In queste ultime settimane, ogni lunedì, vi ho parlato dell’iniziativa di legge popolare per destinare l’otto per mille alla ricerca. Mi sono però reso conto che il funzionamento di questa parte dei tributi versato allo Stato non è del tutto chiaro per chi segue questo blog e mi sembra opportuno chiarirlo, almeno per sommi capi.
Per prima cosa va tenuto presente che l’otto per mille non è una scelta. Non nei termini di scegliere se pagarlo o meno. Viene comunque prelevata questa quota dalle tasse pagate, sia se si è specificata una scelta sia che questo non venga fatto. Quindi si arriva alla distinzione sulla destinazione di questo denaro. La prima parte del meccanismo vincola la seconda, ovvero le scelte di chi ha deciso di versare il proprio otto per mille condizionano la ripartizione dell’inoptato.
Se il 10% dei contribuenti sceglie di firmare per la religione X, questa riceverà l’ammontare corrispettivo delle scelte espresse più una seconda cifra, il 10% del totale degli inespressi. Quindi chi sceglie finisce per farlo anche per chi non lo fa, una sorta di delega del libero arbitrio. Aggiungere quindi un’ulteriore casellina per la ricerca non va a sottrarre direttamente cifre allo Stato o alle varie religioni (a proposito da quest’anno dovrebbero entrare altre due chiese nel novero dei possibili destinatari) ma andrebbe a incidere sul monte delle cifre inoptate.
Per chiarezza, non è che si va a risolvere tutti i problemi finanziari delle ricerca italiana con questa fonte di entrate. Al massimo si potrà alleviare qualche difficoltà. Rimane comunque un segnale forte da dare, la richiesta dal basso di spendere in una direzione che porta ricchezza, in tutti i sensi. Invito quindi tutti a visitare il sito dedicato all’iniziativa, qui, per rendersi conto di cosa si tratta e per decidere se aderire o no. Se la cosa vi piace parlatene in giro, sui social network e nei vostri contatti personali di ogni giorno.
L’ importante è dare il segnale.
come si suol dire, mai abbastanza.