Lost Heroes – it’s finally out!

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What day is today? It’s the right day to unleash a new story on the market, to show you the second issue of my ongoing “Ghosts Of War” series.

New issue and the same team. Elena Betti created another wonderful cover, Davide Mana provides insight and editing, it’s up to me to tell you another story.

This one is takes place in the space between Venus orbit plane and Mercury’s own. Here you will two young Indian spacemen, ready to get the choice of their lives while recovering a wartime wreck. But there’s more, of course. Two different warships, engaged in a cat-and-mouse chase. And…

We have ghosts, ready to do whatever it takes to get a grip on the living. And…

We have secrets. Of the worst kind. And…

We have war veterans. People who are not afraid to put everything at stake to accomplish their mission.

Well, it’s time to go shopping and here’s the LINK!

A celebration for the long shadows

Three men. Three legends. A day to speak about the immense power of imagination and a little post to pay homage to countless authors, film makers and artist that gave me something with their talents in the last three decades.

I’m talking about Peter Cushing (born May, 26 1913), Vincent Price (born May 27, 1911) and Christoper Lee (born May 27, 1922). If do not know who this gentlemen are please abandon this blog and never come back, thank you.

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Top 5: Maestri di scrittura

Lo sapete, ogni tanto scatta un meme. O un sub-meme, categoria ancora più infida. Dopo aver letto il post di Alessandro Girola dedicato ai suoi cinque maestri di scrittura (qui) e la risposta di Davide Mana (che qui ne cita nove, ma va bene lo stesso) anche io dovevo farmi sentire, entrare nel gioco. Volendo essere preciso devo dire che non si tratta solo di come scrivono i “miei” cinque ma anche e sopratutto per quanto le loro opere mi hanno dato in passato e continuano a darmi anche ora. Io non posso definirmi scrittore, nè ho questa ambizione per il futuro. Ma mi piace giocare con le parole ed ho intenzione di continuare.

Eccoci qui, si parte con la top 5!

Emilio Salgari rappresenta la mia giovinezza e una sorta di primo amore narrativo. Non scriveva bene e con gli occhi di oggi i suoi “riempitivi” e le sue approssimazioni storiche, logiche e geografiche fanno sorridere. Ma aveva una grande forza evocativa e una conoscenza istintiva dei meccanismi di base della narrativa. Difficile rimanere del tutto indifferenti ai suoi lavori migliori o non ricordare personaggi iconici come il Corsaro Nero.

Rappresenta qui anche tutta una generazione di scrittori, troppi per rammentarli tutti, che ha fatto da cesura tra l’800 e il ‘900, dando finalmente un respiro narrativo a un mondo che aveva cancellato la dicitura “terra incognita” dalle mappe.

David Gemmell è qui per rappresentare il modo che preferisco di approcciare il genere fantasy. Poca magia, molto sangue-sudore-lacrime. Capace di citare i classici nello spirito e nella lettera, di mettere il lettore dalla parte di personaggi perlomeno discutibili, di creare un suo mondo (mi riferisco all’ambientazione del ciclo dei Drenai) condivisibile anche da lettori appartenenti ad altre culture. Aveva la capacità di spaziare tra elementi SF a cose rubate dai romanzi storici, passando senza pietà tutto sotto il filtro di un grande pragmatismo.

Harry Turtledove appartiene per me alla categoria dei creatori, dei bardi. Nessuno si è dimostrato in grado di utilizzare la storia come lui per produrre narrativa di buono, spesso ottimo, livello. E’ un autore molto commerciale, spesso in grado di allungare il brodo come nessun altro per creare trilogie dove sarebbe bastato un buon romanzo. Anche nelle sue cose peggiori però rimane a un livello linguistico e logico elevato, una sorta di standard che lo colloca parecchio al di sopra della concorrenza. Al suo meglio fa veramente male.

Raymond Chandler rappresenta qui tutto il settore, enorme,della narrativa gialla/thriller/noir che ho divorato nel corso di decenni. Stile di scrittura mostruoso nella sua apparente semplicità, una cifra stilistica che traspare anche dalle traduzioni peggiori. Chandler descriveva la natura umana, descritta ad occhi socchiusi per non fare trasparire emozioni in eccesso. Esprimeva grande ritmo senza apparenti forzature, era ingrado di rendere interessante anche le cose più banali. Riscoprirlo in lingua originale è stato impressionante.

Sergio Altieri, in arte Alan D. Altieri, è il mio scrittore preferito dagli anni ’90. Grande ammiratore di Chandler, uno dei pochi a cercare di esprimere attraverso il linguaggio una cifra originale. Ho riletto un minimo di dieci volte ogni suo libro, trovando spesso un modo diverso di vivere le vicende descritte.  Non è un autore da mezze misure, lo si ama o lo si detesta. Sceneggiatore, traduttore, editor ma sopratutto grande narratore di vicende giocate a un passo dal baratro dell’animo umano, di scelte nere e di personaggi al limite.

Bastano? No? Pazienza, se ne volete altri dovrete aspettare la prossima volta.

Due minuti a mezzanotte – si comincia!

Ci siamo, il nuovo round robin è cominciato. Con la prima parte pubblicata da Alessandro Girola la campagna narrativa “Due minuti a mezzanotte” ha iniziato la sua corsa, destinata a proseguire con un diverso autore ogni settimana per i prossimi mesi.

Malgrado qualche dubbio dell’ultima ora almeno trenta narratori si alterneranno per fare proseguire una storia che parte da una caratterizzazione forte e di cui non è possibile prevedere l’evoluzione. Faccio parte della squadra anche io, con un ruolo per me inedito ovvero quello di chiusura.

Toccherà a me raccogliere i vari filoni narrativi, potare senza pietà quelli che giudicherò essere rami secchi e dare l’ultimo colpo di spada, il colpo di grazia. Quello che spero, lo dico nell’interesse di tutti, è che i colleghi che mi precederanno si parlino tra di loro, che diano uno spazio ampio alle loro trame.

Avere un limite di 1000 parole complica parecchio la vita, specialmente se non si è abituati a disciplinare la propria maniera di scrivere. Durante la “Sick Building Syndrome” promossa da Davide Mana quando è toccato a me ho dovuto ridurre di 200 parole circa il contributo che avevo scritto e non è stato semplice.

Ora tocca aspettare. Leggere man mano, prendersi appunti. E continuare a passare la pietra sulla lama, senza fretta.

Top5 – Italia 2022

OK, è ufficiale. Il meme delle top5 ha generato un altro meme, dritto dalla penna di Davide Mana. Immaginare cinque (facciamo sei, dai!) scenari per il 2022. Herr doktor l’aveva pensato per i singoli, poi Alessandro Girola mi ha sfidato a portare la situazione sull’intero paese.

Il meme nasce qui.

Quindi tocca aprire la mente e portare avanti il calendario. Ladies and gentlemen, here we go.

Scenario uno, 2022 benvenuti nel terzo mondo.

Probabilità: bassa.

Alla fine non ce l’abbiamo fatta. il ceto politico-gerontologico e le sue clientele hanno concluso la loro brillante missione di disfacimento di un paese e siamo finiti per terra. il brutto è che la nostra caduta ha travolto prima l’euro e poi il resto dell’economia mondiale, causando una recessione che fa impallidire qualsiasi precedente conosciuto. Il nome “Italia” è diventato sinonimo di fallimento e la diaspora dei nostri connazionali ha sorpassato quella di inizio ‘900. In compenso siamo diventati un narcostato, una via di mezza tra un paradiso fiscale e una zona di industrializzazione senza regole. Siamo messi peggio del Messico del 2012, tanto per capirci. Chi poteva se ne è andato da un pezzo, gli altri cercano un angolo pacifico in cui tirare avanti.

Scenario due, 2022 benvenuti nel nulla.

Probabilità: bassa.

Ancora una volta Tomasi di Lampedusa ha avuto ragione. Sono cambiate le sigle dei partiti, sperimentate tre leggi elettorali diverse e mescolate le carte più volte negli enti statali e nelle poche aziende ancora rilevanti del paese. Il tutto per continuare a vedere le stesse facce, salvo alcuni decessi intervenuti nel frattempo. La pressione fiscale aumenta lentamente, le norme diventano sempre più bizantine e la coda nei tribunali sempre più lunga. Abbiamo vinto i mondiali di calcio un’altra volta e il consumo di derivati della cocaina è trasversale all’intero spettro sociale. Siamo saldamente ancorati alle posizioni basse di tutte le classifiche per istruzione, libertà di stampa e facilità di fare impresa. Il metodo Marchionne sta facendo presa in tutte le grandi aziende.

Scenario tre, 2022 in medio stat virtus.

Probabilità: media.

Eppur si muove, frase apocrifa attribuita a Galilei, descrive bene il paese. Ogni anno i dati di evasione e elusione fiscale calano, un poco alla volta. Ogni anno sale leggermente il numero degli occupati e le differenze di retribuzione uomo/donna si stanno appiattendo. Cresciamo poco ma abbiamo cessato di essere il fanalino di coda dell’Unione Europea, il cambio generazionale sta facendo riprendere quota al concetto di “civismo”. Rimane pressoché sconosciuto il concetto di riforme, in pratica i cambiamenti arrivano dall’adeguamento delle norme e ai trattati europei.

Scenario quattro, 2022 l’alternativa siamo noi.

Probabilità: media.

Ci abbiamo messo tanto ma alla fine abbiamo capito. Prendendo le mosse dal’ennesima serie di scandali abbiamo svecchiato in maniera pesante la classe dirigente e avviato un meccanismo a valanga che ha finito per trascinare verso il dimenticatoio una generazione di boiardi di stato. Il servizio pubblico RAI è diventato un caposaldo della scena culturale italiana e dopo essere stato sottratto alla mano politica ha finito per generare anche profitti. Un lento processo di aggregazioni sta riducendo il nanismo imprenditoriale, spinto finalmente da una politica nazionale che vincola gli investimenti e le commesse di stato ai cambiamenti della cultura aziendale. La precarietà estesa è stata progressivamente portata al livelo medio europeo grazie al semplice espediente di far costare un’ora di lavoro precario più di un’ora di lavoro a contratto stabile. Il nostro ruolo naturale di ponte nel Mediterraneo ci sta facendo giocare un ruolo da protagonista nella creazione della zona economica nordafricana.

Scenario cinque, 2022 un posto in prima fila.

Probabilità: bassa.

Alla fine qualcuno ha fatto i conti. 120 (evasione) + 60 (corruzione) + 200 (crimine) fanno 380 miliardi di euro all’anno, cifre del 2012, che distruggono il bilancio nazionale. In dieci anni si è fatta una battaglia spietata, tutta sulla cultura, per arrivare a stroncare le pastoie che avevano affossato l’Italia in passato. Questo ha portato ad emarginare dal tessuto sociale, a tutti i livelli, chi non rispettava le più elementari regole di convivenza sociale (come pagare le tasse, per esempio). Proprio dalla cultura e dall’arte, dal paesaggio e dalla bellezza, si è ripartiti per avere le risorse necessarie per modernizzare finalmente il funzionamento dello Stato. Dopo aver rottamato le idiozie celtiche della Lega il concetto di autonomia si è spostato sulle piccole comunità, ovvero sulla gran parte degli 8200 comuni italiani, dove portare il focus sulla microgenerazione e il totale superamento del digital divide ha consentito la nascita di migliaia di progetti innovativi.

A questo punto dovrei aver finito, giusto? E’ una top5 e le cinque posizioni le dovreste avere lette. Invece no, c’è il sesto scenario giusto per stare nelle regole del meme.

Scenario sei, 2022 ad astra!

Probabilità: minima.

Rotto l’argine del cambio generazionale e adottata come regola base l’assoluta assenza di conflitti di interesse pena l’azzeramento dei consigli di amministrazione l’Italia si è trovata nella solita necessità di crescere senza avere grandi risorse economiche o materie prime da sfruttare. Abbiamo aperto le porte al settore della ricerca medica e farmaceutica, prendendo nel nostro paese tutte le produzioni a basso costo destinate all’oblio dalle multinazionali e abbracciando la causa delle malattie rare. La direzione è quella dei nostri punti forti, etici o no che siano. Patrimonio artistico, protezione del territorio, agricoltura a impatto zero, microgenerazioni energetiche, riciclaggio e riutilizzo, azzeramento del digital divide, progettazione e realizzazione di armamenti, robotica, bioingegneria e biotecnologie.

Non siamo proprio stati dei bravi bambini. La cyberwar che abbiamo scatenato contro tutti i paradisi fiscali ha lasciato parecchi strascichi, in particolare con la Svizzera. In compenso le liste di evasori che abbiamo distribuito per il mondo hanno causato una strage fiscale mai vista prima. San Marino è praticamente fallita dal punto di vista bancario e lo IOR è stato messo sotto accusa da mezzo mondo. Siamo entrati in urto anche con il nostro alleato più ingombrante, gli USA. Accogliere la Turchia nelle UE, processo che abbiamo facilitato al massimo, non è piaciuto a Washington ma non è nulla di fronte al processo di aggregazione economica che stiamo favorendo dal Marocco al Libano. Dopo l’euro vedere nascere il dirham transnazionale, con ampia possibilità di espandersi a tutto il Medio Oriente, ha fatto scattare le sirene di allarme di tutte le super potenze.

Gabriel Hunt – Among the Killers of Men

Nota per i naviganti: per l’intero mese di ottobre 2011 tutti i post di questo blog riporteranno come prima parte queste righe per ricordare che è possibile votare per il concorso SF qui fino alle 23.59 del giorno 31 di questo mese. Modalità di voto e lista delle proposte sono contenuti nel post linkato.

Gabriel Hunt (David J. Schow per questo libro)

Among the Killers of Men (2010)

Leisure books

pp.265  – $ 6.99

ISBN 978-0-8439-6256-7

(contiene una preview del volume “Through Napoleon’s Web”)

Quarta di copertina.

From the towers of Manhattan to the jungles of South America, from the sands of Sahara to the frozen crags of Antartica, one man finds adventure everywhere he goes: Gabriel Hunt.

Backed by the resources of the $100 million Hunt Foundation and armed with his trusty Colt revolver, Gabriel Hunt has always been ready for anything – but is he prepared to face…

THE KILLERS OF MEN

The warlord’s men came to New York to preserve a terrible secret – and left a dead body in their wake. Now Gabriel Hunt in on their trail, a path that will take him to the treacherous alleyways and rooftops of Shangai and a showdown with a madman out to resurrect a deadly figure from China’s past…

Recensione flash.

Romanzo parte di una serie di sei titoli, tutto giocato sul ritmo e sull’azione. Se avete amato Indiana Jones, gli avventurieri dell’era pulp e sognate scoperte incredibili fa al caso vostro. Qualche difetto come scrittura, troppi infodump e qualche inconsistenza nella trama.

Voto: 06,00 / 10,00.

Recensione.

Questo romanzo viene fittiziamente attribuito al protagonista, Gabriel Hunt, in un gioco metanarrativo che trova eco nella narrazione (Hunt spiega all’antagonista che escono romanzi sulle sue avventure e che l’editore mette il suo nome in copertina per vendere di più) ma è stato creato come personaggio seriale da Charles Ardai. Si tratta del quinto volume della serie (lo si arguisce dal codice GH-005 sulla costa) ma lo si può leggere indipendentemente dagli altri, le premesse vengono illustrate durante i primi capitoli. Questo libro lo si deve alla penna di David J. Schow

Il protagonista è un avventuriero in stile pulp, un uomo il cui concetto di archeologia è molto vicino a quello di Indiana Jones. È pronto a menar le mani, a sparare ad alzo zero, a innamorarsi di donne misteriose, a recarsi dovunque nel globo pur di raddrizzare un torto o risolvere qualche mistero. Ricorda qualcuno?

La famiglia Hunt è decisamente interessante. Detto di Gabriel l’avventuriero abbiamo il fratello minore, Michael, che ricopre il ruolo di studioso e di amministratore della fondazione Hunt e una sorellina, chiamata Lucifer da genitori estrosi, specializzata nel ruolo di personaggio ai margini della società e utilissima per dare il calcio di inizio all’avventura. I genitori sono misteriosamente scomparsi pochi anni prima, lasciando un patrimonio di cento milioni di dollari e un’eredità di libri e appunti delle loro ricerche di tesori archeologici sparsi per il globo.

È proprio Lucifer che coinvolge Gabriel in questa avventura. La sorella della sua compagna è stata assassinata e quest’ultima, una rocciosa ex pilota di elicotteri di nome Mitch, vuole partire verso la Cina per vendicarla dal momento che il responsabile pare essere il misterioso datore di lavoro della ragazza. Ma c’è di più, altra benzina per il fuoco narrativo. Il cattivo della situazione è sulle tracce di una scoperta archelogica di grande importanza, uno dei misteri a cui i suoi genitori si erano interessati prima di scomparire.

In Cina la situazione si complica. Sulle tracce del misterioso Cheung c’è anche una bellissima assassina, il cui cammino è destinato a incrociare quello di Hunt e di Mitch. A Shangai si sta svolgendo una partita mortale tra i boss del crimine organizzato e Cheung sta giocando tutte le sue carte per emergere come l’unico dominatore della città. Tra colpi di scena e combattimenti furibondi Gabriel dovrà inventarsi sempre nuovi modi di salvare la propria vita e di prevalere sulle trame del criminale.

Come avrete intuito, qui non si scherza. Pulp a tutta birra, psicologia dei personaggi lasciata decisamente sullo sfondo salvo pochi casi, stereotipi in campo a piena forza. Se poi ci aggiungiamo dei blocchi di infodump stile macigno, sganciati senza pietà sul lettore indifeso, sembra difficile non solo assegnare una sufficienza a questo libro ma anche leggerlo fino in fondo.

Eppure ha il suo fascino, proprio perché ricalca cose già viste con molta energia. Il tutto suona familiare, quasi fosse una vecchia storia divertente che si sente raccontare per l’ennesima volta. Gli elementi del romanzo avventuroso ci sono tutti e anche le cose completamente fuori quadro o imprecise rimangono sullo sfondo, quasi fossero blooper di una serie televisiva.

Non arrivo a raccomandare l’intera serie, non se parla nemmeno, ma considero leggibile questo testo e lo metto sul livello di certi film di serie B che ogni tanto si vedono passare in televisione. Godibile, specialmente se avete con voi un paio di birre gelate.

La serie non mi risulta essere stata tradotta od opzionata in Italia.

Nota bene: devo questo libro a Davide Mana che me ne ha fatto pervenire una copia in dono tramite le sempre avventurose Poste italiane, grazie quindi a lui per questo viaggio in territori esotici. Spero di ricambiare presto!

Due parole sul round robin

Nota per i naviganti: per l’intero mese di ottobre 2011 tutti i post di questo blog riporteranno come prima parte queste righe per ricordare che è possibile votare per il concorso SF qui fino alle 23.59 del giorno 31 di questo mese. Modalità di voto e lista delle proposte sono contenuti nel post linkato.


Vi ricordate dell’esperimento di scrittura collettiva Sick Building Syndrome? Avevo promesso qualche riflessione in merito (il link lo trovate nel blogroll per dare un’occhiata) e adesso che il secondo livello segreto è stato messo a disposizione è un buon momento per mantenere la promessa.

Secondo livello segreto? Che cosa vuol dire? Andatevelo a vedere sul blog di Davide Mana, sempre nel blogroll, per avere i particolari della cosa. Già che ci siete, guardate a cosa corrisponde il primo livello segreto di questo esperimento.

SBS ha funzionato secondo una struttura round robin. Il che significa che le 23 persone impegnate nel progetto si sono prese l’impegno di scrivere un capitolo-post ciascuno che rispondesse a un minimo di formattazione di base e hanno seguito l’ordine di successione che è stato stabilito all’inizio.

Poche regole e buon senso. Sono le condizioni ottimali per tentare un’esperienza del genere. Nei 23 giocatori-scrittori c’era un po’ di tutto, dal dilettante all’esordiente con qualche personaggio più esperto a colorare il mazzo. Il che da un lato ha garantito una vasta coralità di voci ma metteve sulla resa finale ombre notevoli dal punto di vista qualitativo.

Io avevo poca fiducia nel risultato finale, lo ammetto. Mi aspettavo defezioni di massa e un gran caos nel rispettare l’ordine di esecuzione. Quanto al lato narrativo, temevo che avrebbe deragliato da subito per poi andarsi a torcere in qualche lugubre sentina. Per essere sinceri al 100%, pensavo non si arrivasse in fondo.

Mi sono sbagliato, quasi del tutto. C’è stata una defezione e un singolo cambio di turno, con ritardi tutto sommato accettabili nella schedulazione del progetto. I partecipanti, chi più e  chi meno, sono stati presenti durante l’intero iter della narrazione, assicurando quindi un bel clima in cui esercitarsi.

Rimane lo scoglio qualitativo. Inutile negare che ci sono stati alti e bassi am devo far rilevare che la cifra media è stata interessante. Non aspettatevi punte di grande narrativa, quelle proprio no, ma ci sono diversi capitoli che mi hanno favorevolmente impressionato. Personalmente ho gradito più di tutti il secondo (a firma di Nick) e la conclusione (di Germano / Hell).

Il mio capitolo, l’ottavo, aveva l’ambizione di aprire alla vicenda l’ingresso di nuovi personaggi e metteva a disposizione dei successori la possibilità di agire di contrasto rispetto all’entità-casa con mezzi sia tradizionali che esoterici. Il contesto horror a me non è usuale e si è visto parecchio nel capitolo in questione, ciò non toglie che mi sono divertito a spendere un migliaio di parole e che la resa finale mi ha soddisfatto. In seguito i due personaggi che ho introdotto sono stati usati anche da altri, anche questo mi ha fatto piacere.

La conclusione? Esperimento pienamente soddisfacente, giocatori rispettosi e grande voglia di divertirsi. Chiedere di più sarebbe stato fuori luogo. Difetti? Avrei preferito più coordinamento in generale e regole più strette nello sviluppo, del resto si sa che sono un tenace bullonaro. Lo rifarei? Sì. Con un equipaggio del genere ripartirei anche subito.

Ragionare sulla fantascienza

Colgo le indicazioni di Davide Mana e Glauco Silvestri a proposito della SF in Italia per proporvi ulteriori riflessioni sulle possibilità di rilanciare questo genere nel nostro paese. In sintesi, Davide indica nella scarsa preparazione scientifica generale una difficoltà per proporre la SF più scientifica, nel senso che molti scrittori non hanno le basi per formulare scenari credibili o proiettare dall’esistente in un modo sensato; Glauco invece indica nella incapacità di suscitare il sense of wonder nei lettori dato il generale clima di depressione e disillusione è più in generale la difficoltà di suscitare nei lettori entusiasmo come c’era in passato per l’esplorazione spaziale.

n.b. la sintesi che ho operato è limitativa, entramb hanno articolato ragionamenti più ampi.

Il quadro che ne emerge non è confortante, specialmente se si intende la SF come space opera, come storie di esplorazione spaziale e/o di futuri fortemente condizionati dallo sviluppo di nuove tecnologie. Già alcuni sottogeneri come il cyberpunk e lo steampunk si sottraggono a una gran parte di questi problemi e il settore ucronico (specialmente nella versione distopica) può già essere considerato a parte. Proprio sulle ucronie è facile ricordare i buoni risultati del concorso indetto da Alessandro Girola lo scorso anno, già questo un indizio di come certi entusiasmi possono essere solo sopiti al momento.

Il clima italico in sé non è proprio favorevole all’ottimismo per i dati che tutti conosciamo. Ma, c’è sempre un ma in agguato, ci sono segni interessanti. La reazione dei nostri compatrioti alle ultime amministrative, i voti ai referendum, i ringhi dalla Rete verso l’AGCOM per me sono indizi di una ritrovata sensibilità popolare, di una voglia di impegnarsi che la parte migliore del nostro paese ha sempre espresso.

Per metterla giù brutale e ritornare all’argomento leggere/scrivere SF, non penso si possa coinvolgere chi di suo non legge in assoluto. Né credo sensato pensare di imporre in qualche modo un genere senza un supporto di marketing da paura. Io vorrei recuperare al genere tutti coloro che si sono allontanati verso altri lidi in questi anni bui e provare a rivolgermi ai giovani lettori, anche per dar loro storie dove i concetti di speranza e progresso siano significativi.

Ricordo con un certo imbarazzo di aver letto i YA di Asimov quando avevo 12-13 anni. La serie di Lucky Starr, tanto per capirci. Erano ingenui da morire, con falle logiche da farci passare un autotreno, ma per me funzionavano. Tutto sta nel raccontare in maniera onesta e nel portare idee che guardino avanti ai lettori. L’ennesimo vampiro in crisi esistenziale / prurito adolescenziale funziona perché permette al lettore o alla lettrice giovane di proiettarsi in problemi che capisce. Lo stesso tipo di cose che si possono inserire in un plot fantascientifico.

Sappiamo tutti di cosa abbiamo paura, cosa ci piace, cosa vorremmo dal nostro presente e dal nostro futuro. Non dobbiamo reinventare la ruota o il fuoco, quello che serve è far tirare su la testa al pubblico perché tornino di nuovo a guardare in alto.

Davide Mana – Il crocevia del mondo

Davide Mana

Il crocevia del mondo

Autoproduzione, Epub, 1.354 kb

In vendita a 0.99 euro qui.

Informazioni sul testo qui.

 

Di solito apro le recensioni con la quarta di copertina o il blurb di Amazon, giusto per presentare il volume in modo neutro rispetto al mio parere. In questo caso però, dal momento che si tratta di autoproduzione, spendo qualche parola direttamente.

Si tratta di un saggio, pensato per riepilogare una serie di articoli a firma dell’autore apparsi su uno dei suoi blog e mettere a disposizione dei lettori un quadro introduttivo delle storie e dei personaggi salienti del periodo tra le due guerre mondiali sulla mitica Via della Seta.

Recensione flash.

Un saggio scritto con la verve di un romanzo di avventura, una galleria di personaggi e di imprese che fanno sembrare i protagonisti dei film americani una massa di pupazzetti informi. Ottima bibliografia, peccato per una certa fretta nella confezione del testo (editor, chi era costui?).

Voto:  07,50 / 10,00.

Recensione estesa.

Abbiamo perso il concetto di avventura, la spinta ad esplorare le zone grige delle mappe per scoprire cosa si potesse nascondere nelle ultime zone inesplorate del nostro mondo. Davide Mana ci riporta a un’epoca molto vicina, quegli anni tra le due guerre mondiali che hanno visto l’ultima grande generazione di esploratori e avventurieri.  A dorso di cammello, di cavallo o di mulo, a bordo di automobili spartane o di treni blindati, fingendosi di volta in volta monaci, diplomatici o giornalisti una serie di personaggi incredibili ha frequentato quell’enorme zona di mondo  che va dalla Siberia alla Mongolia, dall’Afghanistan al Tibet.

Si tratta di un’umanità a dir poco sregolata. Nei termini moderni, spesso del tutto criminale. I musei di tutto l’Occidente sono pieni di tesori procurati da questi sciagurati e non di rado erano i loro primi finanziatori. Niente di nuovo ovviamente ma ripensare ora alle loro attività fa sorridere. Immaginate il pubblico degli anni ’30 affollare le conferenze, leggere i giornali o i libri scritti da questi borderline che mischiavano senza troppi problemi realtà e fantasia infilando nelle loro cronache creature o luoghi dal sapore mitologico. Cialtroni? La definizione può essere applicata per molti di loro, altri li si potrebbe definire visionari o semplicemente pazzi. Erano comunque ‘larger than life’, spesso così eccessivi da risultare caricaturali secondo gli standard attuali.

Questo saggio ha due difetti. Il primo è che risulta essere troppo breve, una settantina di pagine che lasciano con la fame di saperne di più. Il che raggiunge in pieno l’obbiettivo di spingere il lettore a informarsi per proprio conto (ottima la bibliografia in appendice). Il secondo difetto è la fase di editing che risulta essere carente. Troppi ‘typos’, qualche inversione di caratteri, ‘d’ eufoniche e altre piccolezze. Niente di decisivo ma nella lettura disturbano.

Cattive abitudini

Ci sto ricascando. Dopo aver bloccato 21 (ventuno) progetti per dedicarmi a uno solo, quel Goliath che trovate referenziato con una pagina per conto suo in questo blog, sto ripartendo con altre idee che non c’entrano nulla.

Tutto per non scrivere. Il che non sarebbe neppure un male, di schiribacchini ce n’è d’avanzo. Il problema arriva con le idee che spingono nel mio encefalo per uscire, tutte quante urlando ‘prima io!’.

Posso sempre dare la colpa agli altri, sostenere che è per la loro cattiva compagnia che mi allontano dalla retta via che porta a concludere i progetti. Per esempio è colpa di Davide Mana se sto considerando seriamente di proporre un ‘agile libretto’ per il Lemuria Social Club ed è parimenti colpa di Alessandro Girola, suo degno compare, se per il mini saggio in questione ho ripescato trenta file dai miei hard disk.

Che dire poi di Enzo Milano? Quel brutto mannaro che non è altro ha scatenato una rivoluzione del 1848 nel mio povero e indifeso cervello con la sua revisione delle Cinque giornate di Milano. Diavolerie su diavolerie, davvero. Andrebbero spiegate, descritte, disegnate? E chi lo fa, eh?

Il travaso delle responsabilità, sport davvero molto in voga in Italia, può proseguire senza problemi. Dal mio hard disk principale mi guarda in cagnesco la seconda parte delle avventure della Stone Cold Company e lo farà fino a quando non lo finirò. E qui la colpa tocca a Germano, a Gianluca Santini, Massimo Mazzoni e a tutti gli altri che hanno scritto spin off del Survival Blog. Massa di carogne che non siete altro.

Poi c’è una novel scritta al 60%, unica superstite di otto stroncate senza pietà. Un racconto fantasy che è il seguito di ‘Riti di passaggio’, arrivato al 40% della prima stesura. Di chi è la colpa? Uhm… aspettate un momento. L’11 settembre? I cinesi? La crisi economica? I nazisti in agguato sulla faccia nascosta della Luna?

Sappiate comunque che ci deve essere un complotto da qualche parte. Non ho capito ai danni di chi.