Punto di non ritorno (Orig. Event Horizon) 1997
Regia di Paul W. S. Anderson
Soggetto di Philip Eisner / Andrew K. Walker?
Questa è la storia di un film che aveva tutto per diventare grande ed è naufragato miseramente. Sessanta milioni di dollari di budget (ricordatevi, stiamo parlando del ’97), attori di primo livello come Sam Neill e Laurence Fishburne, una situazione in spazi chiusi che esalta il ruolo dei caratteristi e mette lo spettatore più vicino ai personaggi.
Aggiungete che è una storia ambientata in un futuro vicino, decisamente riconoscibile come conseguenza del presente (un personaggio fuma, c’è un’edizione futuribile di Playboy) o vicina a noi come usi e costumi. Se ci mettiamo anche che gli interni delle due navi spaziali sono fatti molto bene e c’è qualche buon accorgimento tecnico siamo dalle parti dell’ideale per la fantascienza.
Peccato per due piccoli problemi. Il primo è il regista, spesso impegnato in inquadrature a campo lungo poco adatte a una storia che si svolge per il 99% dentro due astronavi, il secondo è il vero handicap: una sceneggiatura idiota. Dalla Rete rimbalza l’idea che la versione originale di Eisner sia stata riscritta da Walker. E’ possibile ma francamente non vedo il miglioramento. Controllando la carriera di entrambi ci sono solo cose decisamente minori con una vistosa eccezione, Walker ha scritto la sceneggiatura di Seven. Sempre da interviste si apprende che Eisner voleva un horror descritto come “Shining nello spazio”. Lo stiamo ancora aspettando.
Spoiler oltre questo punto.
L’idea di base è buona. Una nave, la “Lewis and Clark”, viene inviata a investigare su un segnale di soccorso proveniente da una nave andata dispersa sette anni prima, la “Event Horizon”. Con l’equipaggio c’è uno specialista, il progettista della nave scomparsa.
Il quadro è interessante, nei giro di poche inquadrature e battute l’intero gruppo degli attori viene messo di fronte allo spettatore e si crea il clima giusto per l’avventura. Da subito si intuisce che il dottor Weir (Sam Neill) è il personaggio destinato a condurre lo svolgimento del plot, tormentato dal suicidio della moglie.
La nave scomparsa era dotata di un motore alimentato con una singolarità, enorme fonte di distorsione gravitazionale che doveva letteralmente piegare lo spazio per viaggiare in tempi brevi dal sistema solare a Proxima Centauri. Poco dopo l’inizio del viaggio la nave scompare senza lasciare traccia.
Fin qui tutto bene. Il tempo di mettersi comodi e iniziare i popcorn.
Da subito l’esplorazione della nave si rivela pericolosa, accadono fenomeni che dovrebbero far salire poco alla volta la tensione nello spettatore. Il membro più giovane dell’equipaggio finisce risucchiato in un “buio” prodotto dall’accensione del motore gravitazionale e al suo ritorno deve essere messo in stasi per evitare il suicidio. L’accensione danneggia seriamente la nave soccorritrice costringendo tutti a trasferirsi sulla “Event Horizon“. Da qui in avanti inizia il carnevale. Tutti hanno allucinazioni, tutti sono testimoni di eventi inspiegabili, anche lo spettatore meno intelligente capisce che il film è partito e non ritornerà.
La faccio breve per non tediarvi oltre. La “Event Horizon” è andata in un’altra dimensione, un posto che assomiglia in maniera sospetta all’inferno dei cattolici. L’equipaggio originale si è massacrato a vicenda e la nave è tornata nel nostro sistema solare semisenziente. Perla della situazione: i membri del primo equipaggio, mentre si massacrano in maniera assurda, parlano latino. Americani del ventunesimo secolo che parlano latino, ovvio che accade perché dall’altra parte si parla latinorum, logico come il deficit neurale che si abbatte su chi ha decide di finanziare un film basato su questa sceneggiatura.
Alla fine ci sono dei superstiti e il dubbio, telefonatissimo, di un possibile secondo film. La buona notizia è che il seguito non si è mai concretizzato.
Cose buone dalla melma.
Da questo film discende un bel videogioco, Dead Space, che fin dalla cover cita il film con quel guanto di tuta spaziale che fluttua in assenza di gravità.
Voto finale: 03,00 / 10,00.
Note:
Lewis e Clark erano due esploratori del diciannovesimo secolo, noti per la vicenda della ricerca del passaggio a nord-ovest
Event horizon, orizzonte degli eventi, è la frontiera esterna della zona di influenza diretta di un buco nero (o singolarità). Il punto di non ritorno del pozzo gravitazionale che il buco nero genera.
Un buon cast sprecato.
Pagare uno sceneggiatore non sarebbe stata una cattiva idea.
E che Hollywood e dintorni dovrebbero essere piene di sceneggiatori. Qui probabilmente ne hanno pagati due per avere questo “risultato”. 60 milioni spesi, meno di 30 incassati. Questo per fermarsi al dato economico.
L’avevo visto tempo fa e non posso che essere d’accordo con la tua analisi. Ce n’è sempre meno di buona fantascienza in giro o è una mia impressione?
Non mi fermerei alla SF. Hollywood è terrorizzata dal rischio e batte solo pochissime strade. Facci caso, tra remake e numeri 2-3-4 delle varie saghe, il grosso dei soldi va sulle scommesse sicure. Negli ultimi anni ci sono stati film SF interessanti come “District 9” e produzioni a medio-basso costo con idee interessanti. Poi che succede? Mettono soldi, tanti, su un film basato sulla battaglia navale quando ogni anno dai premi Hugo, Nebula eccetera escono fior di belle idee.
E non parliamo dei cosiddetti “reboot” fatti (spesso) solo con l’ombra dell’idea originale e una tonnellata di mirabolanti effetti speciali moderni. Eh, chi ha detto “Star Trek” 😉 ? Hollywood continua per il momento a saccheggiare l’opera di Philip Dick (fortuna loro che è stato uno scrittore abbastanza prolifico) anche se io aspetto e spero una grandissima saga sul ciclo della Fondazione di Asimov oppure un altrettanto affascinante “Straniero in terra straniera” (da dove pensi che sia venuto fuori il mio nickname, immagine a parte?) o “Cristalli sognanti”. Che ci devo fare? Sono un nostalgico cresciuto con la collezione Urania di mio padre…
District 9 mi è piaciuto molto innanzitutto per l’idea (che è un interessante cambio di prospettiva) ed anche per la regia. Puoi suggerirmi qualche sito specializzato dove informarmi sulle produzioni SF?
Grazie.
I reboot sono una sorta di piaga biblica, non a caso il buon Gianluca Santini aveva lanciato l’idea di adottare i film per salvarli da un destino del genere. Se penso che in cantiere c’è una serie che si chiama “Spazio 2099” mi viene male al cuore. Sempre nella categoria “facciamoci del male” ti segnalo il film prodotto dalla Disney su John Carter, promette malissimo. Asimov permetterebbe di creare qualcosa in grado di oscurare, per sempre, Star Wars. Ma ci vorrebbe il tipo di sforzo, economico e non solo, che c’è stato per il ciclo del Signore degli Anelli. Possibile ma non probabile.
Dalla SF degli anni ’60 e ’70 potrebbero venire cose impressionanti anche con produzioni più a basso costo, ci sono delle gemme che aspettano solo un minimo di coraggio per essere portate alla luce. Da Frederic Brown a Fritz Leiber, da Vance alla Le Guin… non credo neppure che i diritti costino così tanto per gli standard di Tinseltown. Siti specializzati sul cinema SF non ne conosco, io utilizzo varie fonti per tenermi aggiornato su cosa c’è in cantiere. Suggerisco io9.com, di solito ben informato.
l’idea di base sarebbe stata anche carina, in più c’era un ottimo cast con Sam Neill, che ancora capitalizzava su di sé il successo di Jurassic Park, un occasione che definire sprecata é anche troppo poco.
In teoria doveva andare bene. Il regista aveva appena fatto “Mortal Kombat”, Sam Neill in grande spolvero, tanti soldi per gli effetti speciali e la scenografia. Ma se mancano le idee non c’è soldo che tenga.
Mai digerita la storia del latino. Magari ok con il comandante impazzito che mostra erudizione nel filmato inaugurale, ma che il medico GUARDA CASO conoscesse il latino, che GUARDA CASO nessuno alla nasa fosse riuscito a tradurre… un po’ troppo.
E io aggiungerei anche la scena del spettacolare (o spettacoloso) tentato suicidio nello spazio, ma forse è un’inezia.
A voler ben vedere è possibile che un medico sappia il latino, dopotutto tante nomeclature anatomiche e non solo sono basate su quella lingua. Ma che alla NASA non trovino uno straccio di specialista per decifrare un messaggio così importante è una barzelletta. Poi c’è un cesto di stupidaggini incredibile, il tentato suicidio è solo una delle tante. Io mi fisso sulla necessità del rumore delle astronavi nello spazio, tanto per fare un esempio.
è andato in onda proprio sabato sera (o ieri?) ma non l’ho visto perché già la prima volta mi era bastata.
Io ne ho approfittato proprio per rivederne le fasi salienti e godermi quel poco di buono che contiene.
Che delusione apocalittica questo film!!!
Quando si arriva alle “spiegazioni” di tutto ciò che succede la storia non regge più a livello narrativo: si confondono i concetti di Caos e Puro Male e in mancanza di spiegazioni razionali si tirano in ballo concetti religiosi; non si capisce su che basi la nave dovrebbe ritornare senziente/vivente, ne’ perché poi a volte le visioni siano immateriali e a volte no (ovviamente materiali nei momenti topici, altrimenti sarebbero scappati tutti con un po’ di forza di volontà). Poi, chissà perché, i “dannati”, il vecchio equipaggio, mentre succede di tutto si prendono la briga di avvertire i nuovi arrivati, e in latino, di “salvarsi dall’inferno”. E per finire (ma questa curiosità mi maccompagna da sempre) come accidenti fanno questi equipaggi di astronauti americani figherrimi a avere sempre qualcuno che – guarda caso – conosce quella dozzina di lingue morte e parla correttamente l’arabocinorussonipposanscritoturcoassirobabilonese anche se sembra il Fonzie della navicella???
Mah…sarà uno di quei misteri tipo il rumore nello spazio 😉
Tutto quello che citi appartiene alla categoria della mancanza di idee. Lo sceneggiatore (o gli sceneggiatori se è vero che è stato riscritto) non è in grado di uscire dal punto di vista del WASP americano e pur di fare quadrare le tre idee confuse che ha messo nel testo si aggrappa a tutte le forzature del caso. Logica? Cultura? Buon senso? Tutti non pervenuti, con buona pace della Paramount che ci aveva messo sopra 60 milioni (ricordiamoci, siamo nel 1997, è come metterne 200 oggi).
Come detto in altro commento che un medico mastichi un pò di latino ci sta ma che la NASA (o i vari enti che si suppone abbiano finanziato la Event Horizon) non facciano ogni sforzo per decifrare il messaggio di una nave scomparsa sette anni prima è ridicolo.