Qualche anno fa ci eravamo costruiti un’immagine nazionale più dignitosa dell’attuale. Non di molto, sia chiaro, ma comunque sufficiente a poter mostrare una certa sicurezza nei mercati internazionali e di poterci presentare serena-mente ai vertici europei o mondiali. Non sto parlando del 1992 con il governo Amato e la sua finanziaria record ma di momenti più recenti, quando sotto il governo Prodi riuscimmo ad avviare una riduzione del debito pubblico e a costruire un avanzo primario nella casse dello Stato.
La differenza con l’attualità, anche al netto della crisi mondiale iniziata nel 2008, è stridente. Non tanto e non solo per le scelte effettuate dall’attuale ese-cutivo in materia di bilancio ma per la sensazione orribile di essere del tutto privi di guida. Prodi e il fu Padoa-Schioppa saranno pure stati antipatici ma sull’economia non mostravano tentennamenti ed erano in grado di interloquire in maniera sensata con i nostri partner stranieri. Con i governi di centro-sinistra non siamo mai stati de facto commissariati dalle decisioni altrui.
Credo sia utile ricordare che Francia e Germania NON volevano l’Italia nell’euro e che una grossa parte del successo di quegli anni è da ascriversi alla coppia Ciampi-Prodi che erano in grado di far valere in sede europea legami perso-nali e una reputazione che i fatti ci dicono non essere accordata a Berlusconi e Tremonti. I proclami dell’attuale ministro delle finanze si sono rivelati per quello che sono sempre stati, dichiarazioni prive di un sostegno logico. La soli-dità dei fondamentali delle maggiori banche italiane e la loro ridotta esposizione verso i mercati più a rischio sono frutto dell’iniziativa privata e non di una moral suasion governativa.
Per come vanno le cose ci tocca sperare. Che Mario Draghi da presidente della BCE riesca a tenere dritto il timone della nave europea, che Cina, Russia e Giap-pone continuino a sostenere i mercati del vecchio continente e che la situazione in Medio Oriente (Siria e non solo) non precipiti ulteriormente. Il nostro paese non ha mai avuto una politica estera propria dal ’45, ora abbiamo giocoforza rinunciato a quella economica e tocca sperare che alla BCE e al binomio Francia/Germania non si sostituisca l’FMI.
Non siamo falliti economicamente, non ancora. Moralmente e politicamente sì. Questa è la nota che finirà sui libri di storia vicino al nome di Berlusconi.