
Glenn Cooper
The Library of the Dead (2009)
Arrow Books
(Random House group)
ISBN 978-0-09-953445-7
pp. 416 – £ 6.99
Quarta di copertina.
A murderer is on the loose on the streets of New York City: nicknamed the Doomsday Killer, he’s claimed six victims in just two weeks, and the city is terrified. Even worse, the police is mystified: the victims have nothing in common, defying all profiling, and all that connects them is that each received a sick postcard in the mail before they died – a postcard that announced their date of death. In desperation, the FBI assigns the case to maverick agent Will Pipier, once the most accomplished serial killing expert in the bureau’s history, now on a dissolute spiral to retirement.
Battling his own demons, Will is soon drawn back into a world he both loves and hates, determined to catch the killer whatever it takes. But his search takes him in a direction he could never have predicted, uncovering a shocking secret that has been closely guarded for cen turies. A secret that once lay buried in an underground library beneath an eighth-century monastery, but which has now been unearthed – with deadly consequences. A select few defend the secret of the library with their lives – and as Will closes in on the truth, they are determined to stop him, at any cost.
Nota: pubblicato negli Stati Uniti con il titolo ‘Secret of the Seventh Son’. In Italia è pubblicato dall’editrice Nord come ‘La biblioteca dei morti’, traduzione di Gian Paolo Gasperi.
Riferimenti web:
http://www.glenncooperbooks.com/content/index.asp
http://it.wikipedia.org/wiki/La_biblioteca_dei_morti
http://it.wikipedia.org/wiki/Glenn_Cooper
Recensione flash:
Romanzo fondato su una buona idea, un background storico decente e tre manciate di ‘già visto’. Scritto in maniera adeguata, buon ritmo, fa leva su un immaginario profondamente presente nel mondo occidentale. Tenendo presente che è un esordio, niente male.
Voto: 06,50 / 10,00.
Recensione:
Glenn Cooper fa il suo esordio come romanziere con un testo ambizioso, giocato su tre piani temporali diversi e basato su un’idea molto forte. Già il titolo fa immaginare qualcosa di tenebroso e la lettura della quarta di copertina fa intuire molto dello sviluppo della trama. Tuttavia per sostenere adeguatamente queste premesse ci sarebbe voluto un po’ più di coraggio nello sviluppare i personaggi e evitare di ricadere in meccanismi ormai logori. Usare lo schema della caccia al serial killer, tirare in ballo le organizzazioni governative più o meno segrete e lanciare ganci sulla tradizione cristiana vuol dire mettersi a fare l’equilibrista con troppa roba da tenere per aria.
Ci sono parti in cui potrebbe benissimo comparire il cartello ‘già visto’, il che finisce per allontanare il lettore e rendergli difficile essere coinvolto del tutto nella narrazione.
*** attenzione, spoiler oltre questo punto ***
Immaginare una biblioteca medioevale enorme che contiene la lista di tutti gli esseri umani vissuti dal’anno 800 al 2027 con data di nascita e data di morte è fantastico, una delle poche buone idee che si siano viste di recente. Usare come location l’isola di Wight e creare tutta una storia che ne ripercorra l’evoluzione è altrettanto interessante. Peccato che il pretesto sia il mito biblico del settimo figlio del settimo figlio, una sorta di ometto gravemente autistico che impara magicamente a scrivere da solo. Così come faranno tutti i suoi discendenti, apparentemente identici a lui nell’aspetto malgrado la presenza di generazioni di madri diverse. Già qui la trama traballa, riscattata solo dalla fine di questi esseri strambi.
Si continua a zoppicare quando si immagina che nell’Inghilterra post WWII un gruppo di archeologi scopra la biblioteca e che il governo di sua maestà si senta del tutto inadatto a gestire questa grande scoperta. Eh? Gli inglesi? Uno dei popoli più arroganti della storia che si fa sfuggire una simile miniera di informazioni? Questo è un punto focale che a mio parere è davvero stiracchiato dal punto di vista logico. La biblioteca viene trasferita negli USA che si affrettano a secretarla e imboscarla in un luogo simbolo, la base di Groom Lake (nota come Area 51), cominciando un momento dopo a utilizzarla a scopi strategici.
La terza parte del plot è la caccia a un serial killer che si rivelerà essere il modo per unire tutta la trama nel finale. Qui il viaggio nei cliches è quasi insopportabile. L’agente anziano e ribelle che si redime, l’agente giovane che si rivela essere più carina dopo una dieta (!), la famiglia ritrovata, lo scontro tra agenzie governative, i cattivi & durissimi men in black, il ridicolo accordo finale che salva capra e cavoli per tutti. Verrebbe da vomitare a getto stile esorcista se non fosse scritto bene. Eh, sì, la salvezza di questo libro è la buona scrittura. Diversamente scattava l’insufficienza.
*** fine spoiler ***
Dato quanto sopra credo sia trasparente quanto io abbia valutato l’idea di base (+++) e la buona scrittura (+) rispetto all’uso inveterato dei cliches (—). Da leggere senza avere troppe pretese, pensando che dopotutto è un esordio.