Italian politics 2013 – sunset boulevard for Mr. Berlusconi

The huge political losses of 2012 and 2013 causes a major break in the center-right field, consumed by scandals and left in a hurry for a new start. The main problem is still the same from the 1993; in Italy there is no real Tory party nor a right-wing party with no ties at all with the sad legacy of Fascism.

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

The main party of the center-right field is the “Popolo delle Libertà” (PdL), a formation owned by the notorius Mr. Silvio Berlusconi. PdL got a strong cut in its consensus in the 2013 elections (-47%) and for many of the prominent members of this party are ready and willing to start an internal power struggle. With the perspective of at least five years away from power and a lot of judiciary problems to front, for Mr. Berlusconi it’s “sunset boulevard time”. The old leader (he will turn 77 this year) holds the party by the means of his money and for the media he controls, two major assests that can be both endangered by his problems with the law. It looks like a number of his men in the national parlament are evaluating to run away, looking for a more stable future. A collapse of PdL will leave a major breach in this side of the political field.

For the “Lega Nord” (LN) party it’s high time to reconsider leadership and the future of this movement. Mr. Roberto Maroni, acting leader in the last year, get the victory for of the local government of Lombardia. That was a political milestone for LN, their political campaign was mainly based on the idea of a macro region in the northern part of Italy with the aggregation of Piemonte (already governed by center-right coalition and with a LN governor) and Veneto (same situation of Piemonte). After a 2012 dominated by scandals and a change of leadership (from Umberto Bossi to Roberto Maroni) the electoral base of LN is deeply enraged with the top levels of the party, that gives room for a strong demand of change. the party lost about half of its consensus this year. LN is on the edge of a possible break-up, with the Veneto-based “Liga Veneta” that could become a new party of his own (more open to integrate other political forces) with a strong leader like Mr. Flavio Tosi.

Roberto Maroni

Roberto Maroni

The right-wing field is currently split in four parties. The new formation “Fratelli d’Italia” (FdI) do not reach its full political potential and the result of this elections can be judged as poor. This year we be very important for FdI; if they use this time to enlarge their presence in the country and act as a new home for who will escape from PdL they will be on the right track (no pun intended) to set up a conservative party, if they choose to be inclusive of the far-right movements they will slowly become irrilevant.

For another party, “La Destra” (LD), there is a bitter mix of satisfaction for the renewed consensus and regret for the failed objective of winning the local election in the Lazio region. The leadership of this party is not to be challenged in the near future but it looks quite difficult for LD to expand their electoral base. This factor and a five year period away from power positions could be causes for some shift in the consensus, both in the direction of far-right movements and in the direction of other right-wing parties like FdI. In the same game there are the two main far-right parties, “Forza Nuova” (FN) and “Casa Pound” (CP). FN and CP got a strong hold on the far-right oriented electors but at the same time got no real choice to grow and to collect more consensus. They are both confined by the heritage of Fascism, a factor that guarantees a strong identity at the price of a small electoral base.

With such a general situation the center-right field will face a great turmoil in the next few years. There are no new big leaders, neither the premises of a real change. The path for a modern Tory party in Italy could get a real start only after the demise of Mr. Berlusconi and that is not likely to happen in a matter of few months or a year.

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La Lega di Maroni e il futuro

La cronaca politica di questi ultimi mesi ci ha consegnato, in mezzo a tanto caos scandalistico, anche le prime mosse della Lega Nord post Bossi, quella del rinnovamento dopo la tristissima stagione degli scandali. Dopo una fase interlocutoria, prevedibile dato il ruolo di padre-padrone di Umberto Bossi, si può dire che la transizione di potere all’interno del partito si sia conclusa dopo il congresso e che quella che vediamo ora sia la Lega Nord a gestione di Roberto Maroni.

Roberto Maroni

Roberto Maroni

Non si può dire che i vertici siano cambiati più di tanto, né che la tanto sbandierata pulizia abbia avuto un grande effetto. Alcune figure ormai bruciate dai media e dalle inchieste sono state rimosse (il tesoriere Francesco Belsito, la senatrice Rosa Angela Mauro e simili) ma molti dei quadri leghisti inseriti d’autorità negli anni da Bossi sono ancora al loro posto e si vede.  L’impressione che se ne ricava al momento attuale è di un partito alla ricerca di un’identità e di un modo per riaffermarsi sulla scena nazionale, il tutto con la serissima paura di ritornare a tempi più grami dove fuori dal cortile del Nord Italia non se li filava nessuno.

In termini di peso politico il parallelo storico tra il PSI di Bettino Craxi e la Lega Nord di Bossi (in relazione i primi alla DC e i secondi al PdL) è evidente; la loro capacità di condizionare da alleati il comportamento del partito di maggioranza relativa e lo squilibrio tra l’effettiva quantità di consenso rispetto alle cariche ricoperte era ed è sotto gli occhi di tutti. Anche nella fase del tramonto dei rispettivi leader i paralleli sono notevoli. Craxi cancellato da Tangentopoli, Bossi messo in un angolo da una serie di personaggi discutibili e dalle proprie scelte sbagliate.

Quello che Maroni vuole disperatamente evitare è la seconda parte del tramonto del partito. Lo scenario attuale, così come indicato dai sondaggi, fa tornare la Lega Nord ai consensi di parecchi anni fa e mette una base di argilla sotto i feudi regionali conquistati nel momento d’oro (Piemonte, Veneto). Diventare il segretario quando i consensi crollano non era certo l’eredità che sognava l’ex ministro dell’Interno.  Da qui una facile chiave di lettura per i proclami degli ultimi mesi, dalla disobbedienza fiscale a confusi richiami ai temi leghisti della prima ora, per arrivare ai tira-e-molla con la giunta Formigoni in Lombardia.

Luca Zaia

Luca Zaia

Il fatto principale è che l’edificio leghista non è esattamente solido. Il movimento deriva dall’unione di più leghe territoriali (le principali in Veneto, Lombardia e Piemonte), leghe che tuttora esistono e che “pesano” negli equilibri interni. Flavio Tosi, il sindaco di Verona, regge il movimento veneto insieme all’attuale governatore Luca Zaia e sembra in grado di poter far vacillare la leadership di Maroni in ogni momento. Più complessa la situazione piemontese, dove il governatore in carica Roberto Cota potrebbe essere travolto dai gravi problemi debitori che rischiano di mettere in default la regione.

Le prossime scadenze elettorali, sia nazionali che regionali (in Lombardia), misureranno se e come la Lega Nord possa ancora dire la sua sulla scena politica. Il consenso legato al voto di protesta sta prendendo altre direzioni, per la maggior parte verso il Movimento 5 Stelle, e l’aumento del numero dei non votanti va a penalizzare i movimenti / partiti di indirizzo populista. E’ ipotizzabile che una base di consensi rimanga salda ma di fronte a un crollo palese che renderebbe la Lega Nord marginale a livello nazionale non è azzardato supporre che si possa verificare una scissione.

Roberto Cota

Roberto Cota

Va anche valutato come l’elettorato leghista si rifletta nella classe dirigente. Il crollo del “cerchio magico” di Bossi ha reso meno rilevante parte delle figure di maggior prestigio (gli ex ministri Roberto Calderoli e Roberto Castelli, tanto per fare un esempio)  e che il vero nerbo del partito, i tanti amministratori locali, sembrano essere disorientati dagli sviluppi degli ultimi mesi, al punto da prendere iniziative francamente poco adeguate alla carica che finiscono per rimbalzare sui media nazionali a tutto discapito del movimento leghista.  La crisi economica si è fatta sentire pesantemente anche nelle zone più sviluppate, non è più possibile sventolare le bandiere del federalismo e delle autonomie locali quando non si sa come far quadrare i conti. L’unico spazio di azione possibile per Maroni e soci è proprio quello di promuovere ad ogni livello misure di sostegno all’occupazione, non dimenticando di “spingere” per rimuovere i vincoli di bilancio per la spesa degli enti locali che ne abbiano disponibilità (violando o derogando dal patto di stabilità). Il danno degli scandali e il diverso momento politico tuttavia ridurranno ai minimi termini il partito in Emilia Romagna, Toscana e Marche; anche i progressi fatti in Liguria e in Friuli Venezia Giulia possono essere considerati a rischio.

In definitiva tra fine 2012 e metà 2013 si deciderà il destino di questo partito, dato lo scenario attuale è probabile che venga balcanizzato in leghe più piccole su base regionale, cosa ancora più probabile se il Piemonte dovesse dichiarare default sotto la gestione leghista.