Robert Gilmore
Alice nel paese dei quanti
(Orig.: Alice in Quantumland, 1995)
Prefazione di Maria Luisa Della Chiara
Traduzione di Pier Daniele Napoletani
pp. 241
Raffaello Cortina Editore
ISBN 88-7078-406-1
Quarta di copertina.
Più bizzarro del Cappellaio matto, più imprevedibile della Regina di cuori, più elusivo del Gatto del Chesire è il mondo dei quanti che la fisica del Novecento ha rivelato ai ricercatori che confessavano di ‘non credere ai propri occhi’, cioè a quello che con formule ed esperimenti stavano dimostrando. Ricalcando le orme del grande Carroll, Robert Gilmore ci presenta un’Alice che attraversa non più uno specchio ma uno schermo televisivo, finendo nel mondo degli oggetti infinitamente piccoli. Diventa così “particella onoraria” tra fotoni ed elettroni, curiosa osservatrice nella misteriosa Sala degli Esperimenti mentali, scolara diligente alla “Scuola Copenhagen” dove pone domande imbarazzanti a un maestro somigliantissimo a Niels Bohr. Sfidando le certezze del senso comune e sfruttando con ironia le risorse del linguaggio ordinario, Gilmore si serve di Alice per spiegare quella ‘rivoluzione quantistica’ che ha determinato una radicale revisione delle categorie fondamentali del nostro pensiero. Come osserva Maria Luisa Della Chiara nella prefazione all’edizione italiana, questo “è un libro che ammette letture diverse: i non esperti potranno considerarlo un racconto un po’ strano e divertente, ma anche imparare concetti scientifici che vengono illustrati in modo intuitivo. Gli esperti si divertiranno a veder tradotte in immagini questioni profonde su cui hanno lungamente riflettuto.”
Recensione.
Fare divulgazione scientifica non è mai stato molto facile, specialmente quando si approcciano materie che hanno una forte componente di matematica nel contesto. Spesso i testi sono scritti in linguaggio specialistico e la commistione tra termini inconsueti e pagine di formule li rendono del tutto ostici a chi non ha una adeguata formazione del settore, il che li rende praticamente inutili. Per fornire un primo approccio alla fisica quantistica Robert Gilmore sceglie una strada diversa, esculdendo quasi del tutto le formule (ne troverete soltanto una) e utilizzando un soggetto molto conosciuto, la bambina Alice creata da Lewis Carroll.
Chi ricorda “Alice nel paese delle meraviglie” sa che si tratta di un viaggio fortemente simbolico, una serie di avventure dove la protagonista esplora un mondo magico attraverso una serie di passaggi o di trasformazioni. Il meccanismo qui è lo stesso, Alice passa attraverso uno schermo televisivo per ritrovarsi nel mondo delle particelle, interagendo via via con una serie di fenomeni fisici che la porteranno a scoprire le leggi fondamentali che ne regolano azioni ed interazioni. Come si evince dalla quarta di copertina Alice è destinata ad incontrare anche dei personaggi piuttosto particolari, figure che la accompagneranno in parti del suo viaggio alla scoperta della fisica moderna.
L’autore è un fisico e si permette di alleggerire la narrazione con personaggi che omaggiano grandi della fisica come Bohr o di riprendere sullo stile di Carroll figure archetipali a cui assegna ruoli di guida nel mondo delle particelle. A rendere più scherzoso il tutto contribuiscono anche i disegni, sempre a firma dell’autore, che sullo stile dei libri di favole completano i vari capitoli. Indovinata anche l’idea, tratta dal settore tecnico, di demandare a note a fine capitolo parte della trattazione teorica, misura che consente di alleggerire il contenuto della narrazione vera e propria.
Se un difetto si può trovare in questo libro è proprio nel suo voler essere divulgativo fin dal livello più basso. Senza avere almeno qualche ricordo della fisica studiata a scuola a mio parere il contenuto rimarrebbe ostico già partire dal terzo capitolo. Se viceversa si possiedono le nozioni di base la lettura risulta essere gradevole, rendendo decisamente più semplice l’approccio a una materia che pare essere stata creata proprio per ribaltare i comuni punti di vista.
La prefazione, a firma di Maria Luisa Della Chiara, onestamente l’ho trovata inutile. Non aggiunge nulla alla comprensione del testo, non fornisce informazioni di rilievo per il lettore. Mi sfugge la necessità di un contributo del genere.
Una nota sulla traduzione di Pier Daniele Napoletani, autore anche di una nota ad inizio testo; gli va riconosciuto di esserci cimentato con un lavoro piuttosto complicato con ottimi risultati e di aver dovuto trasporre un testo piuttosto inconsueto. Devo dire di non aver apprezzato particolarmente la scelta di utilizzare linguaggi simil dialettali in alcune parti del testo, pur rispettandola.
L’autore.
Robert Gilmore insegna fisica all’Università di Bristol. Nella sua lunga carriera di studioso di fisica delle particelle, ha lavorato al Brookhaven National Laboratory, allo Stanford Linear Accelerator Center e al CERN di Ginevra (dalla quarta di copertina del volume recensito).
Dio santo… credevo di essere l’unico ad avercelo! 😉
Io, una base di fisica e chimica ce l’ho ma dopo il terzo capitolo cominciamo ad uscire completamente dalla realtà…
No, non sei l’unico. Temo si tratti di uno di quei libri che in tanti hanno comprato ma che hanno finito di leggere in pochi. 😉
Quanto all’uscire dalla realtà, forse dovremmo dire che ci si entra. Stretti, stretti, tra una particella e l’altra.
Libro interessante, non semplicissimo da comprendere, nonostante le apparenze, ma consigliato a chi vuole approfondire la conoscenza della fisica senza attingere ai testi accademici.
Ecco un altro che ne è uscito vivo, fonderemo il club dei Gilmore’s Quantum Veterans. 🙂
Questo è uno di quei libri (e anche Quanto di Natale) che ho in lista da parecchio tempo e che non so come mai ancora non ho nè letto nè tantomeno comprato (beh, a dire il vero un libro in brossura a venti euro in pò frena…)
Me ne parlarono dei miei amici che si occupano di queste cose e nonostante anche io a livello molto dilettantistico più o meno sappia di cosa si parli, la curiosità di leggere i libri di Gilmore mi è rimasta.
Di libri di divulgazione sul tono leggero (ma non troppo, perchè alla fine sono interessanti e incuriosiscono, cosicchè poi si finisce col voler approfondire) di recente ho letto Favole Periodiche, che ti consiglio: http://www.goodreads.com/book/show/12381244-favole-periodiche
Gilmore scrive bene e ha goduto di una traduzione decente, cosa che spesso non accade per i saggi. Io ci sono praticamente inciampato sopra, grazie alla mia Signora, e ne confermo la buona impressione. Non lo userei come testo introduttivo per partire da zero, questo no.
“Quanto di Natale” non lo conosco, così come non conosco “Favole Periodiche”. Ti ringrazio per avermeli segnalati, nei prossimi giorni vedrò di approfondire.
Reblogged this on Ernesto Giuseppe Ammerata.
Io l’ho acquistato addirittura due volte, una piu di dieci anni fa che non so come è andata perduta e un’altra di recente, quando l’ho rivisto in libreria. Mi piace la tua recensione con la quale di massima concordo. Questo testo rimane per me più una “curiosità” da avere che un qualcosa che consiglierei ad un “laico” per imparare a conoscere la meccanica quantistica. Di testi divulgativi non accademici ce ne sono molti (tra gli altri uno carino che invece consiglierei è la luna di einstein, ma non so se ancora si trova in giro). Ad essere onesti il libro di Gilmore, a dispetto del titolo, si intrattiene piu su una carrellata di concetti elementari di fisica atomica senza addentrarsi troppo sul vero core della teoria quantistica. Il che non credo che sia poi un grosso crimine visto il target del libro che è comunque molto piacevole da leggere. Forse il costo è effettivamente un po’ alto.
Hola JCC! Il rapporto costo/contenuti di questo testo è effettivamente discutibile, a parziale giustificazione solo il fatto che l’editore è piuttosto piccolo (quindi con scarse economie di scala). Quanto ai testi divulgativi come questo, per certi versi ce ne sono troppo pochi. In un paese come il nostro, dove alle materie scientifiche si riserva troppo poco spazio, hanno una diffusione limitata. Speriamo che si riesca pian piano a formare una generazione più attenta alla fisica e alla matematica, rischia di essere la sfida fondamentale dei prossimi anni.
Be’ io seguo quasi piu questo settore che quello dei romanzi, a volersi intrattenere con un po’ di “cultura” scientifica di testi ce ne sono e anche tradotti abbastanza bene. Certo è vero che anche in questo settore ci sono i gli equivalenti di Moccia e Volo (non faccio nomi ma ci sono e sono di certo quelli che vendono di più), cosi come fortunatamente quelli di Altieri e Clancy con le varie gradazioni intermedie. Comunque pochi o molti che siano, quelli che già ci sono di sicuro non li legge quasi nessuno. E questo non invoglia a pubblicarne altri e non invoglia a farlo con numeri importanti. Insomma non voglio deviare la discussione sulla solita tiritera, ma alla base del problema editoriale italiano ci sono come si è detto spesso i lettori. In italia i libri sono “oggetti” da acquistare (ecco perchè gli ebook faticano a sfondare, bisognerebbe spiegare prima a tutti che quello che conta del libro è la comunicazione in astratto e non la sua fisicità). Figurati cosa rappresenta per un mercato come il nostro la divulgazione scientifica anche di livello elementare.
Come vendita la divulgazione è poca cosa, con le parziali eccezioni di Piero Angela e Odifreddi (ops, ho fatto i nomi…). Contano le comparsate in televisione, le polemicucce su idiozie varie sui giornali e poco altro. E dire che parlare di scienza in TV sarebbe anche possibile pur rimanendo nella colloquialità, ricordi il programma di Zanardi su RAI3?
Il problema del leggere rimarrà un macigno per tutti quanti fino a quando non si ritornerà a promuovere in maniera massiva la cultura. Era un’utopia negli anni berlusconiani, vedremo cosa capiterà in questo 2013.
Zanardi è ed è sempre stato un grande. Al momento mi pare che le (poche) trasmissioni scientifiche stiano veramente abbassandosi di livello.
Senza voler tirare in mezzo Gacobbo e soci, che fanno altro genere, anche trasmissioni che prima mi piacevano come Atlantide su la7 stanno perdendo colpi. Preferivo la professionalità della Lusenti o della Mauro ad un geologo che vuole per forza canticchiare (male).
Finisco sempre a vedere canali come DMAX e Focus, almeno trasmettono programmi e documentari senza inutili presentatori.
Anche su DMAX e Focus la qualità è per lo meno discontinua. A mio parere meglio il primo, se non altro non ricicla a getto continuo le produzioni più a basso costo (e datate) del Discovery Channel. Zanardi ha dimostrato con una trasmissione tranquillissima che lo spazio per fare divulgazione a basso livello esiste e che il pubblico gradisce (i risultati stupirono la dirigenza di RAI3 e fecero la gioia degli sponsor).
Si, sulla qualità discontinua concordo, più che l’intero canale andrebbero valutate le singole trasmissioni.
La versione italiana di Focus la trovo veramente indietro rispetto a quella tedesca, non a caso si sono presi anche qualche querela per alcuni articoli veramente imprudenti. Il canale Tv, per ora, mi sembra parecchio arrangiato.