Volete dare una mano?

In queste ore, mentre continuano scosse più o meno forti sulla nuova faglia, si sta finalmente concretizzando una prima serie di provvedimenti a favore delle popolazioni colpite dal terremoto. Non sono in grado di risolvere la situazione ma rappresentano un primo segno serio di impegno da parte dello Stato. Anche la comunità europea sta per autorizzare l’utilizzo degli strumenti di intervento per le calamità naturali, speriamo che questa volta i fondi vengano utilizzati per bene e per intero.

Tutto questo non basta. I danni nelle zone colpite sono enormi, anche non pensando al patrimonio artistico che per sua natura non si può stimare in maniera corrente. Per capirci, stiamo parlando di miliardi di Euro.

A questo va aggiunto un danno ulteriore, indotto dalla sciagura. In tutta l’Emilia Romagna e nei territori della bassa Lombardia e del basso Veneto le prenotazioni turistiche sono crollate, con tutte le ripercussioni del caso sulle economie locali. Anche qui il danno è calcolabile solo per approssimazione, si ragiona di altre centinaia di milioni di Euro per l’intera stagione.

Detto questo, se volete fare qualcosa per dare una mano, avete diverse possibilità a vostra disposizione.

La cosa più facile da fare è acquistare prodotti emiliani. La filiera agroalimentare è conosciutissima e sicuramente vi potrete trovare qualcosa di vostro gradimento. Oltre a questo settore suggerisco, per chi opera nei settori interessati, di avvalersi dei materiali per l’edilizia, della meccanica di precisione, dei vari prodotti biomedicali che da molti anni fanno parte dell’eccellenza italiana.

Il passo logico successivo, per chi opera a livello di aziende, è aiutare a ripartire le aziende locali contattando quelle di vostri interesse per acquisire materiali o forniture. E’ vero che al momento potrebbero esserci ritardi o tempistiche insolite di lavorazione ma credo che date le circostanze possano essere comprensibili.

Per chi ha contatti con il mondo cattolico suggerisco di contattare direttamente le parrocchie delle zone colpite o passare tramite organizzazioni come la Caritas per attivare quel livello di collaborazione mirata direttamente a fornire il necessario per superare questo primo periodo di grande disagio.  Lo stesso ovviamente vale anche per le altre organizzazioni religiosi, di qualsiasi matrice.

Chi ha competenze nel campo dell’edilizia, geometri-ingegneri-architetti, può rivolgersi al proprio ordine professionale di riferimento per sapere se e come può offrire il proprio lavoro per la verifica dei danni e la messa in sicurezza delle strutture. Un esempio in questo senso può essere l’ordine degli architetti di Firenze che si è già attivato in questa direzione.

Ci sono tanti anziani e disabili che sono stati sfollati dalle strutture in cui erano ospitati e che necessitano di cure adeguate, ospitarli per un periodo in strutture simili fuori dalle zone colpite rappresenterebbe un modo decisamente concreto per dare una mano.

Se ne avete la possibilità, unite l’utile al dilettevole e scegliete di visitare l’Emilia Romagna questa estate.

Forse avrete notato che non ho segnalato il numero per gli SMS né uno dei vari IBAN pubblicati nei media. Questo perché ho scarsissima fiducia nei meccanismi di massa per raccogliere fondi. Sfiducia motivata dalla semplice nozione che i gestori telefonici si prendono una fetta consistente delle somme erogate dagli utenti e parecchi soldi finiscono con il finanziare il meccanismo burocratico. Ergo, in fondo arriva ben poco. Meglio quindi agire direttamente e non scaricarsi la coscienza digitando cinque cifre sul cellulare. 

6 thoughts on “Volete dare una mano?

  1. Quello che posso fare, e che ho già fatto in questi giorni, sarà quello di comprare prodotti certificati della “vera” filiera emiliana.
    Per quanto riguarda il resto, oltre ad ad avere avuto pessime esperienze con la pratica dei messaggini, a causa delle commissioni applicate dai gestori, consiglierei- sempre da esperienze passate- di affidarsi a persone che si conoscono realmente nel caso di decida di mandare dei pacchi aiuto, questo per essere certi che quello che si spedisce arrivi realmente..senza fermarsi a mezza strada.
    Non sarà questo il caso, ma ricordo eventi in cui pacchi soccorso per la Bosnia, finirono venduti da alcune associazioni per rientrare dalle spese.

    • Ci sono malversazioni di ogni tipo, l’elenco sarebbe allucinante. Oggi abbiamo anche torme di sciacalli, dentro e fuori la Rete, che cercano di spremere soldi da chi onestamente vuole dare una mano. Uno dei motivi di questo post è anche stimolare un minimo di riflessione al riguardo.
      Grazie per quello che fai, so che viene dal cuore.

  2. Avevo segnalato anche io qualche giorno fa una cosa simile, e sono totalmente d’accordo nell’evitare di affidarsi al sistema di SMS e altre cose simili che servono più a mettersi in pace la coscienza che non a dare aiuti concreti.
    Chi ne ha la possibilità dovrebbe evitare il più possibile passaggi intermedi e agire in via diretta: organizzandosi per prestare soccorsi (naturalmente agendo sotto la coordinazione di enti e associazioni) acquistando prodotti emiliani, mettendo a disposizione roulotte, camper, generi alimentari, bagni chimici, e qualsiasi altra cosa sia necessaria.

    E, cosa piuttosto importante, evitare di farsi prendere dall’emozione del momento, e ricordarsene anche fra qualche mese, quando l’eco mediatica si sarà spenta ma le necessità rimarranno comunque impellenti. Non c’è bisogno di un milione (numero inventato, per fare un esempio) di volontari adesso, meglio avere a disposizione un capitale umano minore ma per un tempo più prolungato.

    • Le cose che dici sono puro buon senso. Non a caso chi ha gestito emergenze in precedenza sta guardando al medio periodo, da uno a cinque anni, piuttosto che alla gestione di queste settimane. Quando si parla di strutture provvisorie il pensiero di tutti corre ai container dell’Irpinia, alle baracche di Messina e alle altre occasioni in cui il ritorno alla normalità è rimasto sulla carta. Data la massa delle persone coinvolte e la vastità del territorio colpito è un rischio concreto.
      Mi fa ridere, amaramente, pensare alla sospensione dei tributi per tre mesi. Come se in tre mesi il tessuto produttivo si rimettesse a posto. Magari!

  3. Ciò che dici è giusto fino a un certo punto (mi riferisco ai contributi monetari). E’ vero che c’è chi lucra… ma su twitter leggo diversi messaggi da protezione ci vile ed enti affiliati in cui si chiede, piuttosto che un aiuto “materiale ma disorganizzato”, dei finanziamenti in modo che enti organizzati riescano a lavorare in maniera coerente e produttiva.

    Insomma… l’aiuto deve essere “organizzato”, altrimenti si rischia di offrire milioni di bagni chimici e neppure una bottiglia d’acqua. Il singolo, per quanto disponibile, se agisce da solo rischia di ingolfare il meccanismo degli aiuti, piuttosto che dare una vera e propria mano.

    E poi ci sono anche quelli che non possono muoversi, gli anziani, etc etc… che magari vogliono fare qualcosa ma non ne sono in grado per diversi motivi. Perché precludere allora le forme di finanziamento?

    Tieni conto di un’ultima cosa: Se il problema è il lucro da parte di terzi, non bisogna condannare il sistema in toto, bisogna ripulirlo dagli sciacalli. L’sms è un buon sistema… non va buttato via perché c’è chi ci specula. Bisogna fare pressioni sulle istituzioni affinché gli speculatori vengano PUNITI come meritano.
    Il ragionamento di cassare in toto e a priori un sistema è sbagliato di principio… premia chi non è onesto, e danneggia chi invece ha bisogno. Permettimelo ma… è il classico pensiero all’italiana che si applica in molti campi: Se non funziona, meglio non averlo del tutto che… battersi per farlo funzionare. Ragionamento che non mi è mai piaciuto.

    • In discussione qui ci sono due cose. La prima è il funzionamento del meccanismo di finanziamento via SMS. Avendo lavorato presso Telecom Italia ti posso dire serenamente che una parte dei due Euro finisce al gestore telefonico (nessuno escluso) per un accordo di servizio che c’è tra Stato e compagnie. Un’altra parte finisce a finanziare la burocrazia della Protezione Civile. Il resto? Viene investito presso una banca d’affari per generare, si spera, in futuro fondi per le attività della Protezione Civile. Il che significa che li useranno per qualcosa ma che non si ha la minima garanzia di farli finire pro terremotati.
      Secondo, la dispersione / disorganizzazione degli aiuti. Fatto gravissimo, concordo. Ma è la stessa Protezione Civile che non brilla per efficienza. Hai presente lo stunt pubblicitario di Alemanno nel modenese? Hanno montato un campo in un posto non adatto, senza i bagni chimici, perché il sindaco di Roma doveva farsi vedere dalle televisioni. Questa sarebbe una gestione dell’emergenza?
      Che sia meglio avere dei soldi da spendere e decidere sul territorio come farlo è pacifico, proprio per questo suggerisco di muoversi dopo aver preso contatto con gli interessati. Se per esempio io raccolgo fondi qui a Firenze, una volta che li ho a disposizione prima di fare bonifici o consegnarli brevi manu mi consiglio con chi è sul posto e mi faccio indirizzare verso un referente che è in grado di darmi indicazioni precise.

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