De Vaccina Mirabilis / II

Come promesso / minacciato, torno sull’argomento vaccinale, declinato nella versione Covid-19. Ho avuto la sfortuna di seguire il dibattito pubblico italiano sull’obbligo vaccinale per i sanitari, con gli ovvi riflessi sulla questione se estenderlo all’intera popolazione, e devo dire che sono estremamente deluso dai suoi esiti. Che fosse difficile avere un dibattito maturo e consapevole era purtroppo ovvio, così come era chiaro dall’inizio che l’esito era scontato. Tuttavia, malgrado l’esperienza maturata, avevo almeno la speranza che ci potesse essere qualche barlume di razionalità.

Parto dai media, sia perché ho il dente avvelenato nei loro confronti, sia per il semplice fatto che sono fondamentali nel formare il consenso popolare – specialmente per le fasce meno abbienti e meno istruite dei nostri concittadini. Si è partiti immediatamente con la tesi che non potevano sussistere discussioni, ritirando fuori l’etichetta di “negazionista” per chiunque esprimesse dubbi di qualsiasi genere, fino ad etichettare come “no vax” chi osasse anche valutare l’idea di non fare questo particolare vaccino. Il trucco semantico è sempre lo stesso, trito e ritrito quant’altri mai. Appiccicare etichette negative a chi si oppone alla narrazione, limitare il più possibile l’espressione di dubbi, cavalcare la paura e il risentimento per ottenere la soppressione del dissenso.

Medieval Physician, 16th Century, J Amman

Il giochino per certi versi ha funzionato. All’opinione pubblica è stato servito un nuovo nemico, il temibile sanitario egoista che non vuole vaccinarsi, e una soluzione per affrontarlo, cioè richiederne licenziamento e/o demansionamento immediato. Non è noto se sia prevista anche la fantozziana crocifissione in sala mensa, ma è meglio non dare troppe idee ai minus habens. Facezie a parte, è interessante notare come sia semplice passare dal considerare i lavoratori del settore “eroi” ad additarli come paria nell’arco di poche settimane. Come se non bastassero le promesse disattese di bonus e di altre misure di compensazione, o come se si potessero ignorare i disastri gestionali perpetrati nella sanità. Mi limito a far notare che un sanitario che usi i DPI e che osservi i protocolli di sicurezza sia perfettamente in grado di prestare la sua opera senza alcun rischio per i pazienti, indipendentemente da vaccini o altro.

Visto che una delle tesi imperanti è che queste misure ce le chiede l’Europa, vi fornisco un link a un interessante riepilogo sull’argomento (QUI) e per sintesi vi riporto che lo scorso 21 gennaio al consiglio d’Europa è stata approvata a grande maggioranza una risoluzione che contiene quanto segue:

«che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno a livello politico, sociale o in altra forma può fare pressioni perché le persone si vaccinino se non lo scelgono autonomamente»

Io non sono un avvocato, sia chiaro. E’ facile comunque prevedere che ci saranno dei ricorsi sia in sede penale che civile, con gli inevitabili addentellati per quanto riguarda la costituzionalità di una misura che in pratica differenzia una parte dei cittadini rispetto al resto della popolazione. E’ altrettanto facile intravedere seri problemi di funzionalità in un qualsiasi presidio ospedaliero ove una parte consistente del personale dovesse opporsi all’obbligo vaccinale.

La cosa che più stupisce è l’assenza dal dibattito pubblico della domanda più semplice. Come mai personale con qualifiche professionali elevate ed esperienza si oppone a questo obbligo? Se sono qualificati ad essere dottori o infermieri significa che si tratta di laureati, spesso con specializzazioni e/o dottorati. Se le aziende ospedaliere li impiegano a pieno titolo per prendersi cura dei pazienti, come mai poi si preparano a disconoscerli? Immagino abbiate notato come la stragrande maggioranza dei media abbia accuratamente evitato queste semplici questioni. Trovo difficile pensare che un medico impazzisca di colpo, o che un infermiere perda improvvisamente fiducia nell’efficacia dei vaccini. Mi sarei aspettato un dibattito aperto su cose come questa, quello che ho visto è una serie di minacce più o meno velate e di richiami alla disciplina da parte degli ordini professionali. Il tutto in categorie che hanno pagato un prezzo terribile in termini di vite umane nelle azioni di contrasto a questo virus.

Alla fine, il concetto di base è sempre la paura. Se fallisce quella della malattia, allora si usa quella economica. O quella sociale, invitando il pubblico alla riprovazione dei reprobi. E se fallissero anche queste leve? Se qualcuno vincesse un ricorso o se qualche TAR ordinasse la sospensione dell’applicazione di un licenziamento (o demansionamento)? Siamo davvero sicuri che questa sia la strada migliore da percorrere per avere maggior sicurezza?

De Vaccina Mirabilis / I

Apro una serie di post a proposito dei vaccini Covid-19, della relativa campagna vaccinale e di come questi temi sono stati posti all’ordine del giorno. Non ho pretese di completezza o di autorità, né ho ricevuto di recente tavole della Legge in cima a una montagna. Diciamo che sono uno dei tanti cittadini preoccupati e che mi faccio delle domande.

Mi colpisce, in negativo, il clima di aspettativa e di grazia legato alla somministrazione del (o dei) prodotto. Dopo più di un anno di campagna mediatica a livelli di terrorismo, capisco la spinta psicologica verso il vaccinarsi. Capisco anche come i soggetti più esposti siano alla ricerca di una forma di salvezza di fronte a un nemico percepito come implacabile. Quello che non capisco è che manchi del tutto la riflessione sugli effetti reali del vaccino. Per esempio, non funziona per tutti allo stesso modo. Per alcuni, la reazione indotta dal farmaco nel sistema immunitario è troppo blanda e quindi non si ottengono benefici. Per altri, la reazione è al di sotto della media e ne consegue che il periodo di copertura è inferiore a quanto teorizzato. Più in generale, non sappiamo ancora quanto effettivamente sia questo periodo di protezione.

Malgrado queste considerazioni, noto che nelle persone che hanno completato il ciclo vaccinale sussiste questa forma di sollievo e di noncuranza, un sorta di ritorno all’arcadia pre-Covid e di rimozione dell’intero anno 2020. Il tutto è comprensibile dal punto di vista psicologico, un po’ meno da quello logico-razionale. Un soggetto vaccinato, anche nel caso in cui sia perfettamente coperto dal rischio a livello personale, è comunque possibile latore di infezione / contagio verso gli altri. Questo è un argomento difficilissimo da far accettare, specialmente per i più anziani. Il che connette questo tema con quello mediatico, come vedremo adesso.

A proposito del Covid-19, della sua diffusione e della campagna vaccinale, stanno passando dei paragoni che trovo tanto interessanti quanto pericolosi. Il costante paragone con la c.d. “spagnola”, il modo strumentale con cui viene raccontato il manifestarsi delle varianti del virus, l’idea che viene fatta filtrare che i vaccini contro il Covid-19 siano concettualmente simili a quelli fatti contro la poliomelite o il vaiolo – effetti compresi. Sono tutti elementi di una narrazione che non è vera ma risulta verosimile, al punto da produrre effetti potenzialmente molto pericolosi nel pubblico. La tesi che ho sentito spesso, che è necessario semplificare per essere compresi dal grande pubblico, non fa altro che rafforzare l’idea che sia importante propalare una narrativa, più che assolvere al dovere di mettere al corrente la pubblica opinione dei fenomeni.

Per prima cosa, il paragone tra il Covid-19 e il virus responsabile della “spagnola” è del tutto sbagliato. Il Covid-19 fa parte della famiglia dei coronavirus, la “spagnola” è nella famiglia degli influenzavirus A (tipo H1N1). Tecnicismi a parte, danno effetti diversi e soprattutto hanno un tasso di mortalità enormemente differente – per nostra fortuna. Va aggiunto che il livello di farmaci e di strutture ospedaliere, almeno nel primo mondo, è migliorato in modo esponenziale dal 1918-1920. Quanto al fatto che il Covid-19 sia in perenne mutazione, stupisce solo chi non ha la minima idea di come sia fatto un qualsiasi virus. Per capirci, tutti i virus mutano per adattarsi al mondo esterno e trovare migliori possibilità di sopravvivenza. La scienza conosce da molto tempo questo fenomeno e si può tranquillamente affermare che anche nel caso del Covid-19 / SARS-Cov-2 la cosa fosse ampiamente attesa. Infine, il concetto che i vaccini contro il Covid-19 siano simili a quelli del passato è qualcosa di concettualmente deviato. Già il fatto che ci si rivolga a malattie differenti dovrebbe far riflettere, così come le implicazioni logiche di assimilare la diffusione di un virus (sicuramente pericoloso, per carità) con malattie che hanno lasciato segni indelebili nella storia umana. Siamo davvero sicuri che fosse necessaria una narrazione costruita su questi errori?

A chiusura, una nota sul fatto che non è mai possibile vaccinare il 100% della popolazione, neppure in un paese del primo mondo. C’è sempre una fascia più o meno consistente di persone che non possono essere vaccinate, sia per patologie che per altre cure in corso, così come c’è una parte della popolazione che – per mille motivi – non viene raggiunta dalle campagne vaccinali. Per questo si sostiene il concetto di immunità di “gregge”, ovvero un modello per il quale data un’ampia maggioranza di soggetti vaccinati consente di proteggere anche chi non lo è. Anche questa però è una falsa sicurezza. Malgrado le precauzioni e il buon senso, una parte di malati ci sarà anche dopo il completamento della campagna vaccinale. Proprio per questo motivo, e per occuparsi di chi si ammala durante la campagna già citata, è fondamentale avere gli strumenti necessari per provvedere alla cura della malattia.

My 3X3 Workout Routine

I’m struggling to find a way to conciliate my need for a homemade work-out routine and all the other family-related activities; I’m a regular commuter, so the timeframe for my training is after 8 PM when I finally get back home. Setting up a regular activity is also a must, so I’ve found a compromise between all these factors. As they say, it’s not perfect but it works.

Continue reading

One year challenge – 2019

11 Feb 1938, Haringay, Outer London, London, England, UK — A scene of a television production of, or Rossum’s Universal Robots, by Czech playwright Karel Capek, which introduced the term “Robot” into many of the world’s languages. (l to r) Connaught Stanleigh, Derek Bond, Larry Silverstone and front, Evan John — Image by © BBC/Corbis

This is a different post, scheduled to go live on December 31th, 2019. It’s different because it has been written thru a whole year, starting December 30th, 2018.

The basic idea is to keep track of my physical workout, to understand better what happened, and to help me to stay focused. I will turn 52 next February, so it’s time to build better foundations for my old age.

Continue reading