Coin-op blog

Negli ultimi giorni si è ragionato sul ruolo del blogger, usando come punto di partenza alcune dichiarazioni della neo direttrice dell’edizione italiana dell’Huffington Post (edito dal gruppo L’espresso). In pratica la nuova testa sta arruolando un numero consistente di blogger, alla fine saranno circa 600, per fornire i contenuti alla testata, il tutto senza retribuzione.

A far rumore il concetto espresso dalla direttrice, Lucia Annunziata, secondo la quale quanto scrivono i blogger non può essere giornalismo ma soltanto opinioni, ovvero (sempre secondo lei) materiale privo di un suo valore intrinseco. Da qui la scelta di non retribuire, in nessun modo, i blogger collaboratori della testata. Il tono delle parole dell’Annunziata è parso sprezzante a molti, me compreso, il che pare sottointendere un paragone tra giornalisti e blogger che è del tutto privo di senso.

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Pirateria utile o dannosa?

Il dibattito sulla pirateria, sul copyright e sulle libertà della Rete ogni tanto conosce pagine interessanti e ci porta storie con risvolti buffi. In Germania la polizia fa un’indagine massiccia su un sito pirata, reo di diffondere film in streaming e in download, fino ad arrivare ad incriminare diverse persone e a bloccare il sito in questione. Fin qui, niente di strano. Peccato che la stessa industria cinematografica, tramite una sua associazione, commissioni uno studio sugli utenti di questo forum con l’idea di dimostrare che costoro sono un danno per l’industria nel suo complesso.

Bella idea. Ma la ricerca fornisce risultati diversi dalle attese. A quanto pare i cattivissimi fruitori dei servizi pirati usano streaming e download per ‘provare’ i film e in seguito acquistano in maniera più o meno massiccia a ragion veduta. L’industria non ha gradito il risultato e ha pensato bene di non pubblicizzarlo. Altra idea grandiosa. Peccato che si venga a sapere lo stesso. Vedi qui.

Anche il governo americano si interroga su come agire sul lato pirateria (allargando il discorso anche alle contraffazioni) e da bravo apparato burocra-tico richiede un’indagine i cui risultati sono qui. Il documento verte sul periodo 2004-2009 e non fornisce raccomandazioni esplicite all’amministrazione sui provvedimenti da prendere per contrastare questo insieme di fenomeni, rimane interessante come analisi. Non mi risultano al momento studi simili per l’Italia.

Ma fare acquisti on line è proprio così semplice e senza problemi, a volte pare di no, specialmente quando l’assistenza non è proprio il massimo della collabora-zione. Trovate qui un articolo illuminante, vi segnalo in particolare la conclusione.

Infine, last but not least, vi segnalo un articolo interessante che propone delle riflessioni condivisibili su tutta una serie di problemi legati all’editoria elettro-nica, alla pirateria applicata al vendere libri e all’evoluzione del mercato. Il tutto con numerosi riferimenti ad altri siti per allargare il campo delle riflessioni. Lo trovate qui.