Tra gli enti che si occupano di “misurare” il mondo c’è anche il World Economic Forum che ogni anno pubblica una serie di classifiche e report di argomento prettamente economico. Per intenderci, il WEF è quello del forum annuale a Davos (SVI).
La veste che vogliono avere è quella dell’ente indipendente, viene comunque visto come un’emanazione del mondo economico/industriale dato che è finanziato da mille imprese (il cui livello di associazione e contribuzione varia in funzione della partecipazione alle attività). L’organizzazione viene spesso presentata come espressione della parte peggiore della globalizzazione, intendendo con questo il dominio delle ragioni economiche sui diritti e le leggi nazionali.
Competitiveness Index Rating 2011-2012
(indice che misura la competitività economica dei singoli paesi)
Italia al 43esimo posto (su 142 posizioni), siamo in progresso di cinque posizioni sulla classifica precedente.
Per raffronto, la Germania è sesta (quinta l’anno precedente), il Regno Unito è decimo (dodicesimo l’anno prima), la Francia diciottesima (era al quindicesimo posto).
Global Gender Gap Ranking 2011
(indice per misurare le differenze di genere in ambito economico, comprende serie storica)
Italia al 74esimo posto (su 135 posizioni), nel 2010 allo stesso posto, nel 2009 al 72esimo, nel 2008 al 67esimo, nel 2007 all’84esimo, nel 2006 al 76esimo.
Per raffronto, la Germania è undicesima (2010-13°, 2009-12°, 2008-11°, 2007-7°, 2006-5°), il Regno Unito è al sedicesimo posto (2010-15° , 2009-15°, 2008-13°, 2007-11°, 2006-9°), la Francia quarantottesima (2010-46°, 2009-18°, 2008-15°, 2007-51°, 2006-70°).
Questo indice è un aggregato di altri indici, nel caso dell’Italia per il 2011 va quindi interpretato in questo modo: 90esimi per partecipazione economica e opportunità, 48esimi per la parità educazionale, 75esimi per i fattori legati alla salute e alla sopravvivenza e 50esimi per il fattore politico.
Come già detto per il CPI di Transparency International anche questi indici dicono cose non proprio positive del nostro paese e contribuiscono a spiegare come mai gli investimenti dall’estero sono minori rispetto ai nostri naturali competitor.
Dato che le mille imprese affiliate al WEF sono praticamente leader in ogni settore e contribuiscono non poco a determinare le sorti dell’economia mondiale questi numeri hanno un peso specifico non indifferente. Non arrivo a dire che si decide se progettare o meno investimenti su queste basi, di sicuro c’è l’indicazione palese di un gradimento mediocre nei nostri confronti.
Mediocre è dir poco, diciamo che non siamo per niente credibili.
Come sistema-paese no. Le singole imprese, i singoli progetti o eccellenze hanno credito dovunque nel mondo, l’Italia come sistema sta facendo ridere da due decenni.