La risposta sbagliata

Ho appreso qualche giorno fa che per la successione del segretario generale della NATO, poltrona attualmente occupata dal danese Anders Fogh Rasmussen, si sta facendo con una certa insistenza il nome di un italiano. Sarebbe anche una buona notiza, dal momento che l’ultimo nostro connazionale a ricoprire quel ruolo è stato Manlio Brosio nel periodo 1964-1971.

Per il contributo di uomini e mezzi che abbiamo dato e stiamo dando alle missioni internazionali la scelta appare altrettanto giustificata (al momento abbiamo circa 10.000 effettivi impegnati in giro per il mondo, con tutte le spese e il carico di responsabilità che ne deriva) e nell’ottica di far ruotare queste cariche all’interno dei paesi dell’alleanza atlantica non è certo strano che tocchi di nuovo all’Italia.

Poi si arriva al nome dell’italiano che dovremmo candidare. Si tratta di Franco Frattini. Sì, proprio quel tizio che da anni ciondola nella scena politica italiana ed europea, lo stesso che tendiamo a rimuovere dalla nostra memoria appena succede qualcosa di più interessante come il passaggio di una zanzara. Se mi sforzo posso anche capire le ragioni di politica interna che fanno arrivare a una scelta del genere ma per prima cosa penso alla figura che ci facciamo come paese.

L’attuale segretario, il già citato Rasmussen, è stato primo ministro del suo paese ed è ritenuto una figura importante nella vita politica danese degli ultimi decenni. Si potrebbe dire che rappresenta nell’alleanza il suo paese con un peso apprezzabile, dato dalla reputazione e dagli atti di governo. Il confronto con Frattini stride e non poco. Rapportarsi poi con la figura di Brosio, membro di una generazione che ha pagato sulla sua pelle la seconda guerra mondiale e gli anni della costruzione della Repubblica, è del tutto improponibile.

In un momento in cui l’immagine del nostro paese all’estero è in lenta ripresa, dopo aver conosciuto dei veri e propri abissi, è opportuno candidare qualcuno che non rappresenta il meglio che possiamo esprimere? Dopo aver mandato Mario Draghi al vertice della BCE ed essersi aggrappati alla reputazione internazionale di Mario Monti, davvero possiamo permetterci una cosa del genere? E se il candidato italiano deve proprio essere espresso dalle file del centro destra per i soliti bizantismi è mai possibile che non ci sia qualcuno di più credibile?

Vorrei far notare come già in commissione europea abbiamo perso di “peso” negli ultimi anni, ridotti come siamo ad essere rappresentati in quella sede da Antonio Tajani che alla carica di vice presidente unisce un dicastero di secondaria importanza (dove comunque è riuscito a farsi notare da metà della stampa europea per una serie di dichiarazioni stravaganti sul turismo come diritto). Dato il momento critico e l’importanza della NATO dobbiamo poter fare di meglio, mettere finalmente le ragioni del sottobosco politico romano dietro le necessità dell’alleanza atlantica.

Come ultima considerazione, che spero sia ritenuta decisiva in sede NATO, mi spiegate come possiamo pensare di assumere un ruolo incisivo nell’alleanza se non riusciamo neppure a far liberare i nostri marò illegalmente trattenuti in India?

4 thoughts on “La risposta sbagliata

  1. Angelo, in tutti i caso occorrerebbe dimostrare di avere le palle e nessuno dei nostri attuali “rappresentanti”politici le ha.
    E questo è purtroppo un dato di fatto.

    • Non sono del tutto d’accordo. Qualche buon elemento ce l’abbiamo da mettere in gioco, anche tra le fila del centro destra. Tuttavia il punto è legato al ruolo internazionale dell’Italia, ci vorranno almeno dieci anni per rivedere un buon livello di confidenza nei nostri confronti.
      Quanto alle palle, non sono una caratteristica della diplomazia italiana. Speravo molto nell’operato di Staffan de Mistura ma ho dovuto ricredermi.

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