Italy and the Corruption Perception Index

You know, here in Italy we got a long and established relationship with the concept of corruption.

We could say that we set the whole stuff into a more organized machine back in the times of the Roman Empire and then carrying on such a damned tradition thru the Dark Ages and then to the modern world. I’m not exactly happy about that, let’s say that I’m trying to contain my rage in a box made of cynicism.

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Classifiche internazionali: World Economic Forum

Tra gli enti che si occupano di “misurare” il mondo c’è anche il World Economic Forum che ogni anno pubblica una serie di classifiche e report di argomento prettamente economico. Per intenderci, il WEF è quello del forum annuale a Davos (SVI).

La veste che vogliono avere è quella dell’ente indipendente, viene comunque visto come un’emanazione del mondo economico/industriale dato che è finanziato da mille imprese (il cui livello di associazione e contribuzione varia in funzione della partecipazione alle attività). L’organizzazione viene spesso presentata come espressione della parte peggiore della globalizzazione, intendendo con questo il dominio delle ragioni economiche sui diritti e le leggi nazionali.

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Il prezzo della corruzione

Torno all’argomento delle classifiche internazionali che avevo trattato qualche post fa (qui) per una considerazione sull’impatto che queste notizie possono avere per un paese come il nostro. Utilizzo una delle classifiche più citate dai media, quella sulla percezione del livello di corruzione (Corruption Perception Index) stilata da Transparency International.

Transparency International – CPI – serie storica delle posizioni italiane a partire dal 1998

1998 – 39esimo posto (su 85 posizioni)

1999 – 38esimo posto (su 99 posizioni)

2001 – 29esimo posto (su 91 posizioni)

2002 – 31esimo posto (su 102 posizioni)

2003 – 35esimo posto (su 133 posizioni)

2004 – 42esimo posto (su 145 posizioni)

2005 – 40esimo posto (su 158 posizioni)

2006 – 45esimo posto (su 163 posizioni)

2007 – 41esimo posto (su 179 posizioni)

2008 – 55esimo posto (su 180 posizioni)

2009 – 63esimo posto (su 180 posizioni)

2010 – 67esimo posto (su 178 posizioni)

2011 – 69esimo posto (su 182 posizioni)

Nota: il numero delle posizioni varia in funzione di quanti ex aequo compaiono nella classifica, le rilevazioni sono sempre globali.

Penso sia facile dedurre che perdere 30 posizioni nell’arco di pochi anni sia sintomo di una condizione in rapido peggioramento, nonché di una distanza sempre maggiore tra il nostro paese e i partner europei. Difficile anche non pensare che un fattore come questo non sia pesante nella considerazione di chi dall’estero voglia investire in Italia. 

Il peso della corruzione nel nostro paese viene attualmente valutato in sessanta miliardi di Euro all’anno ma questa cifra, pur impressionante, non è il lato peggiore della cosa. Quello che ci danneggia di più è lo squilibrio competitivo, la costante che distorce qualsiasi livello di appalto e rende la reputazione del nostro paese poco più di una barzelletta.

Tra i nostri partner europei (intendendo con questa definizione l’Europa a 27 stati) l’unico ad avere un livello di corruzione maggiore del nostro è la Grecia che non a caso è sprofondata in una sorta di default tecnico che ha fatto scattare il pagamento dei famigerati CDS (Credit Default Swap) per svariati miliardi di Euro. Ma come risultava la Grecia nelle classifiche CPI?

Transparency International – CPI – serie storica delle posizioni greche / italiane a partire dal 1998

1998 – 36esima (su 85 posizioni) Italia 39esima

1999 – 36esima (su 99 posizioni) Italia 38esima

2001 – 42esima (su 91 posizioni) Italia 29esima

2002 – 44esima (su 102 posizioni) Italia 31esima

2003 – 50esima (su 133 posizioni) Italia 35esima

2004 – 49esima (su 145 posizioni) Italia 42esima

2005 – 47esima (su 158 posizioni) Italia 40esima

2006 – 54esima (su 163 posizioni) Italia 45esima

2007 – 56esima (su 179 posizioni) Italia 41esima

2008 – 57esima (su 180 posizioni) Italia 55esima

2009 – 71esima (su 180 posizioni) Italia 63esima

2010 – 78esima (su 178 posizioni) Italia 67esima

2011 – 80esima (su 182 posizioni) Italia 69esima

Come si può notare fino al 1999 la Grecia aveva una reputazione migliore della nostra. Solo dopo il 2000, dopo i notevoli sforzi fatti per l’adesione alla moneta unica si cominciano a sentire i primi accenni di possibili manovre sui conti pubblici ellenici, voci poi rivelatosi purtroppo vere qualche anno dopo. Va comunque fatto notare come in alcuni anni successivi (2004, 2005, 2008) non ci sia poi molta distanza tra le posizioni italiane e quelle indicate per la Grecia.

Dato il fresco esempio dato dal caso greco e le costanti tendenze della speculazione internazionale ad attaccare l’area Euro (stanno pestando il Portogallo in queste ultime settimane) appare chiaro come si debba agire con grande decisione per ridurre fortemente l’impatto della corruzione nella nostra economia. Per quanto possa sembrare strano, l’influenza del crimine organizzato non è poi marcata nel fenomeno in Italia. Il malcostume si è sviluppato a tutti i livelli come ci dicono le inchieste della magistratura e i rapporti della Guardia di Finanza.

L’unica possibilità è data da un massiccio sforzo della pubblica opinione, modificare il sentire i corrotti come “furbi”, smetterla di cercare scorciatoie quando ci si rivolge ai vari ambiti della PPAA. Per esperienza personale posso affermare che la via giudiziaria, specialmente nel civile, è molto lunga come tempi ma che nel complesso il sistema funziona. Tocca perseverare, tirare dritto di fronte a chi cerca di indicarci vie illecite o meno che legali.

Classifiche internazionali

Sui giornali o sui media capita spesso di vedere citate le classifiche internazionali, spesso per rimarcare che il nostro paese è mal piazzato rispetto ai nostri alleati europei o che siamo ai margini del primo mondo in qualche categoria. Fornire un panorama esaustivo di tutti gli indici internazionali è impresa superiore alle mie forze, mi sono ripromesso invece di focalizzarmi di quando in quando su alcuni di queste classifiche per scendere più sul dettaglio. Per questo post mi limito ad approfondire quanto proviene da due ONG molto conosciute, Transparency International e Freedom House.

Transparencty International è un ente fondato nel 1993 con sede a Berlino e ramificazioni in settanta paesi tra cui l’Italia. Dal 1995 pubblicano il report sul livello di percezione della corruzione (CPI) e dal 1999 il report sul livello di mazzette offerte dalle multinazionali per fare affari (BPI). Per entrambe le cose l’ente è stato pesantemente criticato per la metodologia scientifica utilizzata e per differenze di trattamento tra paesi del primo mondo e nazioni “emergenti”. Anche in questo caso nel nostro paese si è parlato soprattutto del primo indice, specialmente in relazione alla nostra differenza di performance rispetto ai nostri partner europei.

Corruption Perception Index 2011, Transparency International (CPI)

Italia: sessantanovesima posizione, pari merito con Ghana e Macedonia. Prima della classifica la Nuova Zelanda, ultima la Somalia (182esima posizione).

Bribe Payers Index 2011, Transparency International (BPI)

Italia: ottava posizione, al primo posto gli USA e all’ultimo gli UAE (28 paesi presi in considerazione).

Freedom House è un ente americano creato nel 1941 che ha forti collegamenti con il governo federale, al punto da essere visto in alcuni casi come una longa manus della politica estera USA. Ha come obbiettivi l’espansione della libertà nel mondo attraverso i sistemi democratici, il predominio della legge e piena libertà di espressione, associazione, fede e rispetto per i diritti delle donne e delle minoranze (traduzione in libertà di quanto appare nel loro sito web). Ogni anno pubblicano dei report nei quali vengono misurati i livelli di libertà per ogni paese del mondo, suddivisi per categorie. Inoltre pubblicano documenti relativi a paesi arrivati a dei bivi significativi (countries at the crossroads) per descriverne la situazione. Sui media italiani risalta in particolare la definizione ‘partly free’ (parzialmente libera) attribuita alla libertà di stampa, fortemente osteggiata dai partiti di centro-destra. Suggerisco la lettura del report sul futuro del nostro paese, anche per vedere come sia necessario ricapitolare tutta la storia post fascismo dell’Italia per renderla comprensibile agli stranieri.

Freedom in the world, Freedom House,

Italia: free

Freedom in the Net, Freedom House

Freedom of the Press, Freedom House

Italia: partly free

Countries at the crossroads, il rapporto che riguarda l’Italia