Estonia, missione compiuta

Dopo aver terminato la parte asiatica delle repubbliche ex sovietiche torniamo in Europa e ripartiamo dalle repubbliche baltiche. In particolare dall’Estonia, il paese che ha avuto i migliori risultati dall’indipendenza.

Per l’Estonia moderna, dal ventesimo secolo in avanti, nulla è stato facile. Schiacciata tra vicini prepotenti come Germania e Russia, ripetutamente invasa e vilipesa, ha saputo trovare in sé la forza per ribellarsi ai suoi oppressori e in seguito per prendere il suo posto nel consesso occidentale a pieno titolo. Va fatto notare come la fuoriuscita di questa piccola repubblica dalla federazione sovietica sia stato anche frutto di un movimento non violento, la rivoluzione cantata (mia traduzione di Singing Revolution), un modo di affermare la propria dignità nazionale che ha anticipato le stagioni non violente di altri paesi.

Nel 1987 ci furono massicce dimostrazioni a favore dell’indipendenza estone, durante le quali i manifestanti cantavano canzoni patriottiche. L’iniziativa fu ripresa nel 1988 durante i festival estivi a tema musicale e portata avanti fino al 1991. Durante questo periodo i dimostranti usavano schierarsi a difesa di obiettivi presi di mira dalla truppe russe, tenendosi per mano e cantando. Nella grande maggioranza dei casi questa strategia di lotta funzionò, grazie anche alla volontà russa di non forzare troppo la mano in anni in cui la stessa esistenza dell’URSS era in gioco.

Toomas Hendrik Ilves, presidente estone

Toomas Hendrik Ilves, presidente estone

Nel 1991 l’indipendenza estone fu finalmente riconosciuta (anche se le ultime truppe russe uscirono dal paese nel 1994) e da allora questo piccolo paese ha fatto passi da gigante in pochissimo tempo. Membro dell’Unione Europea dal 2004, dell’Eurozona e della NATO, questa piccola nazione ha saputo dimostrare come sia possibile non solo completare una transazione netta all’economia di mercato ma anche di potersi mettere all’avanguardia in alcuni settori, collegandosi idealmente al novero dei paesi del Nord Europa.

Nella bella realtà estone ci sono comunque alcune spine, problemi di più lungo termine come soluzione anche per un paese così dinamico. Un quarto della popolazione è russo, fattore frutto delle politiche di immigrazione dell’URSS, il che costituisce una costante fonte di frizione quando si approcciano materie simboliche come la rescissione dei legami con il passato comunista (si veda in merito la vicenda del trasferimento di una statua, simbolo dei militari russi, dal cimitero degli eroi locali). Altro fattore decisivo per il futuro sarà ridurre il gap di sviluppo tra l’area legata a Tallinn e il resto del paese, fonte peraltro della maggior parte della disoccupazione locale.

Andrus Ansip, primo ministro estone

Andrus Ansip, primo ministro estone

Gli estoni hanno saputo darsi stabili forme di governo, multipartitismo, alternanza nella guida del paese, buoni se non ottimi standard di democrazia locale. Questo si riflette anche nelle classifiche internazionali, dove il paese figura sempre nei primi posti o comunque in posizioni molto superiori rispetto alle altre ex repubbliche sovietiche.

Le sfide per i prossimi anni sono quelle dell’integrazione europea e quelle legate a una migliore integrazione tra le politiche di sviluppo economico e la diffusione delle medesime nel territorio, in entrambi i casi l’Estonia potrebbe riuscire ad essere trainante per i suoi vicini lettoni e lituani, per ora rimasti più indietro nella strada della trasformazione in chiave europea.

4 thoughts on “Estonia, missione compiuta

  1. In realtà il problema delle minoranze russofone è molto più grave di quanto sembri visto da qui: Estonia, Lettonia e in misura minore Lituania hanno ricevuto diversi richiami dall’Unione Europea per il trattamento riservato alla popolazione di lingua russa, basti vedere il caso degli ” Alien Passports” rilasciato alle minoranze di quei paesi, al fatto che spesso non abbiano alcun tipo di diritto e alla sempre più massiccia opera di ghettizzazione che devono subire. All’epoca dell’entrata dei paesi baltici nell’Unione Europea, la Commissione guidata d aProdi ricevette diverse critiche da parte di osservatori indipendenti per la sottovalutazione del fenomeno.
    A distanza di anni, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti il particolare che queegli osservatori non avevano del tutto torto.
    Detto questo, concordo con te, i Paesi Baltici rispetto al resto delle Repubbliche ex Sovietiche sono le nazioni messe meglio sotto tutti i punti di vista.
    Per curiosità invece, causa miei legami passati con quel paese sono curioso di vedere cosa verrà fuori quando tratterai della Moldova.
    Ciao.

    • Forse dovevo sottolinearlo meglio, il fattore dell’etnia russa intendo. E’ un problema non da poco, anche perché viene strumentalizzato da Mosca in maniera pesante. I nazionalisti estoni vorrebbero arrivare all’espulsione forzata dal paese dei russofoni, il che sarebbe un errore allucinante oltre che qualcosa di fondamentalmente ingiusto.
      La Moldova me la sono lasciata per ultima. Molto, molto complessa da trattare. Non solo per la Transinitria e le interferenze criminali ma anche perché rappresenta una sorta di buco nero europeo.

        • In pratica è la Colombia d’Europa, almeno per la parte più ad est. Poi ci sarebbe anche da considerare la vicenda delle scorie tossiche, della “pulizia” di capitali d’incerta provenienza, il traffico di esseri umani.

Leave a reply to Nick Parisi Cancel reply

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.