Ormai ci siamo, le presidenziali americane del 2012 stanno entrando nel vivo. Tra pochi giorni ci sarà il primo confronto televisivo tra Obama e Romney (*) e le procedure di voto sono già partite. I sondaggi impazzano su qualsiasi supporto mediatico (**) e le mappe del territorio americano suddivise in territori blu e rossi (democratici e repubblicani) sono le immagini più diffuse.
Battaglioni di giornalisti e analisti politici si occupano di ogni minima dichiarazione dei candidati alla presidenza, delle loro mogli e dei membri rilevanti dei rispettivi staff, a partire ovviamente dai vice presidenti designati. Senza alcuna pietà ogni gaffe o contraddizione viene messa in piazza, mentre le lobby di Washington D.C. stanno schierando le artiglierie pesanti a suon di decine di milioni di dollari da spendere a supporto dei candidati.
La chiave come sempre saranno gli “swinging states”, quelli che non hanno un orientamento forte a favore di un partito e che nel contempo esprimono un numero di voti (e di grandi elettori) rilevante. Ohio e Florida in cima alla lista, il Midwest e una parte degli stati del Sud tenuti sullo sfondo come fonti di possibili sorprese mentre all’ombra dei due possibili presidenti una folla di candidati al Senato spera nel consueto effetto trascinamento.
Per quanto il ruolo degli USA sia stato ridimensionato dalla crisi economica queste elezioni sono il fatto dell’anno sul piano politico, con tutto il peso che gli orientamenti del prossimo presidente avranno sullo scacchiere geopolitico internazionale. La sensazione diffusa è che non ci saranno grandi margini di vantaggio a favore del vincitore, siamo più vicini alla sfida Bush Jr./Gore che non alla precedente competizione vinta da Obama.
Entrambi i candidati arrivano alla sfida mediatica pronti a sfoderare le proprie carte migliori, il che potrebbe anche voler dire limitare i danni. Se Obama dovrebbe essere superiore sul piano dialettico e come presenza mediatica, Romney cercherà di farsi valere come elemento di cambiamento e di usare la propria reputazione come uomo d’affari. Entrambi dovranno sperare in una buona performance dei vice, Biden è uno specialista delle gaffe mentre Ryan è inviso a gran parte del pubblico per le sue idee economiche. Per l’opinione pubblica conterà molto anche l’immagine delle due first lady, con due modi diversissimi di interpretare il ruolo tra Michelle Obama e Ann Romney.
In sottofondo un borbottio tumultuoso di personaggi televisivi, un’orgia di trasmissioni assolutamente non politically correct e uno sbarramento bellico di spot su qualsiasi canale (compresi molti siti sulla Rete) dove vengono raggiunti dei livelli di pesantezza verbale notevoli. Nel mentre migliaia di volontari tempestano di telefonate pro-voto e/o pro raccolta fondi, spesso spacciando nel contempo milioni di gadget elettorali (probabilmente fatti in Cina). Showtime!
Un pronostico? Obama. Con un vantaggio minimo e l’affluenza elettorale generale in calo.
(*) Sì, negli USA è dai tempi di Nixon / Kennedy che hanno ammesso che la TV influenza pesantemente il voto. Cose che accadono quando si ha il coraggiodi dire la verità.
(**) Sì, negli USA è dagli anni ’50 che i sondaggi sulle tendenze al voto vengono pubblicizzati e viene anche ammesso che hanno un peso rilevante nell’orientare gli indecisi.
Sono stracurioso (come tutti, penso) di vedere questi faccia a faccia tra Obama e Romney. E sono curiosissimo di sapere come andranno a finire le elezioni. Domanda secca: secondo te, nonostante i dibattiti televisivi che spostano voti, le continue gaffe di Romney peseranno sul rendiconto del candidato repubblicano?
Ciao! Alcune gaffe peseranno più di altre. Romney di recente ha offeso il segmento più anziano dell’elettorato che è parte consistente sia del numero complessivo dei votanti che della base repubblicana. Altre gaffe, tipo quella dei finestrini dell’aereo, sono solo folklore. Come valutazione generale credo che i faccia-a-faccia in TV possano spostare il larghissimo settore degli indecisi, in ragione di almeno il 10% dei consensi.
Dagli ultimi sondaggi sembrerebbe proprio che Romney a causa delle ultime gaffe sia caduto molto più in basso negli indici di fiducia americani di quanto si pensi, certo dall’altro lato troviamo un Barack Obama che ha deluso molti dei suoi elettori; ricordiamoci però che Obama è l’unico presidente democratico che sia mai riuscito a far passare in America una riforma in senso pubblico della Sanità.
Cosa mai riuscita nemmeno all’amatissimo Clinton.
Comunque ritengo anche io che alla fine ci troveremo una vittoria di Obama sul filo di lana, anche se …apro una scommessa: è altamente probabile che qualcuno tra gli Stati tradizionalmente repubblicani riservi qualche sorpresa in proposito.
Il rischio per Obama è nel calo di affluenza legato alla delusione. Alle elezioni precedenti la percentuale dei votanti nelle fasce più giovani era molto più elevata del solito e questo segmento è previsto in forte calo nel 2012. Clinton era un meraviglioso venditore di fumo e poco altro, vederlo ora come padre nobile dei mdemocrats mi fa ridere a crepapelle. Anche perché in ogni caso leggo sulla sfondo “Hillary 2016”.
Qualunque cosa piuttosto che Romney.
Anche Ross Perot…
Perot? Se non altro aveva una storia personale più limpida, il che è tutto dire.