Hello again. This is the first post of a series dedicated to explain, for what I can, the italian politics to english-speaking foreigners. It’s not an easy task, most of the times this kind of developments are quite difficult to understand for us Italians. So I’ve decided to split this post in two sections. In the first section (the short one) you will find the facts and some tought about it, in the latter (the not-so-short one) you will find more about explanations, analysis and bits of recent italian history. That’s it, here we go.
Romano Prodi
Agli ordini della BCE
Qualche anno fa ci eravamo costruiti un’immagine nazionale più dignitosa dell’attuale. Non di molto, sia chiaro, ma comunque sufficiente a poter mostrare una certa sicurezza nei mercati internazionali e di poterci presentare serena-mente ai vertici europei o mondiali. Non sto parlando del 1992 con il governo Amato e la sua finanziaria record ma di momenti più recenti, quando sotto il governo Prodi riuscimmo ad avviare una riduzione del debito pubblico e a costruire un avanzo primario nella casse dello Stato.
La differenza con l’attualità, anche al netto della crisi mondiale iniziata nel 2008, è stridente. Non tanto e non solo per le scelte effettuate dall’attuale ese-cutivo in materia di bilancio ma per la sensazione orribile di essere del tutto privi di guida. Prodi e il fu Padoa-Schioppa saranno pure stati antipatici ma sull’economia non mostravano tentennamenti ed erano in grado di interloquire in maniera sensata con i nostri partner stranieri. Con i governi di centro-sinistra non siamo mai stati de facto commissariati dalle decisioni altrui.
Credo sia utile ricordare che Francia e Germania NON volevano l’Italia nell’euro e che una grossa parte del successo di quegli anni è da ascriversi alla coppia Ciampi-Prodi che erano in grado di far valere in sede europea legami perso-nali e una reputazione che i fatti ci dicono non essere accordata a Berlusconi e Tremonti. I proclami dell’attuale ministro delle finanze si sono rivelati per quello che sono sempre stati, dichiarazioni prive di un sostegno logico. La soli-dità dei fondamentali delle maggiori banche italiane e la loro ridotta esposizione verso i mercati più a rischio sono frutto dell’iniziativa privata e non di una moral suasion governativa.
Per come vanno le cose ci tocca sperare. Che Mario Draghi da presidente della BCE riesca a tenere dritto il timone della nave europea, che Cina, Russia e Giap-pone continuino a sostenere i mercati del vecchio continente e che la situazione in Medio Oriente (Siria e non solo) non precipiti ulteriormente. Il nostro paese non ha mai avuto una politica estera propria dal ’45, ora abbiamo giocoforza rinunciato a quella economica e tocca sperare che alla BCE e al binomio Francia/Germania non si sostituisca l’FMI.
Non siamo falliti economicamente, non ancora. Moralmente e politicamente sì. Questa è la nota che finirà sui libri di storia vicino al nome di Berlusconi.