2012, tirare le somme

Se è vero che a fine anno si tirano le somme credo sia altrettanto vero che nell’occasione si debba anche mettere un po’ d’ordine, almeno mentale nelle proprie cose. Il mio 2012 è stato vissuto all’insegna dell’adattamento e di lezioni apprese in maniera piuttosto brusca.

economy

Intendiamoci, nulla di drammatico o di particolarmente problematico, diciamo che ogni tanto si ricevono richiami all’ordine dalla vita e che non bisogna mai dare nulla per scontato quando si ragiona sulle relazioni personali. Lezione appresa, vedremo come si svilupperà il tutto nel 2013.

work in progress

Lo spazio che volevo dedicare all’aggiornamento professionale è sparito nel nulla, peccato che l’esigenza ci sia tuttora e si faccia più pressante. La questione si ripresenterà nel 2013 con una certa forza, ci sarà da capire come inventare un modo adeguato di farvi fronte.

IL FUTURO E' TORNATO

IL FUTURO E’ TORNATO

Come blogger l’anno l’ho passato all’ombra di una nuova avventura, del progetto corale che è diventata la blogzine “Il futuro è tornato“. Con la fine del 2012 si conclude anche il periodo sperimentale di questa testata e posso dire di esserne soddisfatto. Ne parlerò in altra sede, appunto sulla blogzine. Viceversa, andando a vedere quanto scrivevo un anno fa:

Per l’anno prossimo la mia produzione sarà molto limitata. Ho in lavorazione un mini contributo a una serie di un altro autore e la seconda (e ultima) parte delle avventure della mia Stone Cold Company. Non mi lancerò in altre cose a meno di circostanze eccezionali o di progetti a sfondo benefico. L’idea è di produrre articoli e altri contributi per questo blog e soprattutto per la nuova piattaforma SF.

Posso dire di aver mantenuto il concetto di ‘limitato’. Il contributo alla serie di Enzo Milano non si è concretizzato, la seconda puntata della SCC è rimasta uno schema e qualche appunto sparso. In compenso è uscita l’antologia “Capacità nascoste” che ospita un mio racconto e che sarà il mio ultimo libro cartaceo salvo imprevisti. Ho chiuso pochi giorni fa (11 dicembre) la round robin “Due minuti a Mezzanotte” e partecipato ad un altro progetto per ora riservato.

BANNER 2MM

Ho inserito qualche post in inglese qui e là, il che è divertente ma è molto lontano da quello che avevo in mente (un altro blog tematico in inglese, idea naufragata). Vedrò se e come evolvere questo cosa nel 2013 ma per ora la sensazione è che si naviga a vista, in questa sede non riesco a crearmi un palinsesto di riferimento.

mobile phone and books

Sono riuscito a leggere di più, il che è sempre una bella soddisfazione, con una qualità media più alta dello scorso anno. Il focus è nettamente verso gli ebook (la proporzione è meno di un cartaceo su dieci letture), con proporzioni 55-45 sul bilancio italiano/inglese e su editi/autoprodotti. Volevo dare più spazio ai saggi ma sono rimasto sotto il 10%, altra cosa insoddisfacente.

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Contro ogni previsione sono riuscito a rimanere sui social network, malgrado tutte le mie paturnie a riguardo. Merito di qualcosa che ufficialmente non esiste, il che ne fa una sorta di impossibilità logica che ben si sposa con quel tipo di attività. Continuo a pensare che gran parte della blogosfera e dei social sia troppo autoreferenziale, più simile a uno strumento di autoaiuto psicologico che non a una serie di strumenti utili.

Ho assegnato i miei non-premi dell’anno 2012, li potete trovare nella pagine apposita (le lame dell’anno).

Bene, l’anno è finito. A domani con la persona dell’anno.

Paul Di Filippo – La trilogia steampunk

Paul Di Filippo

La trilogia steampunk (Orig. 1995, questa edizione 2011)

Titoli originali: Victoria (1991), Hottentots (1995), Walt and Emily (1993)

Delos

pp. 318

ISBN 9788865301746

Link su IBS

 

Quarta di copertina (da IBS.it)

Cos’è accaduto alla regina d’Inghilterra? È realmente lei la creatura dagli strani appetiti che da qualche tempo siede sul trono dell’Impero Britannico? Da dove vengono i mostri dell’abisso lovecraftiano che minacciano il Massachusetts? In quale curiosa epoca sono stati condotti i poeti amanti Walt Whitman ed Emily Dickinson? Tra i tanti sottogeneri del fantastico, della fantascienza e del fantasy, lo steampunk è uno dei più affascinanti, con i suoi scenari vittoriani, con le sue straordinarie tecnologie senza elettronica ed elettricità basate su ingranaggi e motori a vapore. Tra i pionieri del genere, che annoverano nomi come Tim Powers, William Gibson, Bruce Sterling e Alan Moore con la sua “Lega degli Uomini Straordinari”, un posto particolare spetta a Paul Di Filippo, primo a usare il termine steampunk in un titolo proprio con il presente libro. Tre storie ambientate nel diciannovesimo secolo, in una girandola di avventure narrate con arguzia.

Recensione flash.

Tre storie sospese tra pastiche, fantasia e grandi trovate. In più un numero impressionante di omaggi letterari e di riferimenti storici, per dare al lettore l’esperienza di un viaggio irripetibile. Da leggere.

Voto: 08,00 / 10,00.

Recensione.

Ci sono più modi di accostarsi a questa trilogia. Si può apprezzarne il notevole lavoro di preparazione, specialmente per la terza parte, si può godere dello stile e del modo ai confini del pastiche con cui Di Filippo sceglie di presentarci queste storie; ci si può focalizzare sul messaggio che ne traspare, in particolare per il voler trattare temi seri come il razzismo; ancora, ci si può divertire a cogliere tutti gli inside joke sparsi a piene mani, sempre cercando di distinguere quali dei personaggi sia storico o meno; infine, ci si può godere tre belle storie e lasciare perdere tutte le altre faccende.

Difficilmente si trova materiale del genere e non a caso Di Filippo si è fatto un nome come autore di spicco, uno dei pochi che possa dire di aver lasciato una traccia nella narrativa fantastica di questi ultimi decenni. Questa trilogia è degli inizi della sua carriera e mostra già un livello di maturità espressiva e di padronanza delle ambientazioni che pochi raggiungono. C’è chi attribuisce proprio a questo lavoro il germinare del genere steampunk, di sicuro è tra i primi lavori ad ottenere una buona notorietà.

Quello che mi ha più colpito è la capacità di variare i registri narrativi. Ci sono elementi propri dei romanzi dell’ottocento (Verne, Dumas), una costante nota sospesa tra il sarcasmo e l’ironia e il gusto giocoso di riservare al lettore una sorpresa dopo l’altra, un continuo dare scacco matto. Ho cercato a una prima lettura di trovare tutti gli elementi riferiti ad altri libri o a personaggi letterari ma ho dovuto rinunciare, il gioco citazionista viene condotto a un livello che è superiore alle mie forze sostenere. Il risultato finale mostra chiaramente il talento dello scrittore, non a caso in grado di esprimersi con facilità sia nei racconti che nei romanzi (ha anche sceneggiato dei fumetti, tanto per gradire). Nel passare da una sponda all’altra dell’Atlantico (la prima parte in Inghilterra, le successive prendono le mosse negli Stati Uniti) riservando al resto del mondo il ruolo di background (Francia, Polonia, Prussia, territori boeri del Sud Africa) si mostra l’unico limite di questa serie di storie, l’essere anglocentrico.

Altro fattore da sottolineare la critica costante al potere, sia come establishment economico che per porsi al di sopra del sapere in virtù del censo o della posizione. Il secondo racconto ha come sottotracce costanti il razzismo e la condizione femminile, temi presenti in altra chiave anche negli altri due. Infine, l’elemento fantastico, altra colonna di queste narrazioni. Protoscienza, magia in salsa lovercfratiana, passaggi dimensionali sono le chiavi di volta dei tre racconti, ognuna declinata con grande brio.

Se ancora non si fosse capito: da leggere.

Paul Di Filippo

Note sulle edizioni italiane.

In Italia questi tre racconti sono stati tradotti per la prima volta nel 1996 dalla Nord, con la traduzione di Maria Cristina Pieri. La stessa casa editrice ristampò in altra collana nel 1998. Non so dirvi se sia possibile reperire questi volumi al di fuori dal mercato dei remainders.

La trilogia deve la sua più recente pubblicazione alla Delos, nella collana Odissea Fantascienza. In questo caso la traduzione è stata affidata a Sergio Proietti con il quale mi complimento dato il livello di difficoltà, specialmente per la terza parte.

2011, tirare le somme

Se è vero che a fine anno si tirano le somme credo sia altrettanto vero che nell’occasione si debba anche mettere un po’ d’ordine, almeno mentale nelle proprie cose. Il mio 2011 è stato burrascoso sotto molti punti di vista ma mi ha riservato momenti estremamente importanti sia per la mia vita privata che per la sfera professionale. Anche nel ristretto ambito della blogsfera c’è stato movimento e per la maggior parte dei casi ha avuto conseguenze interessanti.

Malgrado una pletora di distrazioni sono riuscito a rilasciare due mini saggi quest’anno, sviluppo tanto imprevisto quanto soddisfacente. In più sono riuscito a dare una zampa ad altri autori sia in sede di revisione che di minimi contributi allo sviluppo dei loro lavori, ruolo che mi diverte sempre moltissimo. In compenso ho cancellato una lunga lista di progetti e progettini, passati dai cassetti virtuali dei miei computer direttamente al cestino. Pazienza.

Per l’anno prossimo la mia produzione sarà molto limitata. Ho in lavorazione un mini contributo a una serie di un altro autore e la seconda (e ultima) parte delle avventure della mia Stone Cold Company. Non mi lancerò in altre cose a meno di circostanze eccezionali o di progetti a sfondo benefico. L’idea è di produrre articoli e altri contributi per questo blog e soprattutto per la nuova piattaforma SF.

Chiudo l’anno con la fine dell’organizzazione delle pagine. Se ci fate caso di recente ho aggiunto prima la sub pagina di riepilogo delle “recensioni” e negli ultimi giorni ho aggiunto prima la sub pagina intitolata “le lame dell’anno” e questa mattina la nuova sub pagina “statistiche”. L’idea di base è quella di rendere trasparente per quanto possibile l’attività che viene svolta su questo blog.

Le lame dell’anno sono un minimo riconoscimento, una sorta di ‘grazie’ formale per i libri che mi hanno più colpito ogni anno. È diviso in due categorie, narrativa e saggistica. Lo dovevo già assegnare lo scorso anno sul vecchio blog, non fu possibile per una serie di problemi di varia natura. Se tutto va come deve andare ogni anno a dicembre aggiungerò le nuove lame.

Il quadro delle statistiche nasce per riepilogare le mie letture sotto alcuni indicatori di massima e di rendere pubblici i dati relativi a questo blog. Ad anno nuovo quindi procederò con il computo definitivo delle cifre del 2011 e spero anche in questo caso di ripetere l’operazione ogni anno.

Il mio 2012 comporterà anche un massiccio aggiornamento professionale. Java SDK e MySQL i due ambiti con cui fare i conti, con la programmazione ad oggetti come punto di partenza. C’è da correre e tanto spazio per farlo. Ci si vede domani per l’ultimo post dell’anno e le mie ‘person of the year’.

Singolare o seriale?

Nota per i naviganti: per l’intero mese di ottobre 2011 tutti i post di questo blog riporteranno come prima parte queste righe per ricordare che è possibile votare per il concorso SF qui fino alle 23.59 del giorno 31 di questo mese. Modalità di voto e lista delle proposte sono contenuti nel post linkato.

 

Prendo spunto da una serie di commenti relativi a una recensione recente per ragionare un momento con voi sul concetto di serie narrativa e sui personaggi seriali. Sono due concetti trasversali rispetto ai generi e ai sottogeneri e tendono a creare due fronti contrapposti tra i lettori e tra gli scrittori.

Un personaggio o un gruppo di personaggi che viene utilizzato in più di un libro come attore o gruppo di attori principali gioca su due fattori, entrambi in chiaroscuro. Il primo fattore è la familiarità dei lettori, ritrovando lo stesso personaggio o gli stessi personaggi si immergono con più facilità nella narrazione e il sense of wonder che ne deriva è maggiore. Per contro gli stessi lettori possono non gradire variazioni al cast, decidere quindi da parte dello scrittore di cambiare qualcosa può complicare parecchio le cose. Il secondo fattore è per lo scrittore che si ritrova una grossa parte del lavoro già fatta nel momento in cui riutilizza lo stesso cast di personaggi. In questo caso la parte negativa è più sottile; se lo scrittore decide di non far evolvere o cambiare i suoi personaggi si va a creare uno strato di abitudini mentali che puòà nuocere alla sua creatività.

Lo stesso ragionamento si può applicare per estensione alle ambientazioni, anch’esse essenziali per i cicli narrativi. Pregi e difetti sono gli stessi ma vengono mitigati dalle proporzioni. Se si crea un mondo tutto nuovo se ne possono esplorare varie parti da un romanzo all’altro, lo stesso vale se si utilizza il nostro pianeta e si sposta il cast dei personaggi in vari scenari. Qui la trappola per lo scrittore sta nei dettagli, si rischia di contraddirsi in maniera letale, specialmente se si è inventato tutto da zero.

Viceversa se per ogni romanzo o racconto lo scrittore ci mette di fronte a personaggi nuovi e/o ambientazioni inedite la sfida sale di tono. Ogni volta chi scrive deve riuscire a suscitare da zero il sense of wonder che permette di immergersi in una narrazione e ogni volta il lettore si trova ad affrontare un territorio inesplorato dal punto di vista narrativo.

In entrambi i casi servono capacità non indifferenti per gestire le cose. I lettori forti sono molto esigenti e facili a disamorarsi di un filone o di una serie. Anche trovare i necessari stimoli creativi può diventare via via più difficile per chi scrive in maniera regolare e deve soddisfare le legittime attese del pubblico. Infine riuscire ad adeguare le trame e i personaggi a condizioni che devono cambiare continuamente rischia di non riuscire in maniera compiuta, svelando così la scena agli occhi del lettore e rovinando qualsiasi coinvolgimento.

Devo dire che non ho una netta preferenza, come lettore, tra serie e episodi singoli. Posso citare in entrambi i casi libri riuscitissimi come ciofeche inaudite. In compenso, nella veste di schiribacchino, trovo difficile proseguire l’utilizzo di uno o più personaggi dopo la prima corsa. Ho fatto il tentativo più volte e per me è sempre stato difficile immergermi di nuovo nelle situazioni che io stesso avevo creato, quasi che una volta usato un personaggio questo finisse per allontanarsi da me.

In seguito avevo maturato la decisione di non ripetere più l’uso di un personaggio a meno di non farlo ritrovare come mero comprimario in altre storie, un espediente divertente per fare l’occhiolino ai propri lettori senza incorrere nei rischi descritti in precedenza. Ma è arrivato il Survival Blog e la mia decisione è andata a ramengo. Come non dare una seconda opportunità alla mia Stone Cold Company? Puntualmente mi sono ritrovato nelle secche, a fissare documenti zeppi di appunti e di tracce senza riuscire a dargli il corpo necessario. A meno che… non mi decida a fare cambiamenti massivi. Mortali, dato l’ambito narrativo.