Portatevi i pomodori

Siamo al crepuscolo degli dei e non c’è uno straccio di interprete che abbia studiato la parte. Il direttore d’orchestra si sta picchiando con il primo violino, il regista tira la parrucca allo sceneggiatore e gli attori giocano a tresette sul palco mentre il pubblico esce schifato dal teatro. Di cosa sto parlando? Dell’editoria italiana, giunta ormai alla fase della farsa.

Dopo aver fatto approvare una legge che limita gli sconti applicabili dai rivenditori in chiave anti Amazon, in teoria promulgata per difendere i piccoli librai, dopo aver teorizzato la descrescita felice come cambiamento dopo anni passati a inondare il mercato di titoli dementi, dopo aver affrontato il nuovo mercato degli e-book con uno sfoggio di protezionismo degno degli anni ’20… cosa mancava?

Ovvio, mancava il nuovo manifesto culturale. Prodotto ovviamente dai giovani, dalle nuove leve chiamate a togliere la polvere e il vecchiume imperante. Si fanno chiamare generazione TQ, sta per trenta-quaranta per indicare il range di età di chi vi si riconosce. Il manifesto è nato ieri e il movimento che l’ha prodotto si è già diviso un paio di volte, direi che le basi per un discorso epocale ci sono proprio tutte. Sembra di assitere al ritorno del New Italian Epic, altra idea bellissima di questi anni sciagurati.

Vediamo, quali sarebbero i problemi principali del settore? L’arrivo di Amazon in Italia? Direi di no, me ne vengono in mente alcuni, giusto due cosine per parlare di fronte al caffè.

Punto primo, in Italia si legge poco. Andarsi a leggere i rapporti ISTAT è un viaggio nell’orrore e rapportare le cifre con i nostri partner europei fa rabbrividire. Servirebbe investire nelle biblioteche e nelle scuole ma pare non sia molto interessante per le istituzioni e le case editrici.

Punto secondo, la rete di vendita è compromessa. I librai indipendenti sono in via d’estinzione, le catene monomarca sono spesso gestite da personale non qualificato, la grande distribuzione erode le quote di vendita dei best seller e la distribuzione è in mano a pochi operatori, peraltro controllati in parte o del tutto da case editrici.

Punto terzo, il commercio elettronico è stato ammazzato in culla. La strombazzata apertura di portali e i trust dei piccoli editori hanno portato pochi titoli sul mercato, mostrato una politica dei prezzi assurda e fatto capire chiaramente che le nostre case editrici non solo non sono pronte per fare discorsi seri sull’ediotoria elettronica ma stanno sperando si riveli una moda passeggera.

Punto quarto, il copyright e le sue evoluzioni. La lezione del mercato della musica evidentemente non è stata compresa, né a quanto pare le indicazioni dei mercati evoluti. La titolarità dei diritti per le edizioni elettroniche è tuttora oggetto di dibattito e di contrattazioni a parte in quasi tutto il mondo, qui si pensa di demandare a un ente non legislativo, l’AGCOM, di provvedere in maniera restrittiva.

Potrei aggiungere altro ma ho superatola soglia di attenzione del lettore medio da un pezzo. Vi lascio con una domanda retorica, giusto per il gusto di farlo: secondo voi Amazon troverà un modo per fare i suoi comodi in Italia malgrado questa legge?

Interrompiamo le trasmissioni per un annuncio urgente

Chi mi accusa di dormire, di essere distratto, ha perfettamente ragione. Fortunatamente ogni tanto arriva una provvidenziale sveglia, questa volta sotto i panni dello ‘scugnizzo’ Alex che mi gira la comunicazione dei ragazzi di Avaaz.

In pratica che succede? Per la prima volta il Parlamento trova il tempo e la voglia di ricevere il presidente dell’AGCOM per avere chiarimenti in merito all’ormai famosa delibera di cui abbiamo tanto parlato nelle scorse settimane. Il fatto di per sé è positivo. Qualsiasi regolamentazione di internet e del flusso di informazioni che ci gira è di rilevanza tale da richiedere che le decisioni vengano prese al massimo livello possibile.

L’idea quindi è di continuare a fare pressione. Chiedere ai parlamentari di riferimento, indipendentemente dalle proprie idee politiche, di attivarsi per fermare definitivamente la delibera e di avviare nel contempo una seria riflessione sulla Rete e il diritto d’autore per arrivare a una legge seria e condivisa.

Per essere estremamente chiaro, io penso che la nostra classe dirigente sia in larga parte ignorante e incompetente per quanto riguarda il web e i suoi problemi. In compenso sono in grado di contare e di capire quanto sia pericoloso fare imbestialire ancora di più la gente. Già vige un sentimento diffuso di astio nei confronti dei politici e non credo che ci sia ancora qualcuno che non se ne è accorto.

Quindi vi suggerisco di fare tre cose.

Firmare la seconda petizione di Avaaz, a questo indirizzo.

Scrivere una mail, educata e cortese, all’AGCOM in cui ribadite che non gradite la delibera.

Infine, scrivere una seconda mail, sempre educata&cortese, ai parlamentari di vostro gradimento perché facciano il loro dovere fermando una volta per tutte questa iniziativa di AGCOM.

Notte di vigilia

Ci siamo, questa è la notte che precede l’inizio dell’applicazione della delibera 688/2010 da parte dell’AGCOM, in pratica un tentativo goffo di intervenire su un problema serio come il diritto d’autore sul Web utilizzando un martello per ammazzare delle formiche.

E’ una sorta di giallo strmabo, in cui tutti sanno chi è l’assassino, le vittime potenziali sono in mezzo al pubblico e chi dovrebbe far rispettare la legge fischietta allegramente sullo sfondo.

E’ la dimostrazione che non si possono lasciare vuoti legislativi, che non si deve lasciare che un ente non eletto (AGCOM) emani regolamenti con conseguenze legali pesanti senza il filtro autorevole della classe dirigente.

E’ la prosecuzione di una strana tradizione italiana, che affida all’ACI compiti propri dello Stato, che demanda alla SIAE altre competenze dello Stato, che crea un arsenale di autorità con compiti gravosi e non le dota delle risorse necessarie.

Ancora una volta, se succede qualcosa è colpa nostra. Perchè non abbiamo alzato la voce per difenderci.

Buonanotte.

Si sveglia anche l’Opposizione

Nella vicenda che vede protagonista l’AGCOM comincia a farsi sentire l’opposizione, qui trovate uno degli articoli dalle edizioni on line dei quotidiani. Se è vero che la delibera risale come formulazione al 2010 è altrettanto vero che il peso della Rete e dei canali alternativi di informazione si è particolarmente fatto sentire nelle ultime elezioni amministrative e nella recente campagna referendaria.

Il dubbio, figlio di una profonda sfiducia nelle persone che attualmente guidano il nostro paese, è che l’AGCOM venga utilizzata come minaccia per tentare di limitare chi dalla Rete voglia appoggiare i vari movimenti di opposizione. In questo senso la delibera sarebbe una ‘pistola carica’ da mostrare più che un effettivo provvedimento contro chi viola le attuali leggi del copyright.

Non so se qualcuno abbia provato a ragonare sui numeri. In Italia ci sono milioni di account sui social network, centinaia d migliaia di blog, altrettanti siti internet. E chi ci va a controllarli? Una volta emerse le violazioni poi bisogna istituire un procedimento, agire nei confronti dei provider di servizi, fare atti legali. Da quando l’agenzia ha a disposizione il personale necessario, per non parlare delle risorse economiche?

In alternativa chi dovrebbe provvedere? La Polizia Postale? Il nucleo specializzato della Guardia di Finanza? Si tratta di unità già oberate di lavoro, non credo siano in grado di far fronte a questo ulteriore carico di lavoro.

Scrivete all’AGCOM come già detto ieri, firmate petizioni, fatevi sentire con i parlamentari di vostro gradimento.

Questa follia non deve andare avanti.

E’ ora di muoversi!

Attenzione: come già segnalato da altri siti internet sta per entrare in applicazione la Delibera 668/2010 dell’AGCOM.

Di cosa si tratta? In estrema sintesi è un insieme di norme che si propone di tutelare il diritto d’autore in Rete, con un ampio spettro di applicazione. In pratica l’AGCOM potrà disporre la chiusura e/o il blocco dell’accesso a quei siti che contengono una qualsiasi quantità di materiali tutelati dalla legge italiana sul diritto d’autore. Vale anche per i blog e tutti quei siti che non hanno scopo di lucro.

Dal mio punto di vista è l’ennesimo tentativo di gestire in maniera assurda un problema vero, il diritto d’autore sulla Rete, secondo sistemi ottocenteschi. Non si crea un sistema legale di riferimento, non si affronta la realtà del copyleft o delle forme di condivisione delle informazioni. Si vuole applicare una legge del 1941 (L. 633/ 1941).

Esiste un sito, sitononraggiungibile.it, che ospita una petizione rivolta al Parlamento perchè si occupi al più presto di questo problema. Invito a leggere le FAQ, leggere tutto il testo dell’appello e a firmare la petizione. Il tutto qui.

Invito tutti a scrivere a questo indirizzo: info@agcom.it per manifestare EDUCATAMENTE il proprio dissenso e chiedere all’agenzia di non procedere ad applicare la delibera ricordata in apertura di post.

Lo so, ci si rompe le scatole a fare queste cose. So anche che avete firmato / sostenuto mille cose in questi anni e che siete stufi di dovervi dare da fare. Il punto è che nessuno lo farà per noi. Essere cittadini è una scelta. Ogni giorno.