Tre notizie da ricordare

La fine del 2012 ha portato in dote alcune notizie che trovo allarmanti sia per la loro natura che per l’entità dei fenomeni che vanno a delineare. Mi riferisco in particolare a tre dati; il primo che conferma la tendenza delle nostre imprese a delocalizzare verso altri paesi, in particolare verso la Svizzera e la Slovenia, il secondo colloca a un livello abnorme, il 27%, la percentuale dei nostri laureati in uscita dall’Italia e il terzo, ultimo ma non per importanza, che certifica l’aumento dei fenomeni di migrazione interna da sud verso nord.

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Pensieri olimpici

Osservando le Olimpiadi si possono notare cose interessanti, che vanno al di là del singolo fatto sportivo o del risultato destinato ad occupare la prima pagina dei quotidiani. Nello specifico non sto parlando di record o dei casi di doping, nè mi riferisco ai confronti tra nazioni sul medagliere che tanto fanno indispettire Grillo.

La prima cosa è l’evoluzione dei materiali. A detta degli atleti la nuova pista realizzata per le gare di atletica è molto veloce, in pratica l’ideale per guadagnare qualche centesimo sulle loro prestazioni. Questo ci parla di ricerca, di aziende (non so indicarvi quali siano) che hanno perfezionato il loro lavoro fino a superare quanto realizzato in precedenza. Ennesima dimostrazione che investire in ricerca porta risultati. Dopo le olimpiadi non è difficile pensare che le aziende in questione avranno un biglietto da visita notevole da presentare negli appalti per gli impianti.

Il concetto di ricerca si applica anche alle prestazioni degli atleti. Credo non sorprenda sapere che ogni singola prestazione viene analizzata nei dettagli e che l’evoluzione di ogni parametro metabolico sia tenuta sotto controllo per “programmare” i picchi di efficenza nell’arco della stagione agonistica. Se fino a qualche anno fa questo tipo di lavoro veniva utilizzato solo per il top level ora molte federazioni nazionali hanno esteso le attività a un numero più elevato di atleti, il che ha conseguenze interessanti sul piano scientifico.

Il secondo tema è più economico o se volete economico/politico. Le ultime due decadi ci hanno mostrato un fenomeno crescente, una forma di investimento che punta più al prestigio nazionale che non a ricadute economiche dirette. Paesi ricchissimi come il Qatar convincono a suon di dollari atleti di tutto il mondo ad acquisire la loro cittadinanza, altri come la Cina importano tecnici e preparatori per costruire in casa una generazione di atleti formata dai migliori. Le ricadute economiche sono di tipo indiretto, nel senso che gli atleti / le atlete fanno vetrina per le nazioni in questione, consentendo la creazione di merchandising e investimenti pubblicitari.

Terzo e ultimo tema, la fuga di cervelli. Questo riguarda molti paesi ma vorrei spostare il focus sull’Italia. Agganciando il tema precedente si può far notare come i successi della marcia per la squadra cinese derivino da un quadriennio di programmazione fatto da Sandro Damilano o come la squadra di judo russa sia sotto la direzione di Ezio Gamba. Sono solo due esempi, potrei fare molti altri nomi più o meno famosi. Questi tecnici sono evidentemente in grado di ottenere risultati e si sono trovati nelle condizioni di dover accettare proposte dall’estero data la carenza di investimenti in Italia. Triste ma vero.

Da tutto questo emerge la solita tesi, tanto logora quanto efficace. Se si vogliono ottenere risultati bisogna investire nella ricerca, se si vuole rendere forte un settore occorre programmare un lavoro di anni per arrivare ad ottenere risultati duraturi. Non ci sono scorciatoie e non ci si può nascondere dietro qualche ottimo talento in eterno.