Questione di distanze

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La distanza tra classe dirigente, politica o economica, rispetto al resto della popolazione c’è sempre stata e fa parte di un concetto più generale di suddivisione della società che sarebbe sopra le mie scarse forze affrontare. Tuttavia la distanza è diventata via via più ampia e non sto parlando solo di mezzi economici ma della percezione stessa della realtà. Per una volta, non è colpa di Berlusconi o di Marchionne.

Sul lato politico siamo arrivati all’estrema degenerazione delle regole democristiano/socialiste degli anni ’80 ovvero alla nomina compulsiva di qualsiasi figura di responsabilità. Prima ci si fermava al grande dirigente, all’amministratore delegato. Ora si scende di parecchio nella scala gerarchica, fino al micro management delle aziende in qualche modo riferibili al pubblico. È anche una conseguenza del nepotismo e delle raccomandazioni. Ora i parenti arrivano al quarto grado e comprendono le famiglie acquisite e i latori della presente arrivano con indicato il compenso da erogare e i fringe benefit. In questo si può dire che si è raggiunto un livello di efficienza notevole.

L’economia mostra due lati, entrambi molto italiani nell’espressione. L’eterna tentazione dell’uomo del fare, del personaggio che si assume tutte le responsabilità a svantaggio della libertà altrui l’avevamo già visto nel ventennio fascista e intravisto nella figura ingombrante di Bettino Craxi. Con l’attuale presidente del consiglio si è sfondata una barriera e c’è chi vuole ripercorrerne le orme. Vero Montezemolo? Dico bene Della Valle? Peccato che la figura del capace imprenditore che si abbassa alle necessità della politica si è un filo offuscata, grazie anche a personaggi come il mutevole Calearo. Il secondo lato è il vedere i beni pubblici come fonte di speculazione. Storia vecchia si dirà ma con le recenti vicende dell’acqua (potrebbe non bastare il recente referendum a quanto si sente dire) e tutta l’oscena questione imbastita al ritorno al nucleare hanno dimostrato come siano cadute anche le ultime barriere.

Tutto questo per dire che le persone che fanno parte della classe dirigente agiscono in modo del tutto distante dalle istanze della popolazione. Neppure il passaggio referendario o la recente, rapidissima, raccolta di firme per abrogare la presente legge elettorale sembrano essere in grado di porgere un segnale adeguato per questi signori (uso il maschile per mera constatazione della scarsità di donne ai vertici della società italiana, non è una questione di maschilismo).

Per la maggior parte dei componenti l’elite il mondo è rimasto fermo a trenta anni fa. La Rete è un fenomeno bizzarro che non hanno capito, i cambiamenti demografici e culturali dovuti all’immigrazione sono del tutto rimossi, i vincoli che abbiamo stretto con i partner europei e occidentali sono solo strambe formalità del tutto evitabili, le relazioni tra soggetti economici si regolano con un robusto giro di fondi neri e l’arrivo di player come la Cina non è altro che l’invito a mettere un altro posto alla tavola degli speculatori.

Peccato che la realtà sia differente dal fermo immagine del 1981. Siamo in una situazione a dir poco volatile, dove il minimo fenomeno potrebbe far crollare l’intero castello di carte sociale. Un apio di settimane fa su repubblica, in prima pagina dell’edizione cartacea, c’era una foto degli scontri tra forze dell’ordine e dimostranti a Roma. Mostrava un ragazzo sui 25 anni che stava per assestare un colpo con il proprio casco a un poliziotto. Non so come sia andata a finire, se il poliziotto sia stato effettivamente colpito e/o il ragazzo sia stato arrestato, quello che mi ha colpito è l’aspetto esteriore del ragazzo. Curato, vestito casual ma bene, rasato e con i capelli corti. So much per la tesi sempiterna dell’autonomo scapigliato e sporco, welcome to 2011. Siamo al revival dello scontro tra poveri nell’edizione precario sottopagato versus poliziotto a 1200 euro/mese.

Se scoppia davvero l’incendio non so chi possa spegnerlo. Non i partiti, non i sindacati, non le forze armate. Di sicuro non i membri di un’elite cieca e sorda come questa.