Top 5: Maestri di scrittura

Lo sapete, ogni tanto scatta un meme. O un sub-meme, categoria ancora più infida. Dopo aver letto il post di Alessandro Girola dedicato ai suoi cinque maestri di scrittura (qui) e la risposta di Davide Mana (che qui ne cita nove, ma va bene lo stesso) anche io dovevo farmi sentire, entrare nel gioco. Volendo essere preciso devo dire che non si tratta solo di come scrivono i “miei” cinque ma anche e sopratutto per quanto le loro opere mi hanno dato in passato e continuano a darmi anche ora. Io non posso definirmi scrittore, nè ho questa ambizione per il futuro. Ma mi piace giocare con le parole ed ho intenzione di continuare.

Eccoci qui, si parte con la top 5!

Emilio Salgari rappresenta la mia giovinezza e una sorta di primo amore narrativo. Non scriveva bene e con gli occhi di oggi i suoi “riempitivi” e le sue approssimazioni storiche, logiche e geografiche fanno sorridere. Ma aveva una grande forza evocativa e una conoscenza istintiva dei meccanismi di base della narrativa. Difficile rimanere del tutto indifferenti ai suoi lavori migliori o non ricordare personaggi iconici come il Corsaro Nero.

Rappresenta qui anche tutta una generazione di scrittori, troppi per rammentarli tutti, che ha fatto da cesura tra l’800 e il ‘900, dando finalmente un respiro narrativo a un mondo che aveva cancellato la dicitura “terra incognita” dalle mappe.

David Gemmell è qui per rappresentare il modo che preferisco di approcciare il genere fantasy. Poca magia, molto sangue-sudore-lacrime. Capace di citare i classici nello spirito e nella lettera, di mettere il lettore dalla parte di personaggi perlomeno discutibili, di creare un suo mondo (mi riferisco all’ambientazione del ciclo dei Drenai) condivisibile anche da lettori appartenenti ad altre culture. Aveva la capacità di spaziare tra elementi SF a cose rubate dai romanzi storici, passando senza pietà tutto sotto il filtro di un grande pragmatismo.

Harry Turtledove appartiene per me alla categoria dei creatori, dei bardi. Nessuno si è dimostrato in grado di utilizzare la storia come lui per produrre narrativa di buono, spesso ottimo, livello. E’ un autore molto commerciale, spesso in grado di allungare il brodo come nessun altro per creare trilogie dove sarebbe bastato un buon romanzo. Anche nelle sue cose peggiori però rimane a un livello linguistico e logico elevato, una sorta di standard che lo colloca parecchio al di sopra della concorrenza. Al suo meglio fa veramente male.

Raymond Chandler rappresenta qui tutto il settore, enorme,della narrativa gialla/thriller/noir che ho divorato nel corso di decenni. Stile di scrittura mostruoso nella sua apparente semplicità, una cifra stilistica che traspare anche dalle traduzioni peggiori. Chandler descriveva la natura umana, descritta ad occhi socchiusi per non fare trasparire emozioni in eccesso. Esprimeva grande ritmo senza apparenti forzature, era ingrado di rendere interessante anche le cose più banali. Riscoprirlo in lingua originale è stato impressionante.

Sergio Altieri, in arte Alan D. Altieri, è il mio scrittore preferito dagli anni ’90. Grande ammiratore di Chandler, uno dei pochi a cercare di esprimere attraverso il linguaggio una cifra originale. Ho riletto un minimo di dieci volte ogni suo libro, trovando spesso un modo diverso di vivere le vicende descritte.  Non è un autore da mezze misure, lo si ama o lo si detesta. Sceneggiatore, traduttore, editor ma sopratutto grande narratore di vicende giocate a un passo dal baratro dell’animo umano, di scelte nere e di personaggi al limite.

Bastano? No? Pazienza, se ne volete altri dovrete aspettare la prossima volta.

Alan D. Altieri – Warriors

Alan D. Altieri (Sergio Altieri)

Warriors (Le nuove furie)

TEA Edizioni

(tutti i racconti, quinto volume)

2012

ISBN 978-88-502-2839-3

Euro 13,00 – pp.298

Quarta di copertina.

“Kogon non riusciva a ricordare nient’altro. Solo la guerra. Forse, non c’era mai stato nient’altro. Da nessun’altra parte, in nessun altro tempo, in nessun altro spazio. Impossibile rallentarla. Impossibile fermarla. La guerra è eterna.” In questo nuovo volume di racconti del Maestro Italiano dell’Apocalisse, in prima linea, su tutti i campi di fuoco, le terre desolate e le frontiere di tenebra del mondo c’è una schiera di formidabili personaggi femminili: warriors, guerriere di tutte le battaglie perdute, le nuove furie. Come il soldato Kogon, sniper, perso nel tempo infinito della guerra eterna di Contatto con il nemico (quasi un “manifesto” della visione apocalittica di Altieri); o come il sergente specialista dei Ranger Katherine Lydia Ash in T/mek; o ancora come il micidiale sergente maggiore Alberta Venn di Victory! O come infine Brenda Kirsten Danforth-Ross e Susan Lee Halpern, oscuri aneli della morte protagonisti del romanzo-breve che chiude la raccolta. Risorto dalle fibre di un vecchio racconto di Altieri, Los(t) Angel(e)s è a tutti gli effetti un colossale inedito, una storia di rara potenza in cui devastazione fisica e morale, sporchi giochi finanziari e politici ed esplosioni di sentimenti primordiali si intrecciano sullo sfondo infernale della Città degli Angeli, Gli Angeli Perduti.

L’antologia comprende i racconti:

Contatto con il nemico – L’unico fascista buono – T/mek – Bloodstar – Victory! – Los(t) Angel(e)s

Recensione flash.

Continua la pubblicazione dei volumi antologici di Sergio Altieri, appuntamento imperdibile per i fan e gli appassionati del techno-thriller. In particolare il quinto volume riporta in auge la Los Angeles post Collasso.

Voto: 07,00 / 10,00.

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Alan D. Altieri – Underworlds

Alan D. Altieri (Sergio Altieri)

Underworlds (echi dal lato oscuro)

TEA edizioni

[tutti i racconti – volume quarto]

2011

ISBN 978-88-502-2489-0

Euro 12,00 – pp. 261

Seconda di copertina.

Underworlds raccoglie sette storie che esplorano il lato più oscuro e ai confini del soprannaturale dell’universo narrativo di Alan D. Altieri, il “Maestro italiano dell’Apocalisse”, capace ogni volta di stupirci e di spostare ancora più avanti i confini della sua affilata e potente immaginazione. Il volume si apre con una versione completamente rinnovata del formidabile Scarecrow, lo ‘spaventa-corvi’ sentinella della tenebra, una delle storie più amate (e introvabili) di Altieri, e sopratutto è arricchito da ben due inediti. L’ultimo rogo della Morte Rossa, cupa versione finale di un mondo che cavalca verso l’estinzione accompagnato dalla voce dolente e già ultraterrena del vecchio Johnny Cash; e il fenomenale Totentanz, la ‘danza della morte’, che racconta in presa diretta le micidiali conseguenze di un reality show fuori controllo: quell’estrema spettacolarizzazione della violenza in cui già siamo immersi, anche se spesso preferiamo voltare lo sguardo dall’altra parte.

Recensione in un flash.

Quarto volume della serie TEA dedicata alla produzione breve di Altieri, qui troviamo due inediti e cinque racconti apparsi in altre antologie. Uno in particolare, Scarecrow, è stato completamente rielaborato rispetto all’originale del 1991. Ci metto anche l’editore applica sconti fino a settembre, questo volume l’ho pagato solo 8,40 euro! Da non perdere.

Voto: 07,00 / 10,00.

Recensione full.

Nell’antologia sono presenti sette racconti (Scarecrow, Giorno Segreto, Totentanz, sKorpi@ 6.6, Full Dagon Five, L’ultimo rogo della Morte Rossa, Un’alba per l’Ecclesiaste) di cui due inediti (Totentanz e L’ultimo rogo della morte rossa). In teoria basterebbe già questo per giustificare l’acquisto. In pratica va aggiunto che Scarecrow fa parte dell’antologia Mondadori omonima del 1991 (introvabile se non a prezzi assurdi) ed è stato riscritto da Altieri, Full Dagon Five è un omaggio ben riuscito a Lovecraft, Giorno segreto una versione molto particolare di una società di streghe, Totentanz si riaggancia a una versione da incubo del nostro paese già esplorata in Hellgate (altro titolo della serie TEA dedicata ai racconti), sKorpi@ 6.6 un incubo sospeso tra contractor e cyberwar, L’ultimo rogo della morte rossa riprende le atmosfere e l’omonima storia di Poe e Un’alba per l’Ecclesiaste ci riporta a una storia molto bella apparsa in Armageddon (altro titolo della serie TEA già citata).

Parlando delle antologie TEA precedenti, qui trovate la mia recensione di Killzone.

Un bel menù, condito come si conviene dall’uso affilato della lingua italiana proprio dell’autore con il consueto sub testo dello slang americano e una punteggiatura a suon di calibro .223”. Tutto bene, no? L’ideale per i bullonari come me e per chi segue con piacere le vicende narrative di Altieri, giusto?

Non proprio, le cose cambiano e anche una buona antologia non sposta le coordinate dei lavori precedenti. Da qui la sezione successiva.

Lettera aperta al Magister.

Caro Sergio,

ti seguo dal 1991 e vent’anni non mi sono bastati. Ho il piacere di avere nella mia biblioteca tutti i tuoi lavori con l’eccezione di Scarecrow e spero di avere la gioia di ritrovare a lungo nuove emozioni nei tuoi libri. So del recente avvicendamento in Mondadori tra te e Franco Forte e del conseguente clima di attesa della tua fan base a proposito della tua attività. Mi rendo conto che sarai già assillato da richieste di collaborazione, nuovi progetti antologici e chissà cos’altro. Immagino anche che starai guardando con fiero cipiglio i tuoi progetti in lavorazione, anzi probabilmente li stai già attaccando con la consueta determinazione.

Io invece vorrei chiederti di fermarti un momento.

Hai creato con il lavoro di tanti anni un modo solido ed efficace di scrivere, una sorta di firma che fa individuare al lettore immediatamente il tuo lavoro. Sia chiaro, io mi ci trovo benissimo.

Per contro  ti rende prevedibile. E ostico ai nuovi lettori. L’esperienza del ciclo di Magdeburg, vero passo fuori dalle tue regole, credo sia significativa.

A questo punto mi faccio eretico e vado contro il canone. Per chiederti di scrivere qualcosa di diverso. Di lasciare da parte David, Cassandra, kevlar e gangsta lingo. Sono lì e nessuno li sa usare meglio di te. Prendi la rincorsa e molla un ceffone a mano piena a tutti quanti. Facci vedere che sei libero anche dalle tue creature.

Scrivi un saggio, delle poesie, un ricettario, una guida agli amari svizzeri, un pamphlet… non credo sia un problema per te trovare un editore per un lavoro ‘fuori regola’ e comunque ci sono sempre gli e-book e le autoproduzioni.

Che ne dici? Si va?