Definizione di moderato

A settembre dello scorso anno mi ero divertito a riflettere su due termini estremamente abusati dalle cronache politiche (liberale e riformista, vedi qui), poi mi sono accorto che avevo tralasciato il lemma più travisato in assoluto: moderato.

Nel buffo e surreale mondo politico italiano pare che sotto l’etichetta “moderato” possa starci qualsiasi cosa, senza il benchè minimo rispetto di forma, sostanza e significati. Stando al dizionario Sabatini Coletti i significati sono questi:

(come aggettivo)

-1- di cosa, che rientra nei limiti d’una giusta misura (contenuto); di persona, lontano dagli eccessi (misurato)

-2- che, in politica, è lontano da tendenze radicali e spesso si colloca su posizioni centriste

-3- In musica, di movimento intermedio tra l’andante e l’allegro

(come sostantivo)

-1- Chi svolge o segue una linea politica lontana da estremismi

-2- In musica, movimento moderato

Dal momento che delle parole bisogna avere rispetto, nel senso che vanno usate in maniera corretta, è facile dedurre da quanto sopra che il lemma “moderato” non è poi così largamente applicabile. Usarlo come aggettivo contemporaneamente per comprendere il PdL (e relative frammentazioni), l’UDC, Forza Sud, FLI, la neonata lista pro Monti e movimenti come quello promosso da Montezemolo è perlomeno arbitrario, per non dire scorretto.

A voler essere gentili si potrebbero riconoscere delle eredità culturali che dovrebbero essere moderate, almeno in teoria. In pratica non funzionano troppo bene. E’ definibile moderata l’influenza politica e tematica della chiesa cattolico-romana? Si può definire moderata l’influenza che deriva dall’appartenere al partito popolare europeo? Si può infine ritenere moderata la discendeza politica dalla Democrazia Cristiana?

Per le tre domande di cui sopra a mio parere la risposta è no. Fin troppo facile definire strumentale e bigotta (quindi radicale come tendenza) l’influenza del clero romano (oltretutto voce di uno stato straniero, quindi per definzione non italiana); nei popolari europei c’è di tutto, compresi partiti con parecchi problemi sul piano dei diritti civili e della democrazia interna (quindi con tendenze estremiste); nella DC erano presenti massicce componenti di destra (quindi non moderate) e/o estremamente pronte nell’adeguarsi a qualsiasi dettame d’oltre Tevere (vedi il primo punto).

Nel linguaggio giornalistico e da lì in quello comune il danno pare essere già fatto, al punto da considerarlo irrimediabile. Moderato uguale politico non di sinistra, par di capire, o almeno lontano dal folklore della Lega Nord e dal vociare degli extra parlamentari.

Tuttavia, lasciatemelo dire: i moderati NON esistono. Nell’Italia del 2013 che sta per tornare alle urne, si sono estinti come i Dodo.