Il passo falso di Mattarella

Come noto, ieri sera (02.02.2021) il Presidente della Repubblica ha rilasciato una dichiarazione pubblica dopo aver conferito con il Presidente della Camera, cui aveva affidato un mandato esplorativo per capire se ci fossero le condizioni per la creazione di un nuovo esecutivo dopo il fallimento del Conte bis. Da cittadino e semplice commentatore, devo dire che ho apprezzato l’idea di rilasciare un comunicato pubblico in tempi molto stretti. Detto questo, a mio parere nelle parole del capo dello Stato si ravvisano cose decisamente gravi e non posso fare a meno di commentarle pubblicamente. E’ una piccola cosa, ma mi rifiuto di essere complice di un momento del genere.

Per commentare, ho scelto di pubblicare l’intero comunicato e di inserire nel testo le mie considerazioni (in blu).

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dal Quirinale il 02.02.2021

Ringrazio il Presidente della Camera dei Deputati per l’espletamento – impegnato, serio e imparziale – del mandato esplorativo che gli avevo affidato.

Dalle consultazioni al Quirinale era emersa, come unica possibilità di governo a base politica, quella della maggioranza che sosteneva il Governo precedente. La verifica della sua concreta realizzazione ha dato esito negativo.

Vi sono adesso due strade, fra loro alternative.

Dare, immediatamente, vita a un nuovo Governo, adeguato a fronteggiare le gravi emergenze presenti: sanitaria, sociale, economica, finanziaria. Ovvero quella di immediate elezioni anticipate.

Questa seconda strada va attentamente considerata, perché le elezioni rappresentano un esercizio di democrazia.

Di fronte a questa ipotesi, ho il dovere di porre in evidenza alcune circostanze che, oggi, devono far riflettere sulla opportunità di questa soluzione.

Ho il dovere di sottolineare, come il lungo periodo di campagna elettorale – e la conseguente riduzione dell’attività di governo – coinciderebbe con un momento cruciale per le sorti dell’Italia.

Sotto il profilo sanitario, i prossimi mesi saranno quelli in cui si può sconfiggere il virus oppure rischiare di esserne travolti. Questo richiede un governo nella pienezza delle sue funzioni per adottare i provvedimenti via via necessari e non un governo con attività ridotta al minimo, come è inevitabile in campagna elettorale.

Primo punto dirimente; dato che non è ammesso il vuoto di potere, il governo Conte bis rimane in carica per gli affari correnti. Il che impone ai membri di quel governo di far fronte a tutto quello che succede nel periodo di transizione. Va inoltre aggiunto che parte della gestione della crisi sanitaria è affidata a una struttura commissariale, la quale rimane in carica nel pieno delle sue funzioni durante il periodo di transizione. Spiace notarlo, ma questo rilievo fatto dal capo dello Stato è un vero e proprio falso.

Lo stesso vale per lo sviluppo decisivo della campagna di vaccinazione, da condurre in stretto coordinamento tra lo Stato e le Regioni.

Secondo punto, altrettanto importante; le linee guida della campagna vaccinale sono già state concordate tra il governo nazionale e la conferenza stato-regioni e la campagna è in corso di svolgimento. Il coordinamento tra l’esecutivo e i governi regionali fa parte della gestione degli affari correnti, così come atti ordinari come gestire l’afflusso dei vaccini ai territori.

Sul versante sociale – tra l’altro – a fine marzo verrà meno il blocco dei licenziamenti e questa scadenza richiede decisioni e provvedimenti di tutela sociale adeguati e tempestivi, molto difficili da assumere da parte di un Governo senza pienezza di funzioni, in piena campagna elettorale.

Terzo punto, prospettiva terribile per tanti nostri concittadini; la decisione di prorogare il blocco dei licenziamenti (per fare un esempio) fa parte degli atti che un governo dimissionario può fare, sia per decreto della Presidenza del Consiglio che per atto ordinario. Va fatto notare che il Parlamento rimane in carica nel pieno delle proprie funzioni, tra cui quella legislativa. L’unica vera difficoltà è la capacità decisionale, non il fatto della pienezza delle funzioni.

Entro il mese di aprile va presentato alla Commissione Europea il piano per l’utilizzo dei grandi fondi europei; ed è fortemente auspicabile che questo avvenga prima di quella data di scadenza, perché quegli indispensabili finanziamenti vengano impegnati presto. E prima si presenta il piano, più tempo si ha per il confronto con la Commissione. Questa ha due mesi di tempo per discutere il piano con il nostro Governo; con un mese ulteriore per il Consiglio Europeo per approvarlo. Occorrerà, quindi, successivamente, provvedere tempestivamente al loro utilizzo per non rischiare di perderli.

Un governo ad attività ridotta non sarebbe in grado di farlo. Per qualche aspetto neppure potrebbe. E non possiamo permetterci di mancare questa occasione fondamentale per il nostro futuro.

Quarto punto molto discutibile; le scadenze europee non sono vincolanti al punto da non concedere l’accesso agli strumenti del Recovery Fund se non dovesse essere rispettata la scadenza di Aprile 2021. Le scadenze post presentazione del piano sono anch’esse delle indicazioni di sintesi e l’unico punto fermo è dato dall’approvazione del Consiglio Europeo. Il nodo reale, felicemente escisso dal discorso, è che senza il nostro apporto al bilancio europeo questo insieme di strumenti non sta in piedi. Ergo, se anche dovessimo presentare il nostro piano dopo la scadenza non avrebbe conseguenze rilevanti.

Va ricordato che dal giorno in cui si sciolgono le Camere a quello delle elezioni sono necessari almeno sessanta giorni. Successivamente ne occorrono poco meno di venti per proclamare gli eletti e riunire le nuove Camere. Queste devono, nei giorni successivi, nominare i propri organi di presidenza. Occorre quindi formare il Governo e questo, per operare a pieno ritmo, deve ottenere la fiducia di entrambe le Camere. Deve inoltre organizzare i propri uffici di collaborazione nei vari Ministeri.

Dallo scioglimento delle Camere del 2013 sono trascorsi quattro mesi. Nel 2018 sono trascorsi cinque mesi.

Si tratterebbe di tenere il nostro Paese con un governo senza pienezza di funzioni per mesi cruciali, decisivi, per la lotta alla pandemia, per utilizzare i finanziamenti europei e per far fronte ai gravi problemi sociali.

Tutte queste preoccupazioni sono ben presenti ai nostri concittadini, che chiedono risposte concrete e rapide ai loro problemi quotidiani.

Credo che sia giusto aggiungere un’ulteriore considerazione: ci troviamo nel pieno della pandemia. Il contagio del virus è diffuso e allarmante; e se ne temono nuove ondate nelle sue varianti.

Va ricordato che le elezioni non consistono soltanto nel giorno in cui ci si reca a votare ma includono molte e complesse attività precedenti per formare e presentare le candidature.

Quinto punto, di sostanza; è vero che pre e post elezioni ci sono una serie di tempi, anche tecnici, da rispettare prima di avere il nuovo assetto istituzionale in funzione. Alcuni di questi tempi possono essere compressi, altri no, e questo avviene per ogni scadenza elettorale. Il tutto però avviene con il governo dimissionario in carica per gli affari correnti, come già ricordato in precedenza. Non sussiste alcun vuoto di potere, in nessun momento della transizione. Chi come Mattarella ha vissuto da protagonista gli anni della c.d. “prima Repubblica” dovrebbe ricordarlo.

Inoltre la successiva campagna elettorale richiede – inevitabilmente – tanti incontri affollati, assemblee, comizi: nel ritmo frenetico elettorale è pressoché impossibile che si svolgano con i necessari distanziamenti.

In altri Paesi in cui si è votato – obbligatoriamente, perché erano scadute le legislature dei Parlamenti o i mandati dei Presidenti – si è verificato un grave aumento dei contagi.

Questo fa riflettere, pensando alle tante vittime che purtroppo continuiamo ogni giorno – anche oggi – a registrare.

Sesto punto, davvero basso; in ambito europeo quest’anno si è votato solo in Portogallo. Il cui trend dei dati covid è sicuramente preoccupante ma non ha risentito in particolare della campagna elettorale e/o delle elezioni propriamente dette. Paragonare dati europei con altre provenienze è perlomeno azzardato, va anche ricordato come altri paesi a noi vicini andranno al voto a breve – senza che questo venga visto come un evento da tregenda. Rimando alla sezione successiva per i dati del Portogallo.

Avverto, pertanto, il dovere di rivolgere un appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché conferiscano la fiducia a un Governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica

Conto, quindi, di conferire al più presto un incarico per formare un Governo che faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze non rinviabili che ho ricordato.

Grazie e buon lavoro.

Link per il testo integrale della dichiarazione di Mattarella: https://www.quirinale.it/elementi/51994

In conclusione, sei punti focali in cui il Presidente ha scelto di comunicare agli italiani cose non del tutto vere – o ha preferito rilasciare dichiarazioni strumentali alla sua decisione di affidare un mandato a un “tecnico”. Attenzione, qui non sono in discussione le prerogative del capo dello Stato; Mattarella agisce nell’ambito che gli spetta nel voler perseguire l’ipotesi di un governo “istituzionale”. Siamo invece in presenza di un momento in cui il Presidente della Repubblica ha scelto di propalare una narrativa a dir poco preoccupante. Traetene voi le conseguenze.

A proposito del Portogallo, questi grafici mostrano il trend dei dati covid.

Se fate caso alle date riportate sull’asse X, la crescita dei contagi prende le mosse molto prima delle recenti elezioni, il cui impatto potrà essere valutato con precisione solo nelle prossime settimane.

Dati coronavirus in Portogallo – https://statistichecoronavirus.it/coronavirus-portogallo/

Infine, un rimando per chi volesse verificare chi andrà al voto nel 2021.

Chi andrà al voto nel 2021 – https://www.agi.it/estero/news/2021-01-12/elezioni-covid-mappa-paesi-al-voto-10986398/

Un passo avanti

Società civile uno, comune di Livorno zero. Volendo si potrebbe sintetizzare così lo stato attuale della vicenda che ha visto il comitato dei genitori dei bambini di tre scuole comunali contrastare la decisione di statalizzarle già a partire da settembre di quest’anno.

I nostri figli potranno finire il loro ciclo con le loro amatissime insegnanti, il che equivale a dire che per loro la sospirata continuità didattica verrà garantita. Garantire i diritti di questi bambini è indubbiamente una vittoria e un premio per chi si è veramente impegnato in loro difesa. Da genitore e da cittadino ringrazio chi ha scelto di far parte del comitato, chi lo ha attivamente sostenuto, chi ha collaborato e naturalmente l’avvocato Morini che ha portato sul piano legale le istanze necessarie.

La cosa buffa, forse anche patetica, è assistere alla processione di chi dopo ha cercato di farsi bello con questa vicenda. Nella migliore tradizione italiana c’era la fila per salire sul carro del vincitore, a cercare almeno un riflesso sui media locali e presso l’elettorato per accreditarsi come difensori dei diritti dei nostri piccoli. Uno spettacolo a tratti farsesco.

Il punto dirimente rimane però che senza l’azione del comitato e soprattutto senza mettere sul tavolo un esposto con rilievi pesantissimi non sarebbe successo nulla. I problemi e le illegalità passate rimangono, così come le ombre su diversi esercizi di bilancio comunale. Altra conseguenza, anche questa indelebile, è che una serie di personaggi che fanno parte della pubblica amministrazione si sono svelati per quello che sono, ovvero come inadeguati rispetto ai rispettivi incarichi. Considerazione simile vale per i rappresentati delle organizzazioni sindacali che non sono stati in grado di tutelare i legittimi interessi delle insegnanti.

La riunione di commissione di ieri pomeriggio, in particolare per quanto espresso dall’assessore Roncaglia, ha dimostrato che il comune non è in grado di esprimere pubblicamente un orientamento su quanto deve essere fatto nel prossimo futuro per sanare la situazione del corpo insegnante. Date le violazioni precedenti l’amministrazione deve scegliere su quale fronte esporsi dato che appare difficile conciliare le esigenze e i diritti di chi è in graduatoria comunale rispetto a come sono state gestite le cosiddette “somministrate” a partire dal 2007.

La sensazione è che si voglia cercare di mettere la polvere sotto il tappeto e rimandare qualsiasi provvedimento significativo a dopo le prossime elezioni amministrative, usando il tempo da qui al 2013 per sistemare le cose all’interno del PD e per portare avanti l’ordinaria amministrazione il più possibile lontano dall’attenzione della parte più attiva della cittadinanza. C’è chi sta cercando di prepararsi un posto a Roma, chi a Roma vorrebbe rimanere, chi vuole essere confermato in consiglio o in giunta, chi guarda alle municipalizzate; tutti con la speranza che anche al prossimo giro tutto vada come al solito e che il nuovo sindaco venga eletto con una maggioranza confortevole.

Guardando Livorno e conoscendone le difficoltà a me appare chiaro come l’esasperazione generale sia arrivata a un livello tale da renderla elettoralmente contendibile. Se le opposizioni riusciranno a trovare un candidato presentabile, evitando personaggi paracadutati da Roma o imposti dalle segreterie nazionali dei partiti, potrebbe essere abbastanza semplice portare il candidato PD almeno al ballottaggio. Ci sono tutte le condizioni per girare pagina, la lezione di Parma e le vicende di Milano, Napoli e Palermo sono esempi tali da non poter essere ignorati.

Calmi, state calmi

Secondo giorno di votazioni per questa tornata amministrativa, tutti sulle spine per poi potersi proclamare vincitori da questa sera. Aspettiamo a piè fermo l’inevitabile sbrodolata televisiva, le contestazioni, le urla e tutto il bla-bla-bla che riempirà per almeno una settimana i media.

Un fatto: chi non lo ha ancora fatto può ancora votare. Diritto / dovere da esercitare sempre e comunque se si vuole dare un segnale alla nostra classe dirigente. Andateci, please. Va bene anche la scheda bianca, al limite scriveteci sopra una poesia ma andateci. Non date a chi comanda la scusa per dire: facciamo quello che ci pare.

Consiglio per stasera: tenete spenta la TV, evitate i siti di informazione. I risultati definitivi ci saranno domani e lì ci sarà spazio per ragionare.

Ordalia di maggio

Ormai ci siamo, la prossima ordalia è alle porte. Il vaticinio della divinità stabilirà se il capo è ancora gradito alle potenze oscure o se sia destinato a crollare sotto i colpi dei suoi nemici. Pardon, stavo parlando di elezioni, quelle amministrative previste per il primo turno tra pochi giorni.

Come ogni scadenza anche questa questa è diventata una questione politica nazionale, il che dimostra quanto poco si dia rilievo alle istanze dei governi locali e quanto poco contino i fatti quando si arriva a dover mettere una crocetta sulla scheda elettorale.

Un sindaco andrebbe giudicato per quello che ha fatto. Sia rispetto alle promesse elettorali fatti alla tornata precedente, sia per come ha gestito le tante emergenze che ha dovuto affrontare nel suo mandato. Fatti. Non per la presenza al suo fianco in campagna elettorale del politico X, paracadutato da Roma per uno di quei giri di promozione che fanno impallidire al confronto le campagne commerciali.

È vero che quando si parla di Milano, Torino, Bologna e Trieste (non me ne vogliano i cittadini di altre città) si tratta di milioni di persone chiamati a votare e che ogni scelta ha un suo rilievo politico oltre che amministrativo. Trovo comunque idiota che politici nazionali si candidino come capolista per attrarre voti con il messaggio implicito di presa in giro dal momento che mai e poi mai entreranno a far parte del consiglio comunale o si occuperanno a livello quotidiano degli affari della città.

Poi ci si lamenta della disaffezione dei cittadini, del calo di affluenza dei votanti, di come sia difficile fare politica a tutti i livelli. Un fatto fondamentale riguarda proprio il voto. Dall’intero arco costituzionale dei partiti, da ogni movimento o lista civica il primo messaggio dovrebbe essere proprio questo: votare.

La sovranità popolare, tanto importante quanto spesso travisata, trova espressione legittima proprio nel voto. Nel voler partecipare alla vita pubblica indicando cosa si vuole alla classe dirigente. Se nel vostro comune si tengono le amministrative fatevi un favore, andate a votate. Va bene anche la scheda bianca, è interessante anche scrivere contumelie al posto del voto. Uscite di casa e andate a votare.

Fategli sapere che siete vivi. E che non vi va bene che non si curino di voi.