Capacità nascoste, ci siamo!

Attenzione, questo è un post promozionale. Non ci prendo un centesimo che sia uno ma sempre di promozione si tratta. Oggi esce nelle librerie un progetto in cui ho creduto (e credo) molto e mi fa piacere parlarvene.

Si tratta di “Capacità nascoste”, un’antologia a tema thriller con una particolarità: è tutta dedicata a protagonisti diversamente abili, messi alla prova da situazioni variamente estreme. Che io sappia è la prima del genere, almeno per quanto riguarda il mercato italiano.

Sono stato coinvolto nel progetto da Sergio Rilletti, che qui figura sia come autore che come curatore insieme ad Elio Marracci, persona che ha saputo letteralmente travolgermi con il suo entusiasmo e mi ha spinto a contribuire con un racconto. La cosa per me scatenante è stata il proposito benefico dell’iniziativa, principio che penso sia stato condiviso da tutti gli autori oltre che dai già citati Rilletti e Marracci.

Già, gli autori. Di chi si tratta? E che cosa hanno fatto? Giusto per stuzzicarvi l’appetito e compiere per bene la mia opera di promoter approfitto della mia advanced copy per darvi la lista autore / titolo dell’opera.

La signora a rotelle con gli occhiali e un fucile” arriva dalla penna di Andrea Carlo Cappi, “Il talento del naso” da Marilù Oliva, “L’ultima domenica d’estate” da Sergio Paoli, “Lalalalala Làlàlàlàlà” da Andrea G. Pinketts, “Il caso 0-77” lo firma Giuseppe Lippi, “Posto auto” è di Maurizio Pagnini, “Il profumo del diavolo” è frutto della collaborazione di Giuseppe Cozzolino e Bruno Pezone, “Le mani di Hussein” l’ha firmato Fabio Novel, poi c’è il mio “Non calpestarmi (Don’t thread on me)”, c’è Bruno Zaffoni con “Dialogo nel buio”, Luca Crovi con “L’addormentatore”, Antonino Alessandro con “Incosapevolezza”, Myriam Altamore con “Lo sguardo di Antonio”, Mario Spezi con “Marcovecchio e i suoi nove figli” e Angelo Marenzana con “Verso la terra promessa”.

Un respiro per prendere una pausa e si riparte con “Maria” di Franco Bomprezzi, “Non vedo” a firma di Patrizia Debicke van der Noot, “O’Massakro” di Giuseppe Pastore, “L’ombra del tuo sorriso” di Renzo Saffi, “King & Kong” di Giovanni Zucca, “Sotto la pioggia” di Massimiliano Marconi, “Vite inutili” di Dario Crippa, “La torre” di Andrea Scotton, “Lo specchio dell’anima altrui” di Claudia Salvatori e, last but not least, “Snuff movie – inconsapevole gioco di morte” a firma di Sergio Rilletti.

Un menù molto vario, insaporito da autori dal palmares notevole che fanno sentire lo spessore della loro esperienza e incattivito da altri che quando si tratta di “fare male” non si pongono il minimo problema. Come spesso accade il problema è stato trovare un editore per un lavoro come questo e il buon lavoro dei due curatori ha portato alla fine a una soluzione brillante, trovando nella casa editrice No Reply un operatore serio, in grado di trovare una distribuzione adeguata.

Che succede oggi? Che c’è la presentazione ufficiale, in quel di Milano, alle 21:30 presso l’Admiral Hotel (Via Domodossola, 16 – Milano) con tanto di demoniac presenza di Andrea Carlo Cappi,  Andrea G. Pinketts, Elio Marracci e naturalmente Sergio Rilletti. Se ne avete la possibilità andateci, credo ne varrà la pena!

Capacità nascoste?

Ci sono progetti che maturano lentamente e che sembrano dover aspettare il proprio turno, quasi osservassero dall’ombra chi li ha concepiti o chi vi ha partecipato. Alla fine, quando sono sulla dirittura di arrivo sembrano invece girarsi e guardarti con l’aria di chi rivede un vecchio amico, un mezzo sorriso che sottende chissà quali cose da raccontare.

C’è un’antologia in arrivo, si chiama “Capacità nascoste”. Un progetto nato dal cuore e dall’intelligenza di Sergio Rilletti ed Elio Marracci e che si propone di stabilire un unicum sul mercato italiano, quello di una raccolta di lavori riconducibili al genere thriller con l’essere diversamente abili come tratto comune. Scelta impegnativa, vaste programme per citare De Gaulle.

Eppure si può. Con grande pazienza, altrettanta passione e determinazione. Ho visto ieri le bozze e devo dire che fa una certa impressione. Che ne dite di un parco autori come questo: Andrea Carlo Cappi, Marilù Oliva, Sergio Paoli, Andrea S. Pinketts, Giuseppe Lippi, Maurizio Pagnini, Giuseppe Cozzolino, Bruno Pezone, Fabio Novel, Bruno Zaffoni, Luca Crovi, Antonino Alessandro, Myriam Altamore, Mario Spezi, Angelo Marenzana, Franco Bomprezzi, Patrizia Debicke van der Noot, Giuseppe Pastore, Renzo Saffi, Giovanni Zucca, Massimiliano Marconi, Dario Crippa, Andrea Scotton, Claudia Salvatori e Sergio Rilletti.

Una gang di un certo pregio, sono onorato di dirvi che anche il sottoscritto ne fa parte. Ho incrociato Sergio Rilletti sulle pagine del forum dedicato a Sergio “Alan D.” Altieri, luogo virtuale che ha partorito altri progetti interessanti dalle alterne fortune (Gli occhi dell’Hydra, Progenie:ritorno all’incubo, Valpurga, L’ombra della morte) e che ha fatto da ponte tra parecchie persone, dentro e fuori i discorsi legati all’editoria e alla narrativa. Ormai ci siamo e spero davvero di poter mettere presto le mie zampacce sul libro!

Glen Cook – An Empire Unacquainted with defeat

Glen Cook

An Empire Unacquainted with defeat (reprint 2010)

Night Shade Books

pp. 288

ISBN 978-1597801881

Link su Amazon.com

Quarta di copertina (da Amazon.com)

The Dread Empire, a gritty world of larger-than-life plots, nation-shattering conflict, maddening magic, strange creatures, and raw, flawed heroes, all shown through the filter of Glen Cook’s inimitable war-correspondent prose. The Dread Empire, spanning from the highest peaks of the Dragon’s Teeth to the endless desert lands of Hammad al Nakir, from besieged Kavelin to mighty Shinshan, the Empire Unacquainted with Defeat, with its fearless, masked soldiers, known as the Demon Guard… An Empire Unacquainted with Defeat collects all of Glen Cook’s short fiction set in the vast world of the Dread Empire, from “The Nights of Dreadful Silence”, featuring the first appearance of Bragi Ragnarson, Mocker, and Haroun bin Yousif, to the culture-clashing novella “Soldier of an Empire Unacquainted with Defeat”; from “Silverheels”, Cook’s first published work of fiction, to “Hell’s Forge”, a haunting tale of cursed pirates and strange lands, appearing here for the first time. Also including a detailed introduction and extensive story notes by Glen Cook, An Empire Unacquainted with Defeat charts the development of this influential American author and the massive, multifaceted world that he created.

Recensione flash.

Un’antologia interessante che permette di valutare questo autore su racconti e novel di media lunghezza, nonché di scoprire l’universo del Dread Empire, teatro di diversi romanzi. Due racconti non sono mai stati pubblicati in precedenza.  

Voto: 06,50 / 10,00.

Recensione.

Proseguo nel mio viaggio all’interno della produzione di Glen Cook, autore che ho conosciuto seguendo le indicazioni del collega blogger Davide Mana. Dopo aver letto e recensito il primo romanzo del ciclo dedicato alle gesta della Black Company (qui) passo ora a un’antologia che raccoglie gran parte della produzione breve di questo autore.

Stiamo parlando di un’antologia che raccoglie i seguenti racconti: “Soldier of an Empire Unacquainted with Defeat” / “The Nights of Dreadful Silence” / “Finding Svale’s Daughter” (nuovo) / “Ghost Stalk” / “Filed Teeth” / “Castle of Tears” / “Call for the Dead” / “Severed Heads”  / “Silverheels” / “Hell’s Forge” (nuovo).

Come tutte le antologie ha una qualità discontinua, in questo caso va anche tenuto conto che Cook ha preferito non editare la versione pubblicata in origine dei racconti e che i vari brani coprono un arco molto ampio della vita produttiva dell’autore. Detto questo si può anche apprezzare lo spirito filologico dell’iniziativa oltre naturalmente a godere nel veder raccolto in un unico volume lavori di difficile reperibilità insieme a due nuove storie mai pubblicate in precedenza.

Ho assegnato a questa antologia un voto poco sopra alla sufficienza per due motivi: il primo è che alcune storie devono molto al folklore, quindi le considero molto meno originali della altre (p.e. “Silverheels”), il secondo è che le storie di produzione più datata hanno uno stile decisamente meno scorrevole, il che ne rende meno apprezzabile la lettura. Considero come storie migliori della selezione la prima (“Soldier of an Empire Unacquainted with Defeat”) e l’ultima (“Hell’s Forge”). Va inoltre tenuto presente che l’unico filo logico che collega i racconti è dato dall’ambientazione, il Dread Empire già citato nella quarta di copertina, che ad oggi ha visto svolgersi al proprio interno otto romanzi scritti tra il 1979 e il 2012.

Mi è piaciuta molto l’invenzione di una nave davvero particolare, la “Vengeful Dragon”, destinata a rimanere nella memoria di chi ama le gesta dei pirati. In questo testo compare in tre dei racconti (“Ghost Stalk”, “Call for the Dead” e “Hell’s Forge”). Più in generale invito a non dare per scontato il destino dei protagonisti delle storie di Cook, spesso non incline ad accogliere il concetto di “happy end” di tanta narrativa fantastica a favore di soluzione più sfumate.

Libro da leggere, mai tradotto in italiano come del resto tutta la produzione di Glen Cook. Continuo a pensare che questa potrebbe essere un’ottima occasione per una piccola / media casa editrice decisa a provare a scavarsi una nicchia nel segmento fantasy.

Charles Stross – Wireless

Charles Stross

Wireless (2009)

pp. 368

ISBN 978-0441017195

Link su Amazon: qui.

Quarta di copertina (da Amazon.com)

Science fiction guru Charles Stross “sizzles with ideas” (Denver Post) in his first major short story collection.
The Hugo Award-winning author of such groundbreaking and innovative novels as Accelerando, Halting State, and Saturn’s Children delivers a rich selection of speculative fiction- including a novella original to this volume- brought together for the first time in one collection, showcasing the limitless imagination of one of the twenty-first century’s most daring visionaries.

Recensione flash.

Un viaggio negli universi narrativi di uno dei migliori autori inglesi di SF, un concentrato di buone idee e vicende soprendenti. Acquisto raccomandato con tanto di bollino di garanzia!

Voto: 07,50 / 10,00.

Recensione.

Questa antologia copre dieci anni dell’attività di Stross al di fuori dei romanzi e permette di farsi una buona idea della varietà delle tematiche trattate oltre che del livello a cui si esprime questo autore. Nel volume sono compresi i seguenti testi:

Missile Gap (premio Locus 2007, categoria Novella);

Rogue Farm;

A Colder War;

Maxos;

Down on the Farm;

Unwirer (con Cory Doctorow);

Snowball’s Chance;

Trunk and Disorderly;

Palimpsest (premio Hugo 2010, categoria Novella).

Come tutte le antologie anche questa ha una qualità discontinua, figlia anche del fatto che i vari testi sono stati prodotti a fronte di esigenze diverse. Tuttavia il livello rimane sempre alto, così come lo stile di scrittura non scende mai sotto uno standard altrettanto elevato. Quello che cambia sono i registri su cui sono giocate le narrazioni.

Missile Gap potrebbe essere definito atompunk se vi piacciono queste etichette; la premessa è quella di un trasferimento dell’intera razza umana su un pianeta-disco con caratteristiche apparentemente impossibili per le leggi fisiche che conosciamo. L’intera galassia sembra essere mutata e questo super-pianeta ha molte  sorprese in serbo.

Rogue Farm è un breve racconto su un futuro post umano dalle tinte decadenti ed estreme allo stesso tempo. Conclusione abbastanza scontata ma un numero di idee davvero interessanti. Contiene anche un omaggio a Larry Niven, tanto per gradire.

A Colder War è uno dei più riusciti tentativi di anti utopia che io ricordi. Echi lovercraftiani e un’atmosfera costante di alienità che finisce per lasciare qualche brutta sensazione nel lettore. Se penso che in questi giorni stanno trivellando il lago Vostok mi vengono i sudori freddi.

Maxos è un pezzo breve, decisamente umoristico. Lo spunto è a cavallo tra i primi tentativi di phising e le reti di comunicazione SETI, penso sia già interessante come premessa.

Down on the Farm è un racconto ambientato in uno degli universi narrativi creati dall’autore (Laundry universe) dove la magia ha ampie attinenze con la tecnologia e la logica. Ancora, se gradite le etichette, si potrebbe parlare di dieselpunk con tendenze nette verso il weird.

Unwirer (scritto in collaborazione con Cory Doctorow) è un bel tentativo di universo alternativo, un presente in cui la lotta per la rete libera e la condivisione ha preso una piega del tutto inedita sia in Europa che negli USA. Notevole.

Snowball’s Chance riprende un grande classico, l’accordo con il diavolo. Nello specifico viene declinato in maniera davvero luciferina a partire da un mondo che potrebbe essere un futuro davvero vicino a noi.

Trunk and Disorderly è un pezzo ambizioso, giocato sui toni umoristici e pieni di nonsense cari a P. G. Wodehouse; non è di palato facile per i lettori italiani dal momento che molto è giocato sul linguaggio. L’ho trovato il pezzo meno riuscito del lotto.

Palimpsest è un pezzo da maestro. Non ricordo un romanzo o una novel con questo grado di complessità gestito così bene. Paradossi temporali, cosmogonia, l’evoluzione dell’universo, tecnologie talmente avanzate da manipolare le stelle tutto nella stessa novel. Un premio Hugo non arrivato a casaccio.

Charlie Stross photographed by Charlie Hopkinson.

Segnalo con piacere che Palimpsest è stato tradotto in italiano e pubblicato da Delos con il titolo Palinsesto nel 2010 nella collana Odissea (traduzione di S. Proietti).

Da questa antologia la stessa casa editrice ha tradotto anche Missile Gap, uscito nella stessa collana con il titolo Universo distorto (traduzione di R. Chiavini).

Per quanto riguarda gli altri titoli della robusta produzione di Stross mi risultano tradotti nella nostra lingua Giungla di cemento (orig. The Concrete Jungle) sempre da Delos in Odissea Fantascienza (traduzione C. Codecà). Il romanzo Accellerando (orig. Id.) mi risulta essere uscito per Armenia nel 2007, non so se sia ancora disponibile.

EDIT:

Grazie alla collaborazione di Ktrl+S scopro di aver dimenticato un altro titolo di Stross uscito per i tipi di Armenia nel 2008, ovvero “L’alba del disastro” (Orig. Iron Sunrise del 2004) tradotto da S. Proietti e F. Staglianò.

Ucronie Impure, la bandiera sulla Luna

Vi ricordate del concorso / iniziativa di Alessandro Girola, Ucronie Impure?

Di questa immagine?

Di seguito la verità, tutta la verità, sulla bandiera finlandese sulla Luna.

Ve lo ricordate vero? La gloriosa missione Apollo 11, il primo uomo a mettere piede sulla superficie lunare, l’emozione di quelle trasmissioni televisive in bianco e nero sgranatissime e la sensazione di assistere a uno di quei momenti in cui si fanno la Storia. Oppure siete nati dopo, non c’eravate o eravate troppo piccoli nel 1969 per ricordarvene e avete vissuto questo momento di riflesso nelle trasmissioni dedicate allo spazio o negli anniversari successivi.

In ogni caso l’epopea sfiorita di Cape Canaveral e delle missioni Apollo fanno parte della vostra memoria e in senso più grande, della memoria collettiva del nostro pianeta. Magie della televisione e uno dei primi eventi veramente mediatici. Anche questa è Storia.

Conosciamo tutti i nomi di Aldrin, Armstrong e Collins e la frase che Neil Armstrong pronunciò nel mettere piede sul suolo lunare (“That’s one small step for [a] man, a giant leap for mankind”).

Vi ricordate anche di Matthew Vitavuohri? O lo avete rimosso anche voi?

Metà americano, metà finlandese. Specialista di missione veterano di tutto il programma Apollo. Entrato nella NASA all’inizio del programma Gemini. Una carriera tanto oscura quanto importante, all’ombra dei tanti personaggi eternati dalla televisione. Vitavuohri fu licenziato a marzo del 1969, buttato fuori con un calcio nel sedere per un piccolo scherzo.

Negli ultimi test dell’equipaggiamento, condotti dalla NASA presso una delle piscine speciali del complesso di Cape Canaveral, Buzz Aldrin aprì il contenitore etichettato A11-OG-001. La sigla, inutilmente complicata come tutto il materiale venduto alla NASA, stava per Apollo 11 (A11), Old glory (Vecchia gloria, soprannome per la bandiera americana), il progressivo voleva simboleggiare la prima bandiera esposta sul nostro satellite. Dentro il tubo di plastica Aldrin trovò una bandiera.

Finlandese.

Tre ore dopo Matthew Vitavuohri stava raccogliendo le sue cose, scortato a vista da due duri dell’FBI. Licenziato in tronco e messo sotto inchiesta per un piccolo scherzo. Una colossale ingiustizia. Aldrin e tutto il personale di servizio si erano sbellicati dal ridere. Grosso errore fare arrabbiare un finlandese, specialmente quando conosce come le sue tasche l’intero complesso di lancio. J. Edgar Hoover poteva buttarlo fuori, metterlo sotto sorveglianza.

Non impedirgli di farsi giustizia da solo.

Il 21 luglio 1969 Neil Armstrong stava lottando per aprire il contenitore A11-OG-001. I guanti erano diventati più rigidi per le temperature estreme della superficie lunare e la stanchezza dei giorni di missione cominciava a farsi sentire. Poco lontano Aldrin stava controllando una delle apparecchiature di ripresa.  Finalmente il tappo cedette e il capo missione poté estrarre la bandiera.

Adesso ricordate? È una frase leggendaria.

«Houston, Tranquility base here. We got a problem…»

L’antologia, gratuita e in formato Epub, è disponibile qui.

Alan D. Altieri – Underworlds

Alan D. Altieri (Sergio Altieri)

Underworlds (echi dal lato oscuro)

TEA edizioni

[tutti i racconti – volume quarto]

2011

ISBN 978-88-502-2489-0

Euro 12,00 – pp. 261

Seconda di copertina.

Underworlds raccoglie sette storie che esplorano il lato più oscuro e ai confini del soprannaturale dell’universo narrativo di Alan D. Altieri, il “Maestro italiano dell’Apocalisse”, capace ogni volta di stupirci e di spostare ancora più avanti i confini della sua affilata e potente immaginazione. Il volume si apre con una versione completamente rinnovata del formidabile Scarecrow, lo ‘spaventa-corvi’ sentinella della tenebra, una delle storie più amate (e introvabili) di Altieri, e sopratutto è arricchito da ben due inediti. L’ultimo rogo della Morte Rossa, cupa versione finale di un mondo che cavalca verso l’estinzione accompagnato dalla voce dolente e già ultraterrena del vecchio Johnny Cash; e il fenomenale Totentanz, la ‘danza della morte’, che racconta in presa diretta le micidiali conseguenze di un reality show fuori controllo: quell’estrema spettacolarizzazione della violenza in cui già siamo immersi, anche se spesso preferiamo voltare lo sguardo dall’altra parte.

Recensione in un flash.

Quarto volume della serie TEA dedicata alla produzione breve di Altieri, qui troviamo due inediti e cinque racconti apparsi in altre antologie. Uno in particolare, Scarecrow, è stato completamente rielaborato rispetto all’originale del 1991. Ci metto anche l’editore applica sconti fino a settembre, questo volume l’ho pagato solo 8,40 euro! Da non perdere.

Voto: 07,00 / 10,00.

Recensione full.

Nell’antologia sono presenti sette racconti (Scarecrow, Giorno Segreto, Totentanz, sKorpi@ 6.6, Full Dagon Five, L’ultimo rogo della Morte Rossa, Un’alba per l’Ecclesiaste) di cui due inediti (Totentanz e L’ultimo rogo della morte rossa). In teoria basterebbe già questo per giustificare l’acquisto. In pratica va aggiunto che Scarecrow fa parte dell’antologia Mondadori omonima del 1991 (introvabile se non a prezzi assurdi) ed è stato riscritto da Altieri, Full Dagon Five è un omaggio ben riuscito a Lovecraft, Giorno segreto una versione molto particolare di una società di streghe, Totentanz si riaggancia a una versione da incubo del nostro paese già esplorata in Hellgate (altro titolo della serie TEA dedicata ai racconti), sKorpi@ 6.6 un incubo sospeso tra contractor e cyberwar, L’ultimo rogo della morte rossa riprende le atmosfere e l’omonima storia di Poe e Un’alba per l’Ecclesiaste ci riporta a una storia molto bella apparsa in Armageddon (altro titolo della serie TEA già citata).

Parlando delle antologie TEA precedenti, qui trovate la mia recensione di Killzone.

Un bel menù, condito come si conviene dall’uso affilato della lingua italiana proprio dell’autore con il consueto sub testo dello slang americano e una punteggiatura a suon di calibro .223”. Tutto bene, no? L’ideale per i bullonari come me e per chi segue con piacere le vicende narrative di Altieri, giusto?

Non proprio, le cose cambiano e anche una buona antologia non sposta le coordinate dei lavori precedenti. Da qui la sezione successiva.

Lettera aperta al Magister.

Caro Sergio,

ti seguo dal 1991 e vent’anni non mi sono bastati. Ho il piacere di avere nella mia biblioteca tutti i tuoi lavori con l’eccezione di Scarecrow e spero di avere la gioia di ritrovare a lungo nuove emozioni nei tuoi libri. So del recente avvicendamento in Mondadori tra te e Franco Forte e del conseguente clima di attesa della tua fan base a proposito della tua attività. Mi rendo conto che sarai già assillato da richieste di collaborazione, nuovi progetti antologici e chissà cos’altro. Immagino anche che starai guardando con fiero cipiglio i tuoi progetti in lavorazione, anzi probabilmente li stai già attaccando con la consueta determinazione.

Io invece vorrei chiederti di fermarti un momento.

Hai creato con il lavoro di tanti anni un modo solido ed efficace di scrivere, una sorta di firma che fa individuare al lettore immediatamente il tuo lavoro. Sia chiaro, io mi ci trovo benissimo.

Per contro  ti rende prevedibile. E ostico ai nuovi lettori. L’esperienza del ciclo di Magdeburg, vero passo fuori dalle tue regole, credo sia significativa.

A questo punto mi faccio eretico e vado contro il canone. Per chiederti di scrivere qualcosa di diverso. Di lasciare da parte David, Cassandra, kevlar e gangsta lingo. Sono lì e nessuno li sa usare meglio di te. Prendi la rincorsa e molla un ceffone a mano piena a tutti quanti. Facci vedere che sei libero anche dalle tue creature.

Scrivi un saggio, delle poesie, un ricettario, una guida agli amari svizzeri, un pamphlet… non credo sia un problema per te trovare un editore per un lavoro ‘fuori regola’ e comunque ci sono sempre gli e-book e le autoproduzioni.

Che ne dici? Si va?

Alan D. Altieri – Killzone

Alan D. Altieri (Sergio Altieri)

Killzone – autostrade della morte

TEA Edizioni

(tutti i racconti, terzo volume)

2010

ISBN 978-88-502-2159-2

Euro 12,00 – pp. 262

Risvolto di copertina:

Nella galleria dei personaggi di Alan D. Altieri, in questa schiera di donne e uomini perduti che calcano una terra corrotta e malata, un posto di primo piano spetta a Russel Brendan Kane. È proprio alla figura mitica del master sniper, tiratore scelto dello Special Air Service è dedicato questo nuovo volume che raccoglie sei racconti: Dry Thunder (l’inedito che Altieri ha scritto apposta per l’occasione), Monsone, Joshua Tree, Il giorno dell’artiglio, Family Day e Zona Zero.

Eroe solitario e tormentato, fermo sull’orlo dell’abisso futuro e inseguito dagli spettri del passato, Kane ha attraversato tutti i campi di fuoco per scoprire che nell’istante della distruzione ogni distinzione, ogni ragione si annulla. Ma non è soltanto un gelido ‘terminatore’ di individui e situazioni, anzi. Perché, come ci ricorda il suo creatore, “Russel Kane è medico. Giuramento di Ippocrate da un lato, proiettili ad alta velocità dall’altro, preservazione della vita a destra, apoteosi della morte a sinistra. Questo cuore di tenebra, che più inestricabile non potrebbe essere, costringe Russel Kane nella ugualmente inestricabile contraddizione di ‘eroe bruciato’”.

L’eroe nero che è sceso all’inferno e ne è tornato…

Riferimenti internet:

http://www.tealibri.it/scheda.asp?idlibro=4721

http://it.wikipedia.org/wiki/Alan_D._Altieri

http://alanaltieri.forumfree.it

Recensione flash:

Il volume è un buon modo per recuperare, a un prezzo decente, i racconti dell’autore apparsi negli anni in varie pubblicazioni. Per chi segue la saga di Russel Kane il brano inedito (Dry Thunder) di per sé vale l’acquisto.

Voto finale (complessivo antologia): 07,00 / 10,00.

 Recensione:

Prosegue la pubblicazione presso TEA dei volumi che raccolgono la produzione breve di Sergio Altieri, questo è il terzo volume che è dedicato in maniera monotematica al personaggio Russel Brendan Kane (serie di romanzi ‘Sniper’, pubblicati per Segretissimo Mondadori e in seguito ristampati per TEA). Rispetto ai precedenti volumi (Armageddon e Hellzone) c’è una gemma, un racconto che si colloca direttamente alla fine del terzo, per ora ultimo, romanzo della serie per spiegare come sia stato possibile per il protagonista uscire con le sue gambe da una situazione apparentemente impossbile (Dry Thunder). Il resto del volume, cinque racconti, ci mostra il tiratore scelto più pericoloso mai inventato al servizio altrettante missioni, una più nera dell’altra.

Le coordinate fondamentali di questi episodi sono le stesse, ripetute fino a mostrare la corda di queste storie brevi. Il protagonista si confronta con un campionario di feccia, gli viene affidato un compito in linea con la sua fama, termina il lavoro spazzando via la suddetta feccia. Le altre costanti sono l’ormai leggendario fucile ‘Moloch’ e un uso del linguaggio sempre più cinematografico.

Nota bullonara: il calibro .400 Alaskan attualmente non esiste. Dovrebbe combinare le caratteristiche del .338 Lapua con quelle del .50 BMG; perché dico attualmente? Perché in questo caso la finzione sembra precedere la realtà, ci sono ricerche in corso per arrivare a quel genere di performance.

Altieri sta utilizzando questi racconti per arrivare alla cesura tra i suoi tre cicli narrativi moderni, ovvero il ciclo di Los Angeles (prevista pentalogia), quello già citato dello Sniper (tre volumi più uno programmato) e i due volumi del prossimo futuro (Kondor e Ultima Luce). Ogni storia aggiunge un pezzetto, una tessera a un puzzle che mostra un mondo condannato senza speranza di redenzione. Ogni cosa è destinata a mostrare il suo lato peggiore, la sua oscurità. Il sesso sempre più deviato e contorto, i media sempre più allucinati, l’economia che lascia dietro di sé sempre più miserabili, la logica della jungla che trionfa tra inquinamento, pandemie e guerre sempre più insensate.

Ultima nota sul linguaggio, vero marchio di fabbrica dell’autore, che sta attraversando una trasformazione progressiva che stento a trovare equilibrata. La scansione del periodo, spesso ridotto a frasi brevissime che richiamano la poesia, l’abuso (siamo oltre l’uso) del linguaggio di strada stile gangsta, il ripetersi di schemi di frasi messi in bocca a tutti i tipi di personaggi… sono tutti fattori che da caratterizzanti stanno diventando devianti. Se il genere del techno thriller o del noir si sposa benissimo con le immagini che Altieri sa suscitare e descrivere in maniera minimale è altrettanto vero emerge la sensazione di avere personaggi meno definiti rispetto al passato e che in particolare ogni vicenda stia diventando pretesto per veicolare sempre lo stesso schema.

Aspetto il Maestro di nuovo alla prova del romanzo, so che ha progetti in cantiere dalle possibilità notevoli. Speriamo!