Coin-op blog

Negli ultimi giorni si è ragionato sul ruolo del blogger, usando come punto di partenza alcune dichiarazioni della neo direttrice dell’edizione italiana dell’Huffington Post (edito dal gruppo L’espresso). In pratica la nuova testa sta arruolando un numero consistente di blogger, alla fine saranno circa 600, per fornire i contenuti alla testata, il tutto senza retribuzione.

A far rumore il concetto espresso dalla direttrice, Lucia Annunziata, secondo la quale quanto scrivono i blogger non può essere giornalismo ma soltanto opinioni, ovvero (sempre secondo lei) materiale privo di un suo valore intrinseco. Da qui la scelta di non retribuire, in nessun modo, i blogger collaboratori della testata. Il tono delle parole dell’Annunziata è parso sprezzante a molti, me compreso, il che pare sottointendere un paragone tra giornalisti e blogger che è del tutto privo di senso.

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Recensire o litigare?

Recensire un testo sta diventando qualcosa di strano. Ci sono stati dei flame recentemente a proposito della modalità con cui si può esprimere il proprio parere, su cosa sia giusto o sbagliato cercare in un libro e su come proporre il libro all’attenzione dei propri lettori.

Gli interrogativi li trovo tutti giusti ma passare dalla discussione, magari accesa, al confronto a suon di insulti mi sembra un passare dalla parte del torto perdendo completamente di vista l’obbiettivo di partenza, ovvero recensire un testo.

C’è stato un momento, non so quando, in cui si è passati dal discutere dell’oggetto della recensione al trattare il modo con cui la recensione viene fatta. Attenzione, non mi riferisco solo ai soliti noti né voglio prendermela con qualcuno in particolare; è il cambio di soggetto che mi rende perplesso. Se si vuole esaminare o disaminare in maniera approfondita un qualsiasi libro lo si può fare in tante maniere ma quando si passa più tempo a citare questo o quel manuale invece che trattare dei contenuti o della forma del libro per me c’è qualcosa che non va.

Il libro diventa un pretesto per sostenere una tesi o per discuterne delle altre. Fattibile, certo. Mi pare che sia altrettanto discutibile. Se leggo una recensione è perché voglio capire se quel particolare libro è scritto bene, se parla di argomenti che mi interessano, se l’autore (o l’autrice) ha scritto altri testi, come poter reperire l’opera e a che costi. Trovare n-mila commenti su un post in cui una minima parte è in tema e il resto è riconducibile a un confronto tra utenti per me è fuorviante.

Ovviamente si può far scattare un flame o una flame war su qualsiasi cosa, sappiamo altrettanto bene che chi si diverte a fare il troll in giro non ha bisogno di particolari pretesti per esercitare le sue facoltà. Il punto però rimane quanto spazio si vuole dare a questo genere di cose. Il vecchio don’t feed the troll rimane un buon modo di fare, anche in presenza di personaggi estremamente insistenti. Se si esercita la moderazione dei commenti diventa anche più facile tenere sotto controllo le deviazioni.

La domanda di fondo rimane, a chi servono questi flame? Non a generare traffico, i blog in questione sono di norma molto frequentati. Mi sembra anche strano che ci sia una sorta di esigenza legata alle polemiche o che sia semplicemente una grande disponibilità di tempo da perdere. Cui prodest?