Derek Gunn – The Estuary

Derek Gunn

The Estuary  (2009)

Permuted Press

pp. 280

ISBN 978-1934861240

Book presentation (from Amazon.com)

Journalist John Pender has returned to his home town of Whiteshead to rekindle his marriage. Ex-British Intelligence Officer Dave Johnson has arrived to isolate himself after his fiancée is murdered during a mission that went terribly wrong. But excavations for the new shopping centre unearth a mysterious contagion that threatens to throw their lives into chaos. Now the residents of Whiteshead are trapped within a quarantine zone with the military on one side and ravenous hordes on the other. Escape is no longer an option. Far out in the mouth of the estuary a small keep sits forlornly surrounded by an apron of jagged rocks. This refuge has always been unassailable, a place of myth and legend that has grown in folklore through the years. Now, it’s the survivors’ only hope of sanctuary. But there are thousands of flesh-eating infected between them and the keep and time is running out …

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James C. Copertino – Taliban Commander

James C. Copertino

Taliban Commander (2011)

Curcio editore

pp. 768

ISBN 978-88-97508-10-6

Link su IBS.it

Link sul sito della Curcio

 

Quarta di copertina (dal sito della Curcio).

I talebani hanno un misterioso piano che coinvolge i servizi di intelligence iraniani e pakistani, entrambi interessati ai segreti di cui un mullah è in possesso e che intende usare in guerra. Il Distaccamento operativo Alpha di Delaram, insieme a un reparto italiano, si lancerà in un’operazione speciale, densa di imprevisti e battaglie tra mercenari e guerriglieri. Una minaccia incombe in questa lotta tra spie e ha un nome in codice: Jibril.

Recensione flash.

La guerra infinita in Afghanistan e tutti gli spettri del suo passato, ogni cosa contribuisce a una storia ad altissima intensità, condotta con polso fermo da uno scrittore prolifico come pochi.

Voto: 07,50 / 10,00.

Recensione.

L’Afghanistan e tutte le sue trame, le sue fazioni e i suoi tranelli fa da sfondo e da attore non protagonista in questo romanzo di Copertino che riporta alla nostra attenzione di lettori personaggi già apparsi in altri suoi lavori, impegnati questa volta in una trama sospesa tra il crudo realismo e le “storie di guerra” del recente passato afghano. Quando si sceglie di raccontare storie vicine all’attualità o al recente passato si corrono due seri rischi; il primo è quello di risultate caricaturali nel voler simulare una cronaca, il secondo è quello di non essere credibili per scarsa preparazione sullo scenario scelto.

Dal voto avrete sicuramente intuito che l’autore ha ben gestito entrambi i rischi, consegnando al lettore un Afghanistan vicinissimo alla realtà e narrando episodi che hanno spesso avuto un corrispettivo reale durante gli ultimi anni. Diventa così più facile immedesimarsi nei protagonisti e godere appieno dell’atmosfera avventurosa che costituisce la spina dorsale di un romanzo action-thriller. Ad aggiungere ulteriore sapore alla trama due elementi di rilievo; il primo è dato dalla presenza di un reparto italiano davvero speciale e il secondo dal concretizzarsi di una delle peggiori minacce possibili, eredità dell’invasione sovietica del 1979.

Come tradizione in questo tipo di narrativa il ritmo è elevatissimo, al punto da spingere uomini e mezzi di ambo le parti al limite estremo. Ne scaturiscono diverse sequenze ad altissima tensione, giocate sia sulla spettacolarità che sui cliffhanger, il tutto a generare un crescendo che spinge ad affrettare la lettura per poter scoprire il finale. Qui sta anche la parte più a rischio del romanzo; riuscire a mantenere la sospensione dell’incredulità anche nei lettori più “bullonari” non è mai semplice e in qualche caso i più smaliziati possono scorgere delle forzature che fanno riemergere improvvisamente dall’esperienza della lettura. Sono piccole imperfezioni, decisamente secondarie rispetto all’intero impianto narrativo ma vanno comunque segnalate.

Data la scelta di utilizzare uno pseudonimo da parte dell’autore non posso come di consueto proporvi una sua immagine o segnalarvi un suo sito / blog sulla Rete. In compenso posso dirvi che potete trovare l’autore su Facebook, scoprirete una persona interessante. L’ultima nota riguarda il prezzo di copertina, francamente alto anche se in linea con altre release della stessa casa editrice e più in generale del mercato per le edizioni hard cover. Speriamo che un buon successo di vendita spinga in direzione di una successiva edizione economica.

Glen Cook – The Black Company

Glen Cook

The Black Company (1984)

Tor fantasy

pp. 320

ISBN 978-0812521399

Link su Amazon.com

Quarta di copertina (da Amazon.com)

Some feel the Lady, newly risen from centuries in thrall, stands between humankind and evil. Some feel she is evil itself. The hardbitten men of the Black Company take their pay and do what they must, burying their doubts with their dead.
Until the prophesy: The White Rose has been reborn, somewhere, to embody good once more.
There must be a way for the Black Company to find her…

Recensione flash.

Il primo volume di una serie che ha una legione di fan in tutto il mondo. Una compagnia di mercenari più tosta si fatica a trovarla, anche quando sono coinvolti in trame troppo grandi per loro.

Voto: 07,00 / 10,00.

Recensione.

Devo la lettura di questo volume a Davide Mana che ha consigliato questo autore sulle pagine virtuali del suo blog poco tempo fa. Non conoscevo il lavoro di Cook, per altro non tradotto in Italia, avevo solo sentito parlare di una serie di lungo respiro e buon successo. Stiamo parlando della bellezza di dieci romanzi, più altri due previsti ma non ancora usciti. Se si aggiunge che questo primo volume è del 1984 non è difficile concludere che si tratta di una delle saghe di più lunga durata in circolazione.

Mercenari, qui sta il cuore della narrazione. Non un solo personaggio o una tradizionale compagnia ma un reparto inquadrato di tagliagole, una famiglia disfunzionale di persone con un passato da dimenticare e un futuro incerto. Si muovono in un mondo dove la magia fa parte della vita comune, oltre che della strategia militare e della lotta tra fazioni politiche. La voce narrante è quella di Croaker (dal verbo to croak, gracchiare) chirurgo e storico della Black Company, nonché anello di raccordo tra tutte le diverse anime di questo gruppo di combattenti. Nella sua veste di storico deve compilare gli annali della compagnia, unica forma di memoria scritta che fornisce un’identità comune a tutti gli appartenenti.

Il parallelo con la Legione Straniera è immediato. Si abbandona il passato, nome compreso, per essere accolti all’interno di un gruppo e servire la causa della Black Company fino alla morte o all’invalidità. Come logico per un gruppo di mercenari non si scelgono le cause ma si segue chi è in grado di pagare, non importa quanto possano essere oscuri i suoi scopi. E’ proprio quello che succede in questo romanzo, dove la Black Company viene assoldata da un mago potentissimo e coinvolta in un conflitto estremamente sanguinoso, destinato a sconvolgere il destino di un intero continente.

Dal passato ritorna un’intera congrega di maghi, un circolo oscuro riunito attorno a una Signora, risvegliati a nuove imprese dall’imprudenza di un mago troppo curioso. Nel giro di poco tempo il gruppo riprende il potere e viene contrastato da un altro circolo di maghi, i Diciotto, in un confronto che assume tutte le tinte di una guerra civile. Il conflitto dilaga all’intero continente e al lettore non rimane che seguire, tramite Croaker,  lo svolgersi degli eventi fino all’ultima battaglia.

Il romanzo non è esente da difetti. La prima parte è decisamente lenta e in alcuni momenti non mancano personaggi davvero troppo sopra le righe. Uno dei twist fondamentali della trama è “telefonato” già nella prima metà del libro e vederlo realizzarsi francamente lascia la sensazione del trucco scoperto al prestigiatore di turno. Le figure dei maghi della compagnia, per quanto ben tratteggiate, sono a tratti caricaturali e alcuni dei villain rimangono troppo sullo sfondo. Di contro non mancano invenzioni interessanti ed è ottimamente rappresentato il punto di vista del reparto mercenario che vede accadere attorno a sé eventi ben superiori alle sorti di un singolo scontro.

Lettura consigliata e campanellino per le orecchie degli editori. Un testo come questo non dovrebbe costare molto in termini di diritti e potrebbe dare una resa interessante.

James C. Copertino – Blue Water Operations

James C. Copertino

Blue Water Operations (2011)

Autoproduzione, formato Epub

Euro 1,99 – disponibile qui

 

Quarta di copertina (da Ultimabooks)

Benvenuti a bordo della USS Carl Vinson, portaerei tecnologicamente avanzata che incrocia nell’oceano indiano, isolata dal resto della flotta. Benvenuti a bordo del Wichita, rimorchiatore d’altura che batte bandiera francese e che trasporta un carico che vale molto più delle tonnellate di petrolio che ha caricato in Iraq, nel porto di Al Faw. Benvenuti nel Puntland, regione autonoma della Somalia, in mano a uomini disposti a tutto pur di vincere una guerra civile che va avanti da un decennio, anche a sguinzagliare una ciurma di pirati capeggiata da un pericoloso terrorista. Benvenuti nello Yemen meridionale, terra contesa tra Al-Qaeda e signori della guerra, pronti a collaborare solo quando in gioco c’e’ la testa di un occidentale. Tra incursioni di terra, duelli aerei, bombardamenti chirurgici e guerre di spie, le pagine di questo romanzo di azione pura tracceranno la rotta fino a Osama Bin Laden, dietro le quinte dell’operazione più segreta di tutti i tempi.

Recensione flash.

Azione, spionaggio, alta tecnologia, trame segrete e ritmo elevatissimo; cosa chiedere di più a un romanzo? L’amico James C. Copertino ci porta in mare, in cielo e in terra per inseguire un’avventura narrata con il piglio deciso di chi sa come si svolgono le operazioni militari. Salite a bordo!

Voto: 07,50 / 10,00.

Recensione.

C’è una premessa da fare a proposito di questo romanzo, è da considerare come sia difficile scrivere rimanendo molto vicini alla cronaca recente senza scadere nella parafrasi degli articoli apparsi sulla stampa o peggio ancora senza adeguarsi al nulla televisivo. Blue Water Operations  è ambientato in tempi recentissimi e parte della trama fa riferimento a un evento (la caccia a Osama Bin Laden) talmente noto da poter essere definito planetario. Per scrivere un testo come questo bisogna essere aggiornati sui fattori geopolitici del Medio Oriente, sulla composizione del fronte dei movimenti collegabili ad Al-quaeda, sulle modalità di intervento delle forze armate nell’intero quadrante del Golfo Persico. Aggiungo che si vuole essere credibili del tutto bisogna essere in grado di padroneggiare il lato tecnico, altro terreno piuttosto scivoloso per tanti scrittori.

Tutto questo però non serve a nulla se non si è in grado di creare una trama avventurosa e di trascinarci dentro il lettore fin dalle prime pagine. È qui che si gioca la scommessa di un buon romanzo ed è su questo terreno che l’autore ci fa vedere di cosa è capace. Due i fattori principali, il primo è dato dal ritmo molto alto su cui viene sviluppata la narrazione, il secondo viene dal realismo dal momento che quasi tutto quello che accade è effettivamente realizzabile.

Il romanzo si lega a due lavori precedenti dello stesso autore, sto parlando de ‘I guerrieri dell’aria’ e ‘Angeli neri’, dal momento che ne riprende personaggi e in parte ambientazioni. Ritroviamo quindi il maggiore Rosco Duncan dei marines, il gruppo di volo della portaerei Carl Vinson (CVN-70, classe Nimitz) e l’agente della CIA Roberta Grup e soprattutto ritroviamo le atmosfere delle operazioni speciali e la tensione del quadro strategico del Medio Oriente, chiave di volta dello sviluppo geopolitico globale.

Qualcosa della trama si intuisce dalla presentazione / quarta di copertina e onestamente non voglio fare spoiler per non rovinarvi la lettura;  tuttavia si può dare qualche indicazione sulle tematiche di fondo della nrazzaizone. Siamo nel regno dei confronti asimmetrici, le guerre del nuovo millennio. L’apparente sproporzione tra i mezzi americani e i gruppi quaedisti viene bilanciata dalle difficili condizioni operative in nazioni come lo Yemen o in ‘failed state’ come la Somalia. Altro fattore a frenare gli sforzi di parte americana sono le continue lotte di potere tra apparati dello Stato: marina contro dipartimento di Stato, CIA contro forze armate, egoismi tra diversi corpi. Viene rappresentato un mondo ai limiti del sotterraneo, qualcosa di cui si coglie un pallido riflesso nelle notizie brevi della stampa internazionale.

Ho avuto la fortuna di poter leggere in anteprima questo romanzo e ho atteso che venisse commercializzato per poterlo recensire. Chiarisco che io e l’autore siamo amici, il che darà la stura alle solite chiacchiere su ‘gli amici degli amici’ e altre asinerie. Pensate quello che volete, io ho una faccia sola. 

Glenn Cooper – The Library of the Dead

Glenn Cooper

The Library of the Dead (2009)

Arrow Books

(Random House group)

ISBN 978-0-09-953445-7

pp. 416 – £ 6.99

Quarta di copertina.

A murderer is on the loose on the streets of New York City: nicknamed the Doomsday Killer, he’s claimed six victims in just two weeks, and the city is terrified. Even worse, the police is mystified: the victims have nothing in common, defying all profiling, and all that connects them is that each received a sick postcard in the mail before they died – a postcard that announced their date of death. In desperation, the FBI assigns the case to maverick agent Will Pipier, once the most accomplished serial killing expert in the bureau’s history, now on a dissolute spiral to retirement.

Battling his own demons, Will is soon drawn back into a world he both loves and hates, determined to catch the killer whatever it takes. But his search takes him in a direction he could never have predicted, uncovering a shocking secret that has been closely guarded for cen turies. A secret that once lay buried in an underground library beneath an eighth-century monastery, but which has now been unearthed – with deadly consequences. A select few defend the secret of the library with their lives – and as Will closes in on the truth, they are determined to stop him, at any cost.

Nota: pubblicato negli Stati Uniti con il titolo ‘Secret of the Seventh Son’. In Italia è pubblicato dall’editrice Nord come ‘La biblioteca dei morti’, traduzione di Gian Paolo Gasperi.

Riferimenti web:

http://www.glenncooperbooks.com/content/index.asp

http://it.wikipedia.org/wiki/La_biblioteca_dei_morti

http://it.wikipedia.org/wiki/Glenn_Cooper

Recensione flash:

Romanzo fondato su una buona idea, un background storico decente e tre manciate di ‘già visto’. Scritto in maniera adeguata, buon ritmo, fa leva su un immaginario profondamente presente nel mondo occidentale. Tenendo presente che è un esordio, niente male.

Voto: 06,50 / 10,00.

Recensione:

Glenn Cooper fa il suo esordio come romanziere con un testo ambizioso, giocato su tre piani temporali diversi e basato su un’idea molto forte. Già il titolo fa immaginare qualcosa di tenebroso e la lettura della quarta di copertina fa intuire molto dello sviluppo della trama. Tuttavia per sostenere adeguatamente queste premesse ci sarebbe voluto un po’ più di coraggio nello sviluppare i personaggi e evitare di ricadere in meccanismi ormai logori. Usare lo schema della caccia al serial killer, tirare in ballo le organizzazioni governative più o meno segrete e lanciare ganci sulla tradizione cristiana vuol dire mettersi a fare l’equilibrista con troppa roba da tenere per aria.

Ci sono parti in cui potrebbe benissimo comparire il cartello ‘già visto’, il che finisce per allontanare il lettore e rendergli difficile essere coinvolto del tutto nella narrazione.

*** attenzione, spoiler oltre questo punto ***

Immaginare una biblioteca medioevale enorme che contiene la lista di tutti gli esseri umani vissuti dal’anno 800 al 2027 con data di nascita e data di morte è fantastico, una delle poche buone idee che si siano viste di recente. Usare come location l’isola di Wight e creare tutta una storia che ne ripercorra l’evoluzione è altrettanto interessante. Peccato che il pretesto sia il mito biblico del settimo figlio del settimo figlio, una sorta di ometto gravemente autistico che impara magicamente a scrivere da solo. Così come faranno tutti i suoi discendenti, apparentemente identici a lui nell’aspetto malgrado la presenza di generazioni di madri diverse. Già qui la trama traballa, riscattata solo dalla fine di questi esseri strambi.

Si continua a zoppicare quando si immagina che nell’Inghilterra post WWII un gruppo di archeologi scopra la biblioteca e che il governo di sua maestà si senta del tutto inadatto a gestire questa grande scoperta. Eh? Gli inglesi? Uno dei popoli più arroganti della storia che si fa sfuggire una simile miniera di informazioni? Questo è un punto focale che a mio parere è davvero stiracchiato dal punto di vista logico. La biblioteca viene trasferita negli USA che si affrettano a secretarla e imboscarla in un luogo simbolo, la base di Groom Lake (nota come Area 51), cominciando un momento dopo a utilizzarla a scopi strategici.

La terza parte del plot è la caccia a un serial killer che si rivelerà essere il modo per unire tutta la trama nel finale. Qui il viaggio nei cliches è quasi insopportabile. L’agente anziano e ribelle che si redime, l’agente giovane che si rivela essere più carina dopo una dieta (!), la famiglia ritrovata, lo scontro tra agenzie governative, i cattivi & durissimi men in black, il ridicolo accordo finale che salva capra e cavoli per tutti. Verrebbe da vomitare a getto stile esorcista se non fosse scritto bene. Eh, sì, la salvezza di questo libro è la buona scrittura. Diversamente scattava l’insufficienza.

*** fine spoiler ***

Dato quanto sopra credo sia trasparente quanto io abbia valutato l’idea di base (+++) e la buona scrittura (+) rispetto all’uso inveterato dei cliches (—). Da leggere senza avere troppe pretese, pensando che dopotutto è un esordio.

Goliath!

Eppur si muove, frase probabilmente apocrifa attribuita a Galileo Galilei, descrive lo status del mio progetto romanzo. Siamo alla seconda versione, ho spazzato via la prima dopo che si era arenata per i soliti motivi che strozzano i progetti dei dilettanti. Zero pianificazione, poca cura dei dettagli, lavoro insufficiente sui personaggi… nominate un errore da principiante, io li ho fatti tutti.

Il primo working title era ‘1862 – Roma o morte’. Quello attuale, spero definitivo, è ‘Goliath’. Qui sotto il primo draw dell’insegna, da considerare come un’idea messa in veste digitale suscettibile di molto lavoro per arrivare alla forma voluta.

Che cosa è Goliath? Un mezzo decisamente steampunk. Grosso. Molto grosso. Un vero e proprio incubo mobile in grado di fare male. Se sentite la terra vibrare c’è un motivo, se qualcosa ha bloccato la luce del Sole o se vedete in lontananza un pennacchio di fumo nero è per lo stesso motivo. Sta arrivando.

Hilary Mantel – Wolf Hall

Hilary Mantel

Wolf Hall

Fourth Estate – Harper Collins

paperback edition 2010

(hardcover edition 2009)

ISBN 978-0-00-735145-9

£ 6.99 – pp. 652

Quarta di copertina:

In this – simply one of the finest historical novel in years – the opulent, brutal world of the Tudors comes to glittering, bloody life. It is the backdrop to the rise and rise of Thomas Cromwell: lowborn boy, charmer, bully, master of deadly intrigue, and, finally, most powerful of all Henry VIII’s courtiers.

Traduzione italiana:

Fazi Editore, traduzione di Giuseppina Oneto. ISBN 978-88-6411-195-7 (gennaio 2011)

Premi vinti:

Man Booker Prize 2009, National Book Critics Circle Award (fiction) 2009, Walter Scott Prize (historical fiction) 2010, The Morning News 2010

Riferimenti internet:

http://en.wikipedia.org/wiki/Hilary_Mantel

http://en.wikipedia.org/wiki/Wolf_Hall

Recensione flash:

Ben scritto, ottimamente documentato ma a tratti noioso. Focus narrativo troppo spostato sulla psicologia a scapito dei fatti e dei grandi temi del periodo storico trattato.

Voto finale: 06,50 / 10,00.

Recensione:

Ci sono periodi che mi incantano nella Storia e il sedicesimo secolo è stabilmente al top della mia personalissima classifica. L’Europa in bilico su tutti i piani (religioso, politico, militare, culturale) e il fascino di uomini e donne che incarnavano l’ideale di interdisciplinarietà del Rinascimento. Una delle figure chiave, spesso dimenticata, è quella di Thomas Cromwell. Nell’Inghilterra di Enrico VIII, in piena epopea Tudor, la parabola di un uomo di talento e grande ambizione che parte da umilissimi natali per diventare la figura più potente del regno è l’emblema di un momento in cui ogni giorno si faceva la Storia.

Questo libro ripercorre la prima parte della vita di Cromwell, un arco di tempo che va dal 1500 al 1535, utilizzandolo come guida per mostrare al lettore alcune delle fasi della storia inglese del periodo, con note interessanti sul resto d’Europa. Il protagonista passa dal servizio del cardinale Wolsey, deus ex machina del primo periodo del regno di Enrico VIII, a mettersi a disposizione del re dopo la rovina politica e economica del suo primo padrone, preteso da quella Ann Boleyn destinata a divenire regina. Nel passaggio incontriamo tutti i protagonisti dell’epoca (nobili, ecclesiastici, diplomatici e artisti) in uno spaccato molto documentato della società inglese. L’autrice si dimostra abile nel mostrare tutti gli aspetti della gestione del potere, nel descrivere minuziosamente sfumature e comportamenti dei vari personaggi fino a rivelare al lettore come fosse fragile il potere reale in un momento storico in cui novità come la traduzione della Bibbia nelle lingue volgari e la diffusione a mezzo stampa di testi e libelli scuotevano le coscienze in tutta Europa.

La scrittura della Mantel è decisamente femminile, riprendo in questo una felice definizione di Niccolò Mazzoli, e qui sta il bivio di questo libro. Il focus di Wolf Hall è sulla psicologia dei personaggi e sulla loro iterazione, la lente del punto di vista del protagonista finisce per essere quella lettore nell’assistere alle loro piccole meschinità quotidiane. Chi preferisce una narrazione più legata ai fatti e alle gesta dirette dei personaggi può trovarsi a disagio con uno stile come questo. Onestamente trovo che il livello di particolari (vestiti, simboli, ambientazioni) sia tanto opulento quanto eccessivo, in fase di editing una buona sforbiciata qui e là avrebbe migliorato il testo.