Il futuro dell’Aeronautica Militare

La vicenda delle spese militari delle FFAA italiane è da decenni al centro di un dibattito pubblico a dir poco disinformato e distante dalla realtà. Se è facile fare titoli sui quotidiani o preparare servizi da sessanta secondi sui media è altrettanto vero che le politiche di spending review avviate dal governo in carica devono incidere anche sul funzionamento della difesa italiana.

Molto in sintesi ricordo che il nostro paese non solo è impegnato nelle missioni militari sotto egida ONU o NATO ma che siamo anche impegnati in numerosi progetti di cooperazione decisi sia in sede di Unione Europea che per rapporti bilaterali. Attualmente abbiamo circa diecimila militari delle quattro armi impegnati in questi compiti. Il mantenimento di questi compiti è parte di una serie di trattati internazionali sottoscritti dalla nostra nazione. Si può discutere e sarebbe bene farlo sulla necessità di impiegare mezzi militari nelle missioni di peace keeping e sul concetto stesso di missione di peace enforcing ma non è questo il tema di questo articolo.

Prendo spunto da una delle polemiche più recenti sui costi attuali e previsti delle FFAA, ovvero dalla fornitura alla nostra Aeronautica Militare di 109 aerei Lockheed Martin F-35 Lighting II (nel contratto sono anche previsti altri mezzi della stessa famiglia, adattati per VSTOL/STOL per la Marina Militare e i velivoli addestratori per un totale di 131 aerei). Viene stigmatizzato il costo complessivo dell’operazione, stimato in  quindici miliardi di euro. Si tratta di una cifra estremamente rilevante, di solito però viene omesso che si tratta dell’intera fornitura e non dei soli aerei. Nel pacchetto vanno conteggiate anche altre voci quali una parte dei ricambi, la formazione del personale di volo e di terra, gli aggiornamenti periodici di hardware e software.

Chiarisco subito che per la nostra Aeronautica Militare è necessario, in tempi brevi, arrivare a sostituire gran parte del parco aeromobili attualmente in uso per obsolescenza e/o per essere adeguati al livello di servizio richiesto dai nostri partner NATO e dell’Unione Europea. In particolare i Panavia Tornado e gli AMX Ghibli sono da sostituire, così come va tenuto presente che i General Dynamics F-16 che abbiamo in affitto dovranno essere restituiti quest’anno (o in alternativa si deve rinnovare il contratto con gli oneri che ne derivano). Quindi bisogna decidere come spendere al meglio i soldi dello Stato piuttosto che stabilire se comprare o no degli aerei.

Ritengo l’F-35 un aereo estremamente interessante come concezione ma decisamente al di sopra delle necessità italiane. Per i compiti assegnati all’AM non abbiamo bisogno di un mezzo di superiorità aerea di quinta generazione, pensato per competere con mezzi russi e cinesi in scenari strategici che difficilmente possono presentarsi nel vecchio continente. Lo sviluppo di questo mezzo tra l’altro non è del tutto completato e la valutazione operata dall’Air Force americana ha evidenziato come sia necessarie centinaia di modifiche ai vari sistemi per poterlo considerare adeguato alle richieste contrattualizzate. La versione per l’impiego della Marina è ancora più indietro come perfezionamenti epoterebbe ad estendere oltre misura la vita degli aeromobili disponibili ad oggi o a cercare soluzioni-ponte di difficile attuazione (gli inglesi stanno pensando di utilizzare il Dassault Rafale per la loro nuova portaerei). Una piccola parte della produzione di questo aereo è di competenza italiana ma la ricaduta occupazionale è da considerarsi limitata rispetto ad altre opzioni disponibili mentre è discutibile la ricaduta tecnologica. Dato quanto sopra esposto a mio parere il contratto è da cassare appena possibile.

In alternativa all’aereo americano, date le caratteristiche tecniche richieste e la disponibilità sul mercato è logico operare una selezione preventiva delle macchine disponibili. Per un paese come il nostro, produttore e partner di aziende produttrici, diventa importante favorire anche la possibilità di produrre parti dell’aereo selezionato in Italia (sia per la ricaduta tecnologica che per il fattore occupazionale). Questo porta ad escludere un altro aeromobile americano, il General Dynamics F-16, peraltro molto costoso in termini di manutenzione e dalla vita operativa non eccelsa. Altra considerazione riguarda la necessità di integrazione con il resto dei paesi facenti parte della NATO e dell’Unione Europea. Le due cose insieme portano ad escludere a priori aerei di fabbricazione russa e cinese.

Ovvia considerazione è quella della flessibilità di ruolo operativa per poter adattare i mezzi disponibili, numericamente scarsi, alla maggior varietà possibile di impiego sia per la difesa del territorio nazionale che per la partecipazione alle missioni internazionali. Questo porterebbe ad escludere intercettori puri o aerei troppo lenti, adatti quindi ai soli scopi di bombardamento / uso di contromisure ECM.

Esaminando brevemente la situazione dei nostri alleati è facile notare che molti aerei siano di fabbricazione  americana e che le notevoli eccezioni siano le seguenti:

Saab JAS39 Gripen;

Eurofighter Typhoon.

Lascio fuori gli apparecchi della Dassault (nello specifico il Rafale), non perché non siano validi ma perché utilizzati praticamente solo dalla Francia, il che va contro il concetto di integrazione con le altre forze aeree.

Il jet svedese è attualmente in uso in ambito NATO nella Repubblica Ceca e in Ungheria e rimanendo nell’ambito europeo è in valutazione per Croazia, Danimarca, Olanda, Svizzera, Regno Unito (versione per la Marina), Slovacchia e Bulgaria. Sempre rimanendo nel vecchio continente va riportato che Austria, Finlandia, Germania, Polonia, Norvegia e Romania avevano valutato il Gripen per le rispettive forze aeree per poi scegliere altri aerei. A vantaggio del caccia della Saab va il fattore prezzi, sia per l’acquisto che per le successive spese dei cicli di manutenzione.

L’Eurofighter nasce in un contesto di collaborazione in ambito NATO, simile come impostazione a quello del progetto Panavia Tornado. È già in servizio sia nella nostra AM che nei servizi corrispondenti di Austria, Germania, Regno Unito e Spagna. Inoltre va sottolineato che è in parte fabbricato in Italia da Alenia, il che consente di mantenere una ricaduta occupazionale interessante, superiore di gran lunga a quella consentita dalla coproduzione del già citato F-35. Di contro il Typhoon costa decisamente più del Gripen, sia come costo unitario che come manutenzione.

Per capire le differenze di costi, riporto quanto appreso da un interessante articolo di provenienza croata (vedi link a fine articolo, in lingua inglese) dove vengono comparati l’F-16 e lo JAS39.

Costo unitario: F-16 (block 60) 85 milioni di dollari, F-16 (block 52) 74 milioni di dollari, JAS39 68 milioni di dollari.

Costo orario di utilizzo: F-16 (block 52) 3.700 dollari/ora, JAS39 2.500 dollari/ora.

Costo annuale di utilizzo: F-16 (block 52) 2.2 milioni di dollari, JAS39 1.5 milioni di dollari.

Numero operatori (maintenance crew): F-16 (block 52) 230 unità, JAS39 60 unità.

Facile concludere che il Gripen è decisamente più conveniente. Un altro articolo a proposito del mercato possibile per gli Eurofighter (vedi link a fine articolo) indica come 106 milioni di dollari il costo complessivo (acquisto, manutenzione, ricambi, formazione) di un Typhoon. Va tenuto però presente che la nostra AM, avendo già in esercizio questo aereo, avrebbe costi minori e che facendo parte del consorzio che li costruisce una parte della spesa ‘rientra’ nel nostro settore industriale.

A questo punto il fattore dirimente è di tipo politico e non economico.  

Scegliere la fornitura più costosa (il Typhoon) ha questi  vantaggi:

ricaduta occupazionale;

ricaduta tecnologica;

maggiore integrazione a livello NATO e UE;

assorbimento costi di addestramento del personale.

Viceversa se la scelta ricadesse sul Gripen il risparmio per l’intera fornitura sarebbe tale da compensare la necessità di formazione del personale della nostra AM con ampio margine. Gli svantaggi andrebbero sul lato industriale (nessuna ricaduta) e sul piano strategico (minore integrazione operativa).  Per completezza va aggiunto che in circostanze simili il nostro governo potrebbe fare un’offerta alla Saab per la produzione di parti del loro aereo su licenza in Italia e in presenza di una commessa da più di cento mezzi è decisamente probabile che si raggiungerebbe un accordo.

Personalmente, date le condizioni economiche del paese, sarei favorevole all’adozione del Gripen.

Scheda su Wikipedia con il compendio dei mezzi in uso all’Aeronautica Militare

http://it.wikipedia.org/wiki/Aeronautica_Militare#Aeromobili_in_uso

Schede su Wikipedia dei jet oggetto di discussione nell’articolo (anche le immagini provengono da Wikipedia)

http://en.wikipedia.org/wiki/Gripen

http://en.wikipedia.org/wiki/Eurofighter_Typhoon

http://en.wikipedia.org/wiki/General_Dynamics_F-16_Fighting_Falcon

http://en.wikipedia.org/wiki/F-35

Stampa croata sulla comparazione costi dei possibili fornitori delle forze armate

http://www.nacional.hr/en/clanak/34674/f-16-vs-gripen-croatian-air-force-to-spend-800-million-for-new-wings

Articolo di Bloomberg sul possibile mercato degli Eurofighter

http://www.bloomberg.com/news/2011-03-22/allies-prepare-to-attack-qaddafi-s-ground-forces-debate-command-structure.html

 

13 thoughts on “Il futuro dell’Aeronautica Militare

  1. F35 è sicuramente un “velivolo sbagliato”… tant’è che ancora deve essere impiegato seriamente e già presenta notevoli problemi tecnici. Potrebbe essere un pozzo senza fondo, a livello economico… e già altre nazioni stanno pensando seriamente di annullare gli ordini e pensare a dei concorrenti.

    I velivoli che proponi, ovviamente, non hanno caratteristiche analoghe all’F35. Nessuno di essi, ad esempio, è ha capacità VTOL, e neppure stealth.

    L’assenza di capacità stealth può essere ovviata dall’eurofighter, unico tra la lista dei papabili, capace di volare a velocità sonica a bassa quota. Ciò renderebbe inutili i sistemi radar, e gli armamenti con mira radar, in quanto non sarebbero in grado di “tracciarlo” adeguatamente come target.

    Se dovessi votare, voterei proprio per l’eurofighter… ma questo, così come anche gli altri pretendenti, non sarebbero adatti all’impiego su mare (non citi la necessità di dismettere anche i Sea Harrier a bordo delle nostre due portaerei…). Da qui, probabilmente, è nato l’interesse per l’F35. Anche se l’eurofighter è in grado di decollare su piste molto corte (e quindi di adattarsi in qualche modo alle rampe delle nostre portaerei), credo che, oggi, a parte lo YAK 141 (già vecchiotto pure lui), non c’è molto da prendere in considerazione.

    E poi… (eresia)… perché non prendere in considerazione il T50 russo? ^_^ Ah, già, sarebbe difficile da spiegare alla NATO ^_^

    • Ciao, il post è dedicato all’AM e per questo parlo solo di riflesso dei problemi relativi alla Marina. Molto in sintesi, la cosa sarà oggetto di un post successivo, trovo che le due portaerei attualmente in esercizio andrebbero vendute e la componente aerea della MM ridimensionata. Meglio investire quei soldi in funzione antisom o SAR.
      L’appunto che fai sulla capacità stealth è assolutamente razionale, così come la parte che riguarda le capacità del Typhoon (il Gripen non regge il confronto). Tuttavia ritengo improbabile un nostro impiego in scenari ad alta intensità tradizionali, più probabile che si ripetano operazioni come in Libia o in Afghanistan. In contesti del genere un quinta generazione come l’F-35 è eccessivo a dir poco.
      Aerei russi? Magari! Hanno recuperato moltissimo come avionica e motori e l’eventuale deficit in sistemi elettronici / ECM potrebbe essere compensato con dei POD di fabbricazione nostrana (Alenia).

  2. Interessante Angelo, il problema delle spese militari è a mio avviso più ampio. Le FFAA, a pochi anni dal termine della leva obbligatoria (2006), non hanno ancora raggiunto un equilibrio sulla distribuzione dei costi e sugli obbiettivi da svolgere.
    La sproporzione sui costi degli ufficiali e dell’ organigramma in generale rispetto ai mezzi e alle attrezzature, unito alla ritrosia a cedere caserme ormai dismesse e altre proprietà della difesa stanno portando al collasso il bilancio. Le missioni sono ormai finanziabili solo con provvedimenti extra-bilancio e questo è indice della non sostenibilità economica dell’ intero apparato.
    Sino a che non si metterà mano all’ organico, all’ organizzazione e ai beni strumentali, anche a costo di scontentare tanti ufficiali, non si andrà lontano.
    Una piccola rivoluzione potrebbe già essere quella di unificare tutto il settore di soccorso in mare sotto l’ egida delle Capitanerie di Porto, non esiste che in mare ci siano a soccorrerti: Capitaneria di Porto, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Forestale, Vari Enti Parco, Vigili del Fuoco. Tagliare ed accorpare. Così come il soccorso in montagna.
    eccettera, eccetera….

    • Mi state bruciando tutti i post sulle FFAA, brutte bestie che non siete altro! 🙂 Sono d’accordo al 101% che il modello organizzativo e la conseguente gestione economica siano del tutto da rivedere, in questo post cominciavo a prendere in considerazione l’AM per riagganciarmi alle polemiche di cronaca su l’F-35.
      Le nostre FFAA devono essere profondamente riformate. Non ha senso che a fronte di una capacità operativa tecnica di tutto rispetto (merito della professionalità dei nostri operatori) debba corrispondere una gerarchia del tutto inadatta (a partire dall’attuale ministro della difesa, già garante di appalti assurdi come l’F-35). Come sai nel nostro paese c’è scarsa cultura sulla difesa in generale e sul mondo militare in particolare e per riflettere su cosa fare / non fare ci vorrebbe un’analisi seria.
      Se ti interessa possiamo anche fare dei post insieme, su tante cose ne sai quanto e più di me.

  3. Nulla da eccepire,my dear Brotha.
    Il Griphen,con grande oculatezza è stato scelto anche dai nostri vicini Helvetici,che pur non avendo problemi di liquidità,hanno preferito il moderno monomotore svedese al nostro,ottimo,ma forse inutile per certi ruoli EF2000.

    • Il Gripen ha sicuramente molti vantaggi e rimane un quarta generazione economico. Il Typhoon in compenso può essere usato anche come intercettore con risultati interessanti. Scelta difficile in ogni caso, spero che almeno sia presa in considerazione l’idea di non suicidarsi con l’F-35.

  4. La questione S.A.R. è una di quelle cose che mi fa’ incazzare ogni volta che vedo un servizio di cronaca. Perchè debbono esistere strutture parallele per l’ addestramento degli areosoccoritori o dei sub (CC, VF, PS, GdF,CNSAS) invece di una unica che avrebbe risparmi enormi e aumenti della professionalità con la conseguente standardizzazione delle procedure per mantenere dei posti di comando è indice di quanti siano elevati e riducibili gli sprechi.

    • Vero, prova ne siano i disastri degli ultimi anni e la difficoltà di coprire i tratti di mare più a rischio come il canale di Sicilia. Mettere ordine nei servizi permetterebbe anche di destinare altre risorse al resto dell’organizzazione marittina, visto mai che si fanno più controlli?

  5. Resto dell’idea che dei bei Sukhoi T50, oppure la splendida manovrabilitità dei Sukhoi Su-35, avrebbero fatto la felicità dei piloti AM.
    Troppi vincoli nella scelta.

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