De Vaccina Mirabilis / I

Apro una serie di post a proposito dei vaccini Covid-19, della relativa campagna vaccinale e di come questi temi sono stati posti all’ordine del giorno. Non ho pretese di completezza o di autorità, né ho ricevuto di recente tavole della Legge in cima a una montagna. Diciamo che sono uno dei tanti cittadini preoccupati e che mi faccio delle domande.

Mi colpisce, in negativo, il clima di aspettativa e di grazia legato alla somministrazione del (o dei) prodotto. Dopo più di un anno di campagna mediatica a livelli di terrorismo, capisco la spinta psicologica verso il vaccinarsi. Capisco anche come i soggetti più esposti siano alla ricerca di una forma di salvezza di fronte a un nemico percepito come implacabile. Quello che non capisco è che manchi del tutto la riflessione sugli effetti reali del vaccino. Per esempio, non funziona per tutti allo stesso modo. Per alcuni, la reazione indotta dal farmaco nel sistema immunitario è troppo blanda e quindi non si ottengono benefici. Per altri, la reazione è al di sotto della media e ne consegue che il periodo di copertura è inferiore a quanto teorizzato. Più in generale, non sappiamo ancora quanto effettivamente sia questo periodo di protezione.

Malgrado queste considerazioni, noto che nelle persone che hanno completato il ciclo vaccinale sussiste questa forma di sollievo e di noncuranza, un sorta di ritorno all’arcadia pre-Covid e di rimozione dell’intero anno 2020. Il tutto è comprensibile dal punto di vista psicologico, un po’ meno da quello logico-razionale. Un soggetto vaccinato, anche nel caso in cui sia perfettamente coperto dal rischio a livello personale, è comunque possibile latore di infezione / contagio verso gli altri. Questo è un argomento difficilissimo da far accettare, specialmente per i più anziani. Il che connette questo tema con quello mediatico, come vedremo adesso.

A proposito del Covid-19, della sua diffusione e della campagna vaccinale, stanno passando dei paragoni che trovo tanto interessanti quanto pericolosi. Il costante paragone con la c.d. “spagnola”, il modo strumentale con cui viene raccontato il manifestarsi delle varianti del virus, l’idea che viene fatta filtrare che i vaccini contro il Covid-19 siano concettualmente simili a quelli fatti contro la poliomelite o il vaiolo – effetti compresi. Sono tutti elementi di una narrazione che non è vera ma risulta verosimile, al punto da produrre effetti potenzialmente molto pericolosi nel pubblico. La tesi che ho sentito spesso, che è necessario semplificare per essere compresi dal grande pubblico, non fa altro che rafforzare l’idea che sia importante propalare una narrativa, più che assolvere al dovere di mettere al corrente la pubblica opinione dei fenomeni.

Per prima cosa, il paragone tra il Covid-19 e il virus responsabile della “spagnola” è del tutto sbagliato. Il Covid-19 fa parte della famiglia dei coronavirus, la “spagnola” è nella famiglia degli influenzavirus A (tipo H1N1). Tecnicismi a parte, danno effetti diversi e soprattutto hanno un tasso di mortalità enormemente differente – per nostra fortuna. Va aggiunto che il livello di farmaci e di strutture ospedaliere, almeno nel primo mondo, è migliorato in modo esponenziale dal 1918-1920. Quanto al fatto che il Covid-19 sia in perenne mutazione, stupisce solo chi non ha la minima idea di come sia fatto un qualsiasi virus. Per capirci, tutti i virus mutano per adattarsi al mondo esterno e trovare migliori possibilità di sopravvivenza. La scienza conosce da molto tempo questo fenomeno e si può tranquillamente affermare che anche nel caso del Covid-19 / SARS-Cov-2 la cosa fosse ampiamente attesa. Infine, il concetto che i vaccini contro il Covid-19 siano simili a quelli del passato è qualcosa di concettualmente deviato. Già il fatto che ci si rivolga a malattie differenti dovrebbe far riflettere, così come le implicazioni logiche di assimilare la diffusione di un virus (sicuramente pericoloso, per carità) con malattie che hanno lasciato segni indelebili nella storia umana. Siamo davvero sicuri che fosse necessaria una narrazione costruita su questi errori?

A chiusura, una nota sul fatto che non è mai possibile vaccinare il 100% della popolazione, neppure in un paese del primo mondo. C’è sempre una fascia più o meno consistente di persone che non possono essere vaccinate, sia per patologie che per altre cure in corso, così come c’è una parte della popolazione che – per mille motivi – non viene raggiunta dalle campagne vaccinali. Per questo si sostiene il concetto di immunità di “gregge”, ovvero un modello per il quale data un’ampia maggioranza di soggetti vaccinati consente di proteggere anche chi non lo è. Anche questa però è una falsa sicurezza. Malgrado le precauzioni e il buon senso, una parte di malati ci sarà anche dopo il completamento della campagna vaccinale. Proprio per questo motivo, e per occuparsi di chi si ammala durante la campagna già citata, è fondamentale avere gli strumenti necessari per provvedere alla cura della malattia.

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