The title of this post is the synthesis of much of the political-oriented messages I get from the social media; it is also a demonstration of the end of any choice to establish some form of discussion in this field. It’s not a surprise, a decade of political communication based on hate and “alternative truth” left its mark in our collective subconscious, not to mention the deep state of distress of the mainstream media.
meme
Top 5: Maestri di scrittura
Lo sapete, ogni tanto scatta un meme. O un sub-meme, categoria ancora più infida. Dopo aver letto il post di Alessandro Girola dedicato ai suoi cinque maestri di scrittura (qui) e la risposta di Davide Mana (che qui ne cita nove, ma va bene lo stesso) anche io dovevo farmi sentire, entrare nel gioco. Volendo essere preciso devo dire che non si tratta solo di come scrivono i “miei” cinque ma anche e sopratutto per quanto le loro opere mi hanno dato in passato e continuano a darmi anche ora. Io non posso definirmi scrittore, nè ho questa ambizione per il futuro. Ma mi piace giocare con le parole ed ho intenzione di continuare.
Eccoci qui, si parte con la top 5!
Emilio Salgari rappresenta la mia giovinezza e una sorta di primo amore narrativo. Non scriveva bene e con gli occhi di oggi i suoi “riempitivi” e le sue approssimazioni storiche, logiche e geografiche fanno sorridere. Ma aveva una grande forza evocativa e una conoscenza istintiva dei meccanismi di base della narrativa. Difficile rimanere del tutto indifferenti ai suoi lavori migliori o non ricordare personaggi iconici come il Corsaro Nero.
Rappresenta qui anche tutta una generazione di scrittori, troppi per rammentarli tutti, che ha fatto da cesura tra l’800 e il ‘900, dando finalmente un respiro narrativo a un mondo che aveva cancellato la dicitura “terra incognita” dalle mappe.
David Gemmell è qui per rappresentare il modo che preferisco di approcciare il genere fantasy. Poca magia, molto sangue-sudore-lacrime. Capace di citare i classici nello spirito e nella lettera, di mettere il lettore dalla parte di personaggi perlomeno discutibili, di creare un suo mondo (mi riferisco all’ambientazione del ciclo dei Drenai) condivisibile anche da lettori appartenenti ad altre culture. Aveva la capacità di spaziare tra elementi SF a cose rubate dai romanzi storici, passando senza pietà tutto sotto il filtro di un grande pragmatismo.
Harry Turtledove appartiene per me alla categoria dei creatori, dei bardi. Nessuno si è dimostrato in grado di utilizzare la storia come lui per produrre narrativa di buono, spesso ottimo, livello. E’ un autore molto commerciale, spesso in grado di allungare il brodo come nessun altro per creare trilogie dove sarebbe bastato un buon romanzo. Anche nelle sue cose peggiori però rimane a un livello linguistico e logico elevato, una sorta di standard che lo colloca parecchio al di sopra della concorrenza. Al suo meglio fa veramente male.
Raymond Chandler rappresenta qui tutto il settore, enorme,della narrativa gialla/thriller/noir che ho divorato nel corso di decenni. Stile di scrittura mostruoso nella sua apparente semplicità, una cifra stilistica che traspare anche dalle traduzioni peggiori. Chandler descriveva la natura umana, descritta ad occhi socchiusi per non fare trasparire emozioni in eccesso. Esprimeva grande ritmo senza apparenti forzature, era ingrado di rendere interessante anche le cose più banali. Riscoprirlo in lingua originale è stato impressionante.
Sergio Altieri, in arte Alan D. Altieri, è il mio scrittore preferito dagli anni ’90. Grande ammiratore di Chandler, uno dei pochi a cercare di esprimere attraverso il linguaggio una cifra originale. Ho riletto un minimo di dieci volte ogni suo libro, trovando spesso un modo diverso di vivere le vicende descritte. Non è un autore da mezze misure, lo si ama o lo si detesta. Sceneggiatore, traduttore, editor ma sopratutto grande narratore di vicende giocate a un passo dal baratro dell’animo umano, di scelte nere e di personaggi al limite.
Bastano? No? Pazienza, se ne volete altri dovrete aspettare la prossima volta.
Top5 – Italia 2022
OK, è ufficiale. Il meme delle top5 ha generato un altro meme, dritto dalla penna di Davide Mana. Immaginare cinque (facciamo sei, dai!) scenari per il 2022. Herr doktor l’aveva pensato per i singoli, poi Alessandro Girola mi ha sfidato a portare la situazione sull’intero paese.
Il meme nasce qui.
Quindi tocca aprire la mente e portare avanti il calendario. Ladies and gentlemen, here we go.
Scenario uno, 2022 benvenuti nel terzo mondo.
Probabilità: bassa.
Alla fine non ce l’abbiamo fatta. il ceto politico-gerontologico e le sue clientele hanno concluso la loro brillante missione di disfacimento di un paese e siamo finiti per terra. il brutto è che la nostra caduta ha travolto prima l’euro e poi il resto dell’economia mondiale, causando una recessione che fa impallidire qualsiasi precedente conosciuto. Il nome “Italia” è diventato sinonimo di fallimento e la diaspora dei nostri connazionali ha sorpassato quella di inizio ‘900. In compenso siamo diventati un narcostato, una via di mezza tra un paradiso fiscale e una zona di industrializzazione senza regole. Siamo messi peggio del Messico del 2012, tanto per capirci. Chi poteva se ne è andato da un pezzo, gli altri cercano un angolo pacifico in cui tirare avanti.
Scenario due, 2022 benvenuti nel nulla.
Probabilità: bassa.
Ancora una volta Tomasi di Lampedusa ha avuto ragione. Sono cambiate le sigle dei partiti, sperimentate tre leggi elettorali diverse e mescolate le carte più volte negli enti statali e nelle poche aziende ancora rilevanti del paese. Il tutto per continuare a vedere le stesse facce, salvo alcuni decessi intervenuti nel frattempo. La pressione fiscale aumenta lentamente, le norme diventano sempre più bizantine e la coda nei tribunali sempre più lunga. Abbiamo vinto i mondiali di calcio un’altra volta e il consumo di derivati della cocaina è trasversale all’intero spettro sociale. Siamo saldamente ancorati alle posizioni basse di tutte le classifiche per istruzione, libertà di stampa e facilità di fare impresa. Il metodo Marchionne sta facendo presa in tutte le grandi aziende.
Scenario tre, 2022 in medio stat virtus.
Probabilità: media.
Eppur si muove, frase apocrifa attribuita a Galilei, descrive bene il paese. Ogni anno i dati di evasione e elusione fiscale calano, un poco alla volta. Ogni anno sale leggermente il numero degli occupati e le differenze di retribuzione uomo/donna si stanno appiattendo. Cresciamo poco ma abbiamo cessato di essere il fanalino di coda dell’Unione Europea, il cambio generazionale sta facendo riprendere quota al concetto di “civismo”. Rimane pressoché sconosciuto il concetto di riforme, in pratica i cambiamenti arrivano dall’adeguamento delle norme e ai trattati europei.
Scenario quattro, 2022 l’alternativa siamo noi.
Probabilità: media.
Ci abbiamo messo tanto ma alla fine abbiamo capito. Prendendo le mosse dal’ennesima serie di scandali abbiamo svecchiato in maniera pesante la classe dirigente e avviato un meccanismo a valanga che ha finito per trascinare verso il dimenticatoio una generazione di boiardi di stato. Il servizio pubblico RAI è diventato un caposaldo della scena culturale italiana e dopo essere stato sottratto alla mano politica ha finito per generare anche profitti. Un lento processo di aggregazioni sta riducendo il nanismo imprenditoriale, spinto finalmente da una politica nazionale che vincola gli investimenti e le commesse di stato ai cambiamenti della cultura aziendale. La precarietà estesa è stata progressivamente portata al livelo medio europeo grazie al semplice espediente di far costare un’ora di lavoro precario più di un’ora di lavoro a contratto stabile. Il nostro ruolo naturale di ponte nel Mediterraneo ci sta facendo giocare un ruolo da protagonista nella creazione della zona economica nordafricana.
Scenario cinque, 2022 un posto in prima fila.
Probabilità: bassa.
Alla fine qualcuno ha fatto i conti. 120 (evasione) + 60 (corruzione) + 200 (crimine) fanno 380 miliardi di euro all’anno, cifre del 2012, che distruggono il bilancio nazionale. In dieci anni si è fatta una battaglia spietata, tutta sulla cultura, per arrivare a stroncare le pastoie che avevano affossato l’Italia in passato. Questo ha portato ad emarginare dal tessuto sociale, a tutti i livelli, chi non rispettava le più elementari regole di convivenza sociale (come pagare le tasse, per esempio). Proprio dalla cultura e dall’arte, dal paesaggio e dalla bellezza, si è ripartiti per avere le risorse necessarie per modernizzare finalmente il funzionamento dello Stato. Dopo aver rottamato le idiozie celtiche della Lega il concetto di autonomia si è spostato sulle piccole comunità, ovvero sulla gran parte degli 8200 comuni italiani, dove portare il focus sulla microgenerazione e il totale superamento del digital divide ha consentito la nascita di migliaia di progetti innovativi.
A questo punto dovrei aver finito, giusto? E’ una top5 e le cinque posizioni le dovreste avere lette. Invece no, c’è il sesto scenario giusto per stare nelle regole del meme.
Scenario sei, 2022 ad astra!
Probabilità: minima.
Rotto l’argine del cambio generazionale e adottata come regola base l’assoluta assenza di conflitti di interesse pena l’azzeramento dei consigli di amministrazione l’Italia si è trovata nella solita necessità di crescere senza avere grandi risorse economiche o materie prime da sfruttare. Abbiamo aperto le porte al settore della ricerca medica e farmaceutica, prendendo nel nostro paese tutte le produzioni a basso costo destinate all’oblio dalle multinazionali e abbracciando la causa delle malattie rare. La direzione è quella dei nostri punti forti, etici o no che siano. Patrimonio artistico, protezione del territorio, agricoltura a impatto zero, microgenerazioni energetiche, riciclaggio e riutilizzo, azzeramento del digital divide, progettazione e realizzazione di armamenti, robotica, bioingegneria e biotecnologie.
Non siamo proprio stati dei bravi bambini. La cyberwar che abbiamo scatenato contro tutti i paradisi fiscali ha lasciato parecchi strascichi, in particolare con la Svizzera. In compenso le liste di evasori che abbiamo distribuito per il mondo hanno causato una strage fiscale mai vista prima. San Marino è praticamente fallita dal punto di vista bancario e lo IOR è stato messo sotto accusa da mezzo mondo. Siamo entrati in urto anche con il nostro alleato più ingombrante, gli USA. Accogliere la Turchia nelle UE, processo che abbiamo facilitato al massimo, non è piaciuto a Washington ma non è nulla di fronte al processo di aggregazione economica che stiamo favorendo dal Marocco al Libano. Dopo l’euro vedere nascere il dirham transnazionale, con ampia possibilità di espandersi a tutto il Medio Oriente, ha fatto scattare le sirene di allarme di tutte le super potenze.
Il mio mondo
Va bene, siamo al fine settimana e un meme di quelli divertenti ci sta. Tempo fa il collega Germano “Hell” ha lanciato l’iniziativa di descrivere i propri mondi, intendendo con questo di fare propria quella critica che viene fatta a chi si occupa di fiction o più in generale di questioni non terra-terra.
Il post in cui spiega la cosa lo trovate qui.
Trovo profondamente giusto ribellarsi a chi nega spazio alla fantasia e denigrare chi sceglie di usare il proprio tempo libero in maniera fuori dagli standard (tipo evitare la televisione e fare cose stranissime come leggere un libro) è la rappresentazione palese di un deficit neurale. È noto che non gradisco molto i meme ma le implicazioni di questo sono evidenti.
Augmented reality – phase one and two.
All’alba prendo la pillola blu. Nel tempo necessario per farla attivare mi faccio una doccia, lasciando che l’acqua calda porti via i residui della notte. Poi vado in cucina e inizio ad assorbire i feed dei notiziari mentre preparo la colazione per la mia Signora e per nostro figlio. Mentre il caffè borbotta nella moka controllo anche i monitor di sicurezza, il nostro ruolo ci espone ad attenzioni indesiderate. Il cambiamento, anche quanto virtuoso, incontra sempre resistenze.
Eppure stiamo vincendo. Una casa alla volta, una strada alla volta stiamo cambiando questa città. Ristrutturazioni invece di nuove costruzioni, riqualificazioni invece di abbandoni, wi-fi hotpoint gratuiti a prendere il posto degli internet point a pagamento. C’è un clima diverso in città, una vibrazione di fondo che fa da contrappunto al ronzio costante che viene dalla nostra server farm.
L’intero piano terra della nostra casa è occupato da server e generatori d’emergenza. Tutto state-of-the-art, collegato con un backbone in fibra ottica e magliato con la rete cittadina. Passa tutto di qui. E da qui tutto viene elaborato per dare il massimo di efficienza. Dall’edilizia al traffico, dai tributi alle bollette, dagli affitti alle variazioni catastali, dagli acquisti nei negozi alle demolizioni dei veicoli, dall’ingresso delle navi in porto ai piani per la manutenzione delle strade.
Grande Fratello? Non proprio. Non da quando abbiamo dimostrato che l’interconnessione porta lavoro e miglioramenti. Ogni anno l’evasione e l’elusione fiscale calano, ogni anno abbiamo più posti negli asili e un calo della disoccupazione. Siamo diventati prima un caso nazionale, poi un soggetto da studiare per altri paesi. Quando ho voglia di scherzare paragono il nostro lavoro a un virus. Quasi sempre i miei interlocutori non capiscono la battuta.
E’ un pezzo che non vedo circolare banconote o monete. Abbiamo convinto gli anziani e i più retrogradi, il resto lo hanno fatto i giovani. Burocrazia al minimo, risposte dirette da tutti i dipartimenti della PPAA locale, costi ridotti per fare impresa, raccolta differenziata dei rifiuti portata ai massimi europei. Sono tutte informazioni, flussi di elettroni che fanno da leva al cambiamento. Archimede aveva ragione dopo tutto.
In molti si sono opposti. Smettere di evadere, di eludere, di nascondere, di rubare. Cosucce trasversali nella società, nascoste sotto tutte le etichette politiche e barricate dietro conti cifrati e ville intestate a prestanome. Arrivano minacce, insulti, qualche proiettile per posta. Chi ha provato a fare di peggio ha fatto i conti con i generatori a ultrasuoni che ho nel giardino attorno alla casa. Brutta cosa recuperare dopo trenta secondi di esposizione.
Usciamo tutti insieme per portare il bimbo all’asilo, una breve passeggiata che ci consente di far partire in serenità la nostra giornata. Già al ritorno ci vengono incontro diverse persone, la mia Signora comincia a risolvere problemi con un’energia che in pochi hanno. Io assisto, sorrido, mugugno, prendo nota. Tutto con una mano a un battito d’ali dalla mia Beretta. Come dicevo prima, non c’è cambiamento senza resistenza.
La giornata scorre bene. Un nuovo set di pannelli solari e una mini centrale eolica, un altro gruppo di caldaie troppo vecchie che viene sostituito da dispositivi a condensazione, altre auto che vengono rottamate a favore di veicoli elettrici, le previsioni di budget che ci assicurano i fondi per ristrutturare un altro padiglione dell’ospedale. L’ora di andare a prendere nostro figlio arriva schioccando le dita, è tempo di essere genitori fino alla sera. Verso le 22 il cucciolo si addormenta e io saluto la mia Signora.
Prendo la pillola rossa mentre scendo nel seminterrato, mi sembra quasi di sentire i neurotrasmettitori brontolare quando comincia a fare effetto. I sistemi di sicurezza sono attivi, i led verdi rassicuranti del massimo livello di potenza. Posso fare altro ora. C’è un altro aspetto della realtà che merita la giusta attenzione.
Al catasto questi locali risultano essere una rimessa e una cantina. Dubito che l’architetto le riconoscerebbe ora. Ogni centimetro delle pareti, del pavimento e del soffitto è ricoperto da simboli, a intervalli regolari ho inserito dei supporti per le attrezzature più pesanti. Sembra un paradosso ma per mettersi in rapporto con le parti più sottili del mondo serve parecchio hardware.
Un livello alla volta, un pensiero alla volta, un corpo sottile alla volta arrivo a passare dall’altra parte. Scosto le larve, i ricordi, le manifestazioni di cose che non esistono più. E comincio a riparare i tessuti sottili offesi da decenni di abusi, dando il mio contributo a fare pace con quello che non vediamo alla luce del giorno. Anche qui ci sono resistenze, anche qui il cambiamento non è gradito da tutto quello che vive a questo livello. Non che questo mi fermi o fermi le altre persone che fanno il mio stesso lavoro. Ogni notte faccio un passo avanti.
Nota finale: di seguito riporto una massima che cito spesso, una delle poche cose che ho in comune con la destra americana. Andrew Jackson era un personaggio abbastanza discutibile con i criteri di oggi ma il testo sotto riportato rimane un pilastro del mio modo di vedere le cose.
Seven links project
Grazie al caro Alessandro Girola, carogn simpatico come pochi, sono stato coinvolto in questo meme che rimbalza qua e là nella blogosfera. Si tratta di operare una selezione dei propri post e rispondere di conseguenza a delle domande. Last but not least, si rifila il meme fresco-fresco ad altri sette ignari colleghi in modo da risultare opportunamente virali.
In una parola: orren bellissimo.
Il post il cui successo mi ha stupito.
Di solito i post che dedico a argomenti sociali-politici-economici tendono a deprimere visite e commenti, quello con le considerazioni sulla fine del secolo breve è stato una notevole eccezione.
Il post più popolare.
Il concorso pro SF ha smosso le acque, pur sollevando parecchi dubbi. Logico che il post con le votazioni diventasse il più popolare finora.
Il post più controverso.
Parlare di pirateria informatica, nel senso del download illegale e simili, mi ha attirato un paio di troll che ho prontamente eliminato e una manciata di mail poco opportune. E dire che il post non è un granché.
Il post più utile.
A costo di essere presuntuoso, ricapitolare la storia della Pansac International è stato utile. Non solo per chi vi è direttamente coinvolto.
Il post che non ha ricevuto l’attenzione che meritava.
Ragionando sulla crisi greca mi è venuta un’idea, una sorta di contromossa per combattere una crisi speculativa che si fa forza sul debito pubblico. Onestamente, mi è dispiaciuto non ci fosse più attenzione.
Il post più bello.
Non ho medaglie da esibire, scelgo questo perchè parla di eroi. Più divento vecchio, più mi sembrano tragici e necessari assieme.
Il post di cui vado più fiero.
Anche qui zero medaglie. Sono fiero di aver sostenuto la causa dei dipendenti della Pansac, nessun dubbio. Qui indico il ragionamento sulla SIAE, altro spunto tipicamente italiano.
I sette prescelti, le vitt i prossimi che proseguiranno (se lo vorranno) questo meme.
Fatevi sotto ragazzi, è ora di ballare. Pazienza se la musica non è il massimo, l’importante è giocare.
Top5: musica e fantascienza
Nota per i naviganti: per l’intero mese di ottobre 2011 tutti i post di questo blog riporteranno come prima parte queste righe per ricordare che è possibile votare per il concorso SF qui fino alle 23.59 del giorno 31 di questo mese. Modalità di voto e lista delle proposte sono contenuti nel post linkato.
Tiro per un momento il fiato dopo una mini serie di articoli politico-sociali, complice anche il fatto che sono piuttosto raffreddato e scarsamente in grado di articolare concetti superiori a ‘dove ho messo i fazzoletti’. Quindi mi aggancio al meme delle top5 e alla bellissima scaletta musicale SF che Davide Mana ha fatto per un altro blog. Peccato che io abbia meno cultura dal punto di vista musicale e che vi tocchino di conseguenza scelte più ovvie.
Here we are, with the SF Music Top5!
Quinto posto per Sonic attack, degli Hawkwind. Scritto da Michael Moorcock, serve altro?
Quarto posto per Space Truckin’, dei Deep Purple. Pezzo forte della loro scaletta nei concerti fin dagli anni ’70, considerato un classico della loro discografia.
Terzo posto per Astronomy domine, dei Pink Floyd. Nei loro primi album ci sono diverse canzoni collegabili alla SF, questa per me rimane ineguagliata.
Secondo posto per Third stone from the Sun, di Jimi Hendrix. Se devo spiegarvi chi era Hendrix non siete sul blog giusto.
Primo posto per Also sprach Zarathustra, di Richard Strauss. Famosa per essere portatrice di sfortuna nelle missioni spaziali, la stavano suonando durante il quasi disastro dell’Apollo 13, è parte della colonna sonora di 2001:odissea nello spazio.
Buon week-end a tutti!
Le chiavi che non ti aspetti
Le chiavi che dai motori di ricerca portano ai nostri blog stanno diventando un altro meme o se preferite l’ennesima filiazione del meme estivo delle top 5 (che per altro non accenna a morire malgrado la fine dell’estate). Diciamo che è un buon intermezzo mentre aspetto di chiudere sghignazzando le porte del concorso SF, ormai mancano poche ore.
Ho controllato quelli che mi riguardano e si prestano a valutazioni differenti. Il più sfruttato di tutti, motivato da un’immagine che ho preso dalla Rete, è questo:
epic fail
Il che già la dice lunga sul blog e mi fermo qui per non scadere ulteriormente di livello. Di seguito i più curiosi (no, non è una top5 ma una top10).
Origini sciarpa azzurra
Ma è vero che ogni 70 anni scoppia una guerra in un continente?
Creare avatar in stile van helsing
Maestri voluto criminali italia
World vision italia padre angelo
Canzoni dranghetisti
School combat chronicles
I esperimenti dele bombe su la luna
Come si diventa uno sniper?
Cinque punti della malavita
Misteri della fede o di Google, non sono in grado di pronunciarmi. In attesa di essere illuminato da qualche pseudo intrattenitore televisivo o di ritrovare un neurone funzionante vado a combinare danni da qualche altra parte. E a cercare una sciarpa azzura, non si sa mai.
Top 5: le luci della fantascienza
Dopo le critiche ha senso illuminare il lato positivo della SF, in particolare per quanto riguarda scrivere fantascienza e leggerla. Accendete il vostro radar a scansione laterale, i sensori di tachioni e la matrice polivalente, si va!
1) La SF guarda avanti. Nessun altro genere narrativo o letterario è più aperto verso il futuro e il pensiero speculativo. Se è vero che la narrativa è fatta di ‘e se succedesse questo’ allora chi meglio della fantascienza per esplorare le infinite possibilità del domani?
2) La SF è aperta. Cosa c’è di più contaminato e contaminante della fantascienza? Ogni suo sottogenere è fatto apposta per mescolarsi con tutti gli altri e accogliere a sua volta elementi da altri generi letterari per creare ogni volta un mix diverso di caratteristiche.
3) La SF è divulgativa. Non solo nel senso scientifico o come metafora dei testi tecnici. Quante idee o teorie sono state propalate tramite romanzi o racconti di fantascienza? Chi può contare il numero di specialisti e scienziati che hanno messo le loro esperienze al servizio di una buona storia?
4) La SF è divertente. Dall’insospettabile Asimov a Douglas, passando per Goulart ed Ellison, lo spazio per narrazioni parodistiche, sarcastiche, ironiche o umoristiche è praticamente infinito. La fantascienza ha fatto da sfondo per la satira politica, per sbeffeggiare l’editoria, le religioni e la scienza stessa.
5) La SF non si crea, non si distrugge ma si trasforma. Un Proteo narrativo, in perenne evoluzione che si sviluppa in tutte le direzioni contemporaneamente. Un’etichetta che non ammette definizioni rigide e che stritola sghignazzando chiunque cerchi di classificarla o ingabbiarla. A voler ben guardare, pare viva come certe creature in arrivo dallo spazio profondo…
Alla fine, ammettetelo, almeno una volta nella vita avete guardato una notte stellata e avete sentito quel brivido dentro, la sensazione di essere piccolissimi di fronte all’universo. E in fondo al vostro cervello avete sentito una voce che diceva “chissà se c’è vita lassù?”
Top 5: i topic sulla fantascienza
Dalle e-mail ricevute negli ultimi giorni e da alcuni commenti su post precedenti legati all’argomento SF in Italia emergono alcune questioni di fondo, provo a farne una sintesi con a latere il mio parere.
1) Per la SF non c’è mercato. I numeri di sicuro non sono esaltanti, anche Urania si è beccata un calo di vendite notevole negli ultimi anni e non mi risulta che gli altri editori siano messi meglio. Va anche detto che il dato della SF ci colloca in un mercato dai numeri molto bassi e che non c’è mai stato un Harry Potter a rilanciare il settore.
2) C’è un giro autoreferenziale di autori-editori-critici che blocca tutto. Può darsi, non sarebbe neppure una grande novità. Ma anche fosse? Gli editori come gatekeeper funzionano solo per il cartaceo e sulla Rete si parte da condizioni molto diverse. Se pure ci si trovasse di fronte a un blocco compatto di oppositori chi può impedire a chiccessia di lanciare un proprio progetto e promuoverlo?
3) Gli italiani sono depressi e non guardano al futuro. Vero, per certi versi mi ci riconosco anche io nel profilo. Tuttavia la narrativa può rispondere sia alla necessità di evasione che alla possibilità di portare ai lettori un cambio di prospettiva e/o di paradigma. Una storia forte come ambientazione, plot e con buoni personaggi perché dovrebbe funzionare in ambito fantasy, noir o thriller e non nella SF?
4) I lettori italiani hanno scarsa formazione scientifica e quindi non si interessano alla hard SF. I dati della scolarizzazione sono sconfortanti da decenni, questa è una realtà che ha conseguenze pessime su molti aspetti della nostra condizione come paese. Vorrei però fare notare che una tecnologia, vera o presunta, non necessita di 200 pagine di formule e grafici per essere presentata al lettore. Se in una storia di deve narrare di quasar e pulsar si può trovare il modo di non renderli pesanti per il lettore non astronomo.
5) Io ci ho provato ma con scarsi risultati, vanno di più altri generi. L’orientamento dei gusti dei lettori è maggiore in altre direzioni, nessun dubbio su questo. Del resto se si vanno a leggere le classifiche di vendita ci sono spesso manuali di cucina, biografie di personaggi mediatici scritte da terzi, scritti del papa in carica e così via. La SF è una nicchia, come già detto in altre occasioni. Il più è raggiungere questo pubblico con uno sforzo di promozione / marketing, il che non sarà proprio artistico ma è necessario.