Coin-op blog

Negli ultimi giorni si è ragionato sul ruolo del blogger, usando come punto di partenza alcune dichiarazioni della neo direttrice dell’edizione italiana dell’Huffington Post (edito dal gruppo L’espresso). In pratica la nuova testa sta arruolando un numero consistente di blogger, alla fine saranno circa 600, per fornire i contenuti alla testata, il tutto senza retribuzione.

A far rumore il concetto espresso dalla direttrice, Lucia Annunziata, secondo la quale quanto scrivono i blogger non può essere giornalismo ma soltanto opinioni, ovvero (sempre secondo lei) materiale privo di un suo valore intrinseco. Da qui la scelta di non retribuire, in nessun modo, i blogger collaboratori della testata. Il tono delle parole dell’Annunziata è parso sprezzante a molti, me compreso, il che pare sottointendere un paragone tra giornalisti e blogger che è del tutto privo di senso.

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Le tre monete

Una delle novità più rilevanti della rete 2.0, quella attuale dominata dai social network e della ricerca dell’interattività, è la conferma di un tendenza pre esistente: l’utilizzo di tre diversi tipi di “monete” per fare business.

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La fantascienza ha bisogno di voi!

Ricevo in pubblico e in privato, fior di segnalazioni sullo stato della SF in Italia. C’è chi riferisce di resistenze culturali, chi di fenomeni francamente imbarazzanti, altri della difficoltà di far capire come si può scrivere fantascienza nel nostro paese in un momento come questo.

Tutte cose sensate, intendiamoci. Che chiariscono bene le coordinate del problema. La SF vende oggettivamente poco, ci sono pochi operatori che la pubblicano e quasi tutti gli editori preferiscono altri generi o sottogeneri che danno più redditività.

Il tutto in un contesto nazionale dove si legge poco, i prezzi sono generalmente alti e il combinato disposto di scarsa conoscenza della lingua inglese e digital divide incide sul pubblico potenziale. Se poi aggiungiamo la generale crisi economica che abbassa il livello di spesa disponibile abbiamo completato il quadro a tinte fosche dell’argomento.

OK, avete ragione. Ma io voglio comunque leggere SF in italiano. Senza piegarmi ai capricci di chi taglia parte del testo, senza accettare traduzioni scadenti (ottenute investendo pochissimo e forzando tempi imbarazzanti). Lo dico dalla condizione felice di poter leggere bene in inglese con accesso adeguato alla Rete. Lo dico perché la fantascienza deve avere diritto di cittadinanza anche in Italia.

Le case editrici sono eredità dell’800, chi di loro non riuscirà ad adeguarsi a questo millennio svanirà in una nuvola di polvere e di testi resi al macero. Sappiamo tutti che ci sono altri modi per diffondere buoni libri e per commercializzarli. Chi pretende di continuare ad avere un ruolo di gatekeeper come nel millennio scorso può urlare finché vuole ma non cambia nulla, siamo nel 2011 e il mondo andrà ancora avanti.

A chi scrive è richiesto di informarsi e di creare storie di grande respiro, a chi legge di sostenere questi artisti. Due termini dell’equazione, nessun filtro e nessun gatekeeper. Adesso si può. Il tutto in una bella atmosfera di comunicazione e rispetto reciproco. Se lo potete fare a casa vostra, sul posto di lavoro, nelle situazioni sociali in cui vi trovate, allora perché non riferito alla SF e al leggere?