debito pubblico le banche che possiedono i suoi titoli si trovano con un bel po’ di carta straccia e un buco nei bilanci difficilissimo da colmare. È già successo in parte con l’Islanda e l’Irlanda, ve lo ricordate?

I miliardi di euro evaporati con l’Islanda erano in gran parte in pancia a banche inglesi e olandesi, quelli scomparsi con il debito irlandese in mano sempre agli inglesi e a banche tedesche. I debiti greci sono per una quota importante in mano ad istituti francesi e tedeschi.

Domanda: che succede a Francia e Germania se le maggiori banche del paese falliscono?

Risposta: non possono permetterlo, altrimenti saltano le rispettive economie nazionali.

Un discorso del tutto simile vale per il Portogallo, altra economia a rischio crollo. Il tutto peggiora in maniera esponenziale quando si arriva a considerare Spagna e Italia data la maggior mole in termini assoluti di debito pubblico e conseguente esposizione dei maggiori istituti di credito. La frase idiota ‘too big to fail’ a questo punto non si applica più all’economia di una nazione ma a quella mondiale. Se cascano giù i paesi deboli dell’euro dalla slitta i lupi si mangiano il mondo intero, roba da far sembrare la crisi del 2008 un girotondo. Si aprirebbe un baratro tale da ingoiarsi anche le floride economie dei BRIC e degli altri paesi emergenti.

In un certo senso la Grecia è la linea del Piave. Tocca tenerla anche a costo di sacrifici di portata continentale. A meno che… non ci si inventi qualcosa, in fretta, per rimettere in sesto un sistema che si è rivelato insostenibile.  Se si tiene presente che la massa monetaria che c’è in giro è per il 75% virtuale credo non sia peregrino ipotizzare un accordo internazionale, stipulato tra stati e non tra entità finanziarie, per eliminare una parte del debito degli stati.

Già togliere dalla massa il 5% del carico dei titoli di stato, di tutti gli stati, costituirebbe una drastica riduzione del problema e una severa lezione a tutte quelle entità economiche, spesso sovranazionali, che hanno generato gran parte del problema finanziario nel sistema delle borse. La cosa più importante sono i cittadini dei vari stati e non il rendimento sui mercati di questi operatori.

Per fare un esempio l’Italia passerebbe da 1900 miliardi di euro a 1805 (95 miliardi di meno). Il che significa pagare molti meno interessi sul debito, il che grava meno sul bilancio dello Stato e libera risorse preziose per lo sviluppo. Il tutto a spese di operatori finanziari, hedge fund e speculatori di vario genere.

5 thoughts on “Buttare la Grecia ai lupi

  1. Oddio… io credo che la crisi del 2008 non sia mai terminata, anzi… il gorgo in cui ci troviamo oggi si è scatenato proprio in quegl’anni e non ho intenzione di spezzare le due cose come fossero identità distinte.
    Difendere l’euro a ogni costo… è giusto, ma l’euro è nato sotto un cattivo auspicio, visto che quando si decise di unirsi non si fece la cosa giusta. L’Unione Europea doveva accorpare tutti i debiti delle varie nazioni. In questo modo i singoli stati non sarebbero più stati vulnerabili, e l’intera unione avrebbe avuto sufficiente margine di manovra per evitare gli attacchi che avvengono in questi giorni… anche perché ciò che sta accadendo è chiaro: qualcuno sta cercando di affossare l’euro perché è diventata una moneta importante a livello politico (se non ricordo male, gli Emirati Arabi poco tempo fa stavano discutendo sulla possibilità di far quotare il petrolio in Euro piuttosto che in Dollari).

    Io credo che ci troviamo nel bel mezzo di una crisi economica colossale perché l’Europa non sa essere una singola unità quale si vorrebbe dipingere. E difatti i singoli governi (Francia e Germania in primis) non mancano occasione di agire “per i fatti loro”, e criticare gli altri… spesso lasciati soli e magari azzoppati dalle succitate azioni.

    Beh… ora se ne stanno rendendo conto. Tremano. Hanno paura. Eppure continuano a ragionare come singoli stati e ancora non riescono ad avere una visione globale europea. Del resto, come biasimarli, qui in Italia abbiamo un ministro che incita alla secessione… e il capo del governo pare più attento alle misure delle ragazze che ceneranno a casa sua, che alle misure necessarie a non far fallire il paese. Mah!

    • La si può vedere come una guerra. Particolarmente sporca, in verità. Il fatto è che questa volta è sfuggita di mano, rischia di travolgere alla fine anche chi l’ha scatenata. Per quanto mi riguarda credo sia stata originata (o dovrei dire ordita?) da soggetti privati, una replica in larghissima scala della guerra valutaria scatenata da George Soros negli anni ’90. L’unica possibile risposta può arrivare da soggetti politici, dalle nazioni che sono state de facto esautorate dal loro potere negli ultimi 40 anni. Riforme quindi. Ma non delle pensioni e del welfare ma delle relazioni finanziarie ed economiche tra stati, partendo proprio dagli strumenti speculativi come i CDS e tagliando progressivamente la montagna di denaro virtuale chiamata debito pubblico.
      Si tratta di una rivoluzione, di prendere l’economia liberista e cancellarla.

    • L’Europa doveva pur partire da qualche parte e l’economia era la parte più facile. Il fatto è che il programma che ha portato ad avere l’euro è stato fermato. A quest’ora dovevamo aver esautorato le banche centrali dei singoli paesi e messo in comune tutte, sottolineo tutte, le politiche economiche e di bilancio. Con un quadro del genere la crisi del 2008 non avrebbe potuto mettere in crisi l’Europa.

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