Burn-out e cambiamenti a venire

Breve post di servizio, giusto per dar conto di cosa è in preparazione. Per prima cosa, sono in una fase di burn-out, a proposito di questo tema consiglio di visitare l’ottimo Strategie Evolutive a questa pagina. Come si reagisce a una fase di burn-out? Io lo faccio reagendo, ovvero cambiando / cancellando / creando cose diverse rispetto a quello che faccio di solito. Seconda cosa, sto rielaborando “Twenty Years After” per ripulire alcune cosucce e per preparare la versione in lingua inglese.

Questo blog passerà alla sola lingua inglese nel prossimo futuro, dopo le elezioni politiche di fine febbraio o al più entro la fine di marzo. Il vecchio materiale non verrà tradotto o cancellato, ci sarà semplicemente uno switch secco. Fino a quando sarà così? Non ne ho idea. Questo fa parte delle reazioni a cui accennavo prima. L’accento delle tematiche trattate scivolerà ancora di più verso geopolitica ed economia, senza risparmiarsi qualche excursus più umanistico.

Entrambe le versioni di “Twenty Years After” saranno a pagamento. Questa per me è un’altra frontiera da passare e farlo ora è meglio di aspettare ancora. Solo su Amazon, solo in formato mobi/AZW. Fin da ora ringrazio Mauro Longo per la consulenza data tramite il suo blog. Se tutto va bene entro l’anno arriverà un altro saggio, centrato sulla Turchia, sviluppato sullo stile dei post che avete già visto per i paesi ex-URSS. Narrativa? Al momento non rientra nei piani, nel senso che mi limiterò a un paio di apparizioni in progetti altrui e terrò gli occhi aperti per idee interessanti.

In questi anni un minimo di esperienza me la sono fatta ed è ora di metterla a sistema per produrre progetti migliori. Divertirsi va bene, farlo con raziocinio rende decisamente di più.

Twenty years after – in lavorazione

Ho finalmente concluso la stesura del mio mini saggio sulle repubbliche ex sovietiche, tempo quindi di darsi da fare per renderlo disponibile. Ho qualche ambizione sull’argomento, nel senso che questa volta vorrei riuscire a crearmi dei file decenti nei formati epub e mobi e di provare a collocarlo, in maniera gratuita, su amazon.com o su qualche piattaforma di diffusione.

idea per la cover

idea per la cover

Sto anche valutando se valga la pensa tradurlo in inglese e ripetere il processo sopra descritto, con il dubbio se voler rientrare o meno di qualche spesa mettendolo a una tariffa minima (tipo un dollaro o simili). Per me sarebbe la prima volta per entrambe le cose, una sorta di Rubicone psicologico da varcare. Voi cosa fareste al mio posto?

Capacità nascoste?

Ci sono progetti che maturano lentamente e che sembrano dover aspettare il proprio turno, quasi osservassero dall’ombra chi li ha concepiti o chi vi ha partecipato. Alla fine, quando sono sulla dirittura di arrivo sembrano invece girarsi e guardarti con l’aria di chi rivede un vecchio amico, un mezzo sorriso che sottende chissà quali cose da raccontare.

C’è un’antologia in arrivo, si chiama “Capacità nascoste”. Un progetto nato dal cuore e dall’intelligenza di Sergio Rilletti ed Elio Marracci e che si propone di stabilire un unicum sul mercato italiano, quello di una raccolta di lavori riconducibili al genere thriller con l’essere diversamente abili come tratto comune. Scelta impegnativa, vaste programme per citare De Gaulle.

Eppure si può. Con grande pazienza, altrettanta passione e determinazione. Ho visto ieri le bozze e devo dire che fa una certa impressione. Che ne dite di un parco autori come questo: Andrea Carlo Cappi, Marilù Oliva, Sergio Paoli, Andrea S. Pinketts, Giuseppe Lippi, Maurizio Pagnini, Giuseppe Cozzolino, Bruno Pezone, Fabio Novel, Bruno Zaffoni, Luca Crovi, Antonino Alessandro, Myriam Altamore, Mario Spezi, Angelo Marenzana, Franco Bomprezzi, Patrizia Debicke van der Noot, Giuseppe Pastore, Renzo Saffi, Giovanni Zucca, Massimiliano Marconi, Dario Crippa, Andrea Scotton, Claudia Salvatori e Sergio Rilletti.

Una gang di un certo pregio, sono onorato di dirvi che anche il sottoscritto ne fa parte. Ho incrociato Sergio Rilletti sulle pagine del forum dedicato a Sergio “Alan D.” Altieri, luogo virtuale che ha partorito altri progetti interessanti dalle alterne fortune (Gli occhi dell’Hydra, Progenie:ritorno all’incubo, Valpurga, L’ombra della morte) e che ha fatto da ponte tra parecchie persone, dentro e fuori i discorsi legati all’editoria e alla narrativa. Ormai ci siamo e spero davvero di poter mettere presto le mie zampacce sul libro!

Si cambia!

Le cose cambiano, è uno dei motori primi di quanto accade in Rete e in più piccolo in questo ramo della blogsfera. A Marzo inoltrato mi trovo a dover ripensare e ripianificare il mio angolo virtuale, grazie anche al vostro contributo nel recente sondaggio.

Scrivere fiction mi sta diventando più difficile, forse perché sto facendo il pieno di suggestioni fantasy come ultime letture. Eppure ho due progetti in piedi e più di una buona idea (scusate la modestia) da mettere per iscritto. Sto parlando di una massiccia espansione del mio racconto “L’orgoglio di Smirne” (ciao Giuseppe, abbi fiducia) e dell’ormai tragicomicamente famosa seconda puntata delle avventure della Stone Cold Company (a proposito, state scrivendo per il concorso del Girola?).

Anche per quanto riguarda recensioni e articoli sulla narrativa e/o sul mercato editoriale c’è una novità; se riguarderanno materiale SF non li troverete più qui ma su un altro blog, un contenitore che potremmo anche chiamare blogzine. Yes, il futuro è tornato e ha un sacco di cose da dirci. Dopo un congruo intervallo di tempo le includerò anche qui ma su un’altra pagina che devo ancora creare.

Tutte le altre recensioni o articoli narrativi/editoriali di altro genere rimarrano qui ma vedranno diradarsi leggermente la loro frequenza. Avevo anche valutato di instaurare una sorta di palinsesto, idea che ho visto funzionare molto bene in altri blog, ma mi sono trovato nell’impossibilità di ottemperare a scadenze fisse. Troppo incerto il tempo dedicato alle ricerche e altrettanto difficile trovo quantificare i tempi di stesura. Tanto per fare un esempio ho in lista due articoli, uno sulla Russia e l’altro sull’Artico, che mi hanno portato oltre il limite di due settimane.

Avevo anche pensato di pubblicare a puntate l’espansione del racconto di SF ma mi sono trovato malissimo a metterne in cantiere puntate da 800-1000 parole. Grossa delusione devo dire, anche perché è un tipo di lunghezza che ben si sposa allo stile sintetico che prediligo. Resta una porta aperta per questo tipo di esperimento ma per una storia completamente diversa che potrebbe anche rappresentare la mia occasione per tornare a scrivere in inglese.

Proprio l’uso della lingua d’Albione è una grossa tentazione, una via che avevo percorso nel blog precedente su LiveJournal. Un buon esercizio, una porta aperta verso il mondo per raccogliere nuove informazioni o suggestioni. Sto cercando stimoli, scintille per accendere il fuoco dell’immaginazione.

Singolare o seriale?

Nota per i naviganti: per l’intero mese di ottobre 2011 tutti i post di questo blog riporteranno come prima parte queste righe per ricordare che è possibile votare per il concorso SF qui fino alle 23.59 del giorno 31 di questo mese. Modalità di voto e lista delle proposte sono contenuti nel post linkato.

 

Prendo spunto da una serie di commenti relativi a una recensione recente per ragionare un momento con voi sul concetto di serie narrativa e sui personaggi seriali. Sono due concetti trasversali rispetto ai generi e ai sottogeneri e tendono a creare due fronti contrapposti tra i lettori e tra gli scrittori.

Un personaggio o un gruppo di personaggi che viene utilizzato in più di un libro come attore o gruppo di attori principali gioca su due fattori, entrambi in chiaroscuro. Il primo fattore è la familiarità dei lettori, ritrovando lo stesso personaggio o gli stessi personaggi si immergono con più facilità nella narrazione e il sense of wonder che ne deriva è maggiore. Per contro gli stessi lettori possono non gradire variazioni al cast, decidere quindi da parte dello scrittore di cambiare qualcosa può complicare parecchio le cose. Il secondo fattore è per lo scrittore che si ritrova una grossa parte del lavoro già fatta nel momento in cui riutilizza lo stesso cast di personaggi. In questo caso la parte negativa è più sottile; se lo scrittore decide di non far evolvere o cambiare i suoi personaggi si va a creare uno strato di abitudini mentali che puòà nuocere alla sua creatività.

Lo stesso ragionamento si può applicare per estensione alle ambientazioni, anch’esse essenziali per i cicli narrativi. Pregi e difetti sono gli stessi ma vengono mitigati dalle proporzioni. Se si crea un mondo tutto nuovo se ne possono esplorare varie parti da un romanzo all’altro, lo stesso vale se si utilizza il nostro pianeta e si sposta il cast dei personaggi in vari scenari. Qui la trappola per lo scrittore sta nei dettagli, si rischia di contraddirsi in maniera letale, specialmente se si è inventato tutto da zero.

Viceversa se per ogni romanzo o racconto lo scrittore ci mette di fronte a personaggi nuovi e/o ambientazioni inedite la sfida sale di tono. Ogni volta chi scrive deve riuscire a suscitare da zero il sense of wonder che permette di immergersi in una narrazione e ogni volta il lettore si trova ad affrontare un territorio inesplorato dal punto di vista narrativo.

In entrambi i casi servono capacità non indifferenti per gestire le cose. I lettori forti sono molto esigenti e facili a disamorarsi di un filone o di una serie. Anche trovare i necessari stimoli creativi può diventare via via più difficile per chi scrive in maniera regolare e deve soddisfare le legittime attese del pubblico. Infine riuscire ad adeguare le trame e i personaggi a condizioni che devono cambiare continuamente rischia di non riuscire in maniera compiuta, svelando così la scena agli occhi del lettore e rovinando qualsiasi coinvolgimento.

Devo dire che non ho una netta preferenza, come lettore, tra serie e episodi singoli. Posso citare in entrambi i casi libri riuscitissimi come ciofeche inaudite. In compenso, nella veste di schiribacchino, trovo difficile proseguire l’utilizzo di uno o più personaggi dopo la prima corsa. Ho fatto il tentativo più volte e per me è sempre stato difficile immergermi di nuovo nelle situazioni che io stesso avevo creato, quasi che una volta usato un personaggio questo finisse per allontanarsi da me.

In seguito avevo maturato la decisione di non ripetere più l’uso di un personaggio a meno di non farlo ritrovare come mero comprimario in altre storie, un espediente divertente per fare l’occhiolino ai propri lettori senza incorrere nei rischi descritti in precedenza. Ma è arrivato il Survival Blog e la mia decisione è andata a ramengo. Come non dare una seconda opportunità alla mia Stone Cold Company? Puntualmente mi sono ritrovato nelle secche, a fissare documenti zeppi di appunti e di tracce senza riuscire a dargli il corpo necessario. A meno che… non mi decida a fare cambiamenti massivi. Mortali, dato l’ambito narrativo.

Cose da fare

Nota per i naviganti: per l’intero mese di ottobre 2011 tutti i post di questo blog riporteranno come prima parte queste righe per ricordare che è possibile votare per il concorso SF qui fino alle 23.59 del giorno 31 di questo mese. Modalità di voto e lista delle proposte sono contenuti nel post linkato.

 

Lo spazio per scrivere mi si è drasticamente ridotto, di pari passo con la crescita di altre iniziative di cui mi sto occupando. Questo ha portato prima alla dolorosa cancellazione del progetto Goliath e a dover seriamente riconsiderare le altre cose che avevo in mente.

Negli ultimi mesi sono riuscito solo a completare un racconto che ho sottoposto a valutazione per la neonata collana Gemini e a partecipare al primo livello segreto del Sick Building Syndrome. Poca roba davvero, il prefetto contrario della necessità di avere continuità nella scrittura per avere buoni risultati.

In cantiere ho un sourcebook, legato a un progetto attualmente in corso di cui non posso parlare oltre. Sono però ancora ad uno stadio iniziale, ci sono solo le ossa. È vero che ho tempo a disposizione e non sono sotto consegna ma concretizzarlo darebbe respiro alla programmazione del progetto.

Poi c’è l’Aurora. Doveva essere un altro mini saggio dopo ‘Misteri italiani’, il mio contributo a una mitologia moderna che si doveva basare sui libri di Sweetman e Peebles sui black project del mondo areonautico americano. Tutti i giorni qualcuno arriva su questo blog seguendo questa chiave di ricerca, sarebbe anche una mossa furbetta da fare.

Il meccanismo virtuoso che porta dal formulare le idee a metterle giù in un formato accessibile sembra esserci inceppato, un ingranaggio ostruito da cose che non riesco a focalizzare. Proprio per questo viene da pensare che non è certamente indispensabile scrivere e che forse ha più senso dedicarsi ad altre cose, a portare avanti un’attività più legata alla critica e alla diffusione dei libri.

Proprio sulla critica, sulle forme che è più opportuno che assuma, su come approcciare questo tipo di attività si apre un fronte interessante. Recensire in sé non è qualcosa di problematico se ci si accontenta di avere alcune informazioni sul libro e un parere generico (è come le sto facendo su questo blog, tanto per capirsi), viceversa se si vuole analizzare un libro si deve per forza di cose salire a un livello più alto e questo restringe di molto la fruibilità di un articolo.

Sulla Rete esiste una soglia di attenzione piuttosto bassa. Oltre le dieci righe si perde una buona fascia di lettori e fare approfondimenti (in qualsiasi campo) è appannaggio di pochi. Vale la pena spendere tempo e risorse per stendere un articolo di qualche cartella se poi non interessa? Io già scrivo post abbastanza articolati sull’attualità e sui temi di fondo dell’economia, non mi pesa certo estendere quel tipo di atteggiamento anche ai temi legati alla narrativa. Se poi si perdono lettori, pazienza.

Nei prossimi mesi vorrei analizzare, con il vostro aiuto, le proposte italiane recenti nel genere SF. Sia per capire quali sottogeneri sono praticati e quali no che per cominciare a tracciare una mappa degli scrittori nostrani. Mi riferisco anche alle autoproduzioni e ai piccoli editori, la visuale deve essere la più ampia possibile.

Tempo di cambiare, di respirare aria nuova. Anche dentro l’editoria nostrana.

Goliath!

Eppur si muove, frase probabilmente apocrifa attribuita a Galileo Galilei, descrive lo status del mio progetto romanzo. Siamo alla seconda versione, ho spazzato via la prima dopo che si era arenata per i soliti motivi che strozzano i progetti dei dilettanti. Zero pianificazione, poca cura dei dettagli, lavoro insufficiente sui personaggi… nominate un errore da principiante, io li ho fatti tutti.

Il primo working title era ‘1862 – Roma o morte’. Quello attuale, spero definitivo, è ‘Goliath’. Qui sotto il primo draw dell’insegna, da considerare come un’idea messa in veste digitale suscettibile di molto lavoro per arrivare alla forma voluta.

Che cosa è Goliath? Un mezzo decisamente steampunk. Grosso. Molto grosso. Un vero e proprio incubo mobile in grado di fare male. Se sentite la terra vibrare c’è un motivo, se qualcosa ha bloccato la luce del Sole o se vedete in lontananza un pennacchio di fumo nero è per lo stesso motivo. Sta arrivando.