Una data dal passato

Oggi cade un anniversario, una di quelle date che è bene tenere a mente quando si ragiona a proposito dei problemi che segnano la storia recente del nostro mondo. Se si domanda a una persona qualsiasi quali sono le aree a rischio del nostro pianeta è praticamente sicuro che il discorso cada sul Medio Oriente, in particolare su Israele e la Palestina. Quindi si deve andare a Parigi e tornare indietro nel tempo, fino al 1919.

La data a cui accennavo prima è il 3 gennaio del 1919. Il luogo è Parigi, le circostanze gli incontri diplomatici per le conferenze di pace dopo l’immane massacro della prima guerra mondiale. Dopo il crollo dell’impero russo nel 1917 per la rivoluzione d’ottobre era toccato agli imperi sconfitti, quello ottomano, quello austroungarico e a quello tedesco, pagare il prezzo della sconfitta. A latere delle discussioni principali, quelle che prepararono lo scenario alla seconda guerra mondiale, si tenevano altri incontri.

Chaim Weizmann

Chaim Weizmann

Quello a cui mi riferisco avvenne sotto l’egida anglofrancese, tra due personaggi molto differenti tra loro. Immaginare oggi un sionista come Chaim Weizmann e un sovrano arabo come l’emiro Faisal I allo stesso tavolo è difficile, pensare ad un loro accordo per spartire una porzione del Medio Oriente sfiorerebbe l’impossibile. Eppure, date le circostanze di allora, è successo e dall’intera vicenda c’è molto da imparare. Dalla fine del diciannovesimo secolo le richieste per un insediamento in territorio palestinese da parte del movimento sionista si erano fatte via via più pressanti e avevano trovato un’eco di rilievo sia nelle cancellerie occidentali che in alcuni esponenti del mondo arabo. Va ricordata per esempio una dichiarazione molto impegnativa da parte di Arthur James Balfour, ministro degli esteri per la corona inglese, resa a Walter Rothschild perché quest’ultimo la notificasse ai leader sionisti dove si affermava questo:

His Majesty’s government view with favour the establishment in Palestine of a national home for the Jewish people, and will use their best endeavours to facilitate the achievement of this object, it being clearly understood that nothing shall be done which may prejudice the civil and religious rights of existing non-Jewish communities in Palestine, or the rights and political status enjoyed by Jews in any other country.

Questo testo finirà per essere inserito nei trattati stipulati a Parigi per la gestione dei territori dell’ex impero ottomano. In questa chiave diventa più facile capire come Weizmann e Faisal potessero trovare un’intesa, soprattutto visto che entrambi  non avevano una gran opinione dei palestinesi. L’idea di fondo era un territorio (più o meno l’attuale Palestina) sotto controllo formale inglese e de facto amministrato e sviluppato da coloni ebrei mentre Faisal avrebbe avuto, sempre dagli inglesi, l’appoggio necessario a mettere sotto il suo controllo un territorio che comprendeva l’attuale Siria, la Giordania e che arrivava fino a comprendere una parte rilevante dell’attuale Iraq.

Faisal I

Faisal I

Da notare inoltre che lo status di Gerusalemme, oggetto di infinite diatribe successive, pareva interessare poco o nulla inglesi ed arabi. I sionisti volevano arrivare con il tempo a creare uno stato e gli inglesi miravano a stabilizzare il più possibile la zona, memori delle recenti rivolte arabe e del successo riscosso dallo stesso Faisal e da Lawrence. Va ricordato per completezza che lo sfruttamento petrolifero era ai primordi e il peso geopolitico dell’intero settore mediorientale era come minimo scarso rispetto ad oggi.

Faisal era un panarabista della prima ora, teorico di uno stato all’interno del quale coesistessero sunniti e sciti e che puntasse con il tempo a un rapido progresso tecnico ed economico. La presenza ebraica in Palestina per lui pare contasse poco, era più diretto a un progetto che potesse unire un territorio che a partire dalle frontiere dei domini francesi dell’area (l’attuale Libano e una parte dell’attuale Siria) arrivasse fino al Golfo Persico verso sud. L’Arabia Saudita non esisteva, non esistevano gli staterelli del Golfo, le uniche entità organizzate erano a livello tribale con l’eccezione dei territori della Mecca che erano sotto il controllo di uno sharif. Con l’appoggio inglese Faisal avrebbe potuto davvero avere successo, così come il progetto sionista sostenuto da Weizmann in terra palestinese.

Se davvero Londra avesse dato seguito a tutti questi accordi con tutto il peso del suo potere economico e militare il futuro dell’intero Medio Oriente sarebbe stato molto diverso.

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