Source code (2011)

A volte la sincronicità fa strani scherzi. Io guardo pochissimi film e dopo l’ottimo Moon mi capita un altro film a firma di Duncan Jones e se pensiamo che ha diretto a oggi solo due lungometraggi il fatto è sospetto. Siamo dalle parti della fantascienza, declinata nella versione più vicina a noi come asse temporale. Il fulcro di tutta la storia è che esiste ‘qualcosa’ chiamato appunto source code (codice sorgente) che permette di rivisitare un segmento di passato di otto minuti.

La parte simil tecnica è ridotta al minimo indispensabile, si fa cenno alla fisica quantistica in modo volutamente confuso. L’intero film si basa sulle performance degli attori principali con un Jake Gyllenhaal che pare aver raggiunto una maturità notevole (verrebbe anche da ricordare la recitazione di Sam Rockwell in Moon, a quanto pare per Jones gli attori protagonisti sono veramente al centro di tutto).

Si mette in luce anche un’attrice che non conoscevo, Michelle Monaghan, mentre la solida controparte del protagonista viene svolta da Vera Farmiga. Il forte del film sta qui, pochi attori veramente in parte e una regia che gioca bene sui tempi in cui si svolgono le varie azioni. La fotografia è discreta e la scelta di usare pochissimi ambienti favorisce il coinvolgimento dello spettatore (anche qui il parallelo con Moon pare inevitabile).

Peccato che la parte degli effetti speciali barcolli vistosamente, alcune sequenze sono veramente brutte, questo in alcuni momenti allontana il coinvolgimento nella storia che già è reso zoppicante dalle incosistenze logiche della trama. Come capita spesso con i film americani gli ultimi cinque minuti rischiano di guastare tutto. Come avrete già capito sto cercando disperatamente di non fare spoiler, se volete sapere quale sia la trama guardate qui.

La sceneggiatura è di Ben Ripley, lo stesso che ha firmato gli script di Species III e The Watch. Scrive bene, gestisce in maniera interessante i dialoghi ma come coerenza il plot lascia molto a desiderare. Ci sono diversi passaggi nella seconda parte del film che proprio non funzionano fino a rovinare l’impressione drammatica che era stata costruita con tanta fatica.

Tutto questo per dire che il film è godibile ma non bisogna avere grandi aspettative.

Voto: 06,00 / 10,00.

Moon (2009)

Strano ma vero, dopo una settimana con molti post pro fantascienza ieri sera sono riuscito a vedere un film. Di fantascienza. Di per sé è un evento, quando poi il film in questione vale la pena si mette a piovere, come sta succedendo oggi a Livorno.

Dal titolo sapete già che si tratta di Moon, film inglese del 2009 davvero gustoso. Minimale come allestimento dal momento che ci sono pochissimi attori, un uso pressochè nullo di computer graphic e scenografie che devono davvero molto al serial Spazio 1999 e al film 2001:odissea nello spazio.

La storia la potete trovare qui, con tutti i dati del caso. Non voglio fare spoiler quindi non anticiperò nulla. Regia e sceneggiatura, quest’ultima con Nathan Parker, sono a firma di Duncan Jones (figlio di David Bowie) che qui debutta nei lungometraggi.

UP: la recitazione di Sam Rockwell, chiamato a un ruolo difficile e stressante. Il feeling del ‘basso futuro’, con rimandi trasparenti a produzioni che ho amato molto. L’uso dei modellini e dei plastici invece della CGI.

DOWN: il rumore. Sulla Luna dove non c’è atmosfera. Proprio non ci si fa ad avere un minimo di plausibilità?

Voto: 07,00 / 10,00.