Nota per i naviganti: per l’intero mese di ottobre 2011 tutti i post di questo blog riporteranno come prima parte queste righe per ricordare che è possibile votare per il concorso SF qui fino alle 23.59 del giorno 31 di questo mese. Modalità di voto e lista delle proposte sono contenuti nel post linkato.
Tiro per un momento il fiato dopo una mini serie di articoli politico-sociali, complice anche il fatto che sono piuttosto raffreddato e scarsamente in grado di articolare concetti superiori a ‘dove ho messo i fazzoletti’. Quindi mi aggancio al meme delle top5 e alla bellissima scaletta musicale SF che Davide Mana ha fatto per un altro blog. Peccato che io abbia meno cultura dal punto di vista musicale e che vi tocchino di conseguenza scelte più ovvie.
Here we are, with the SF Music Top5!
Quinto posto per Sonic attack, degli Hawkwind. Scritto da Michael Moorcock, serve altro?
Quarto posto per Space Truckin’, dei Deep Purple. Pezzo forte della loro scaletta nei concerti fin dagli anni ’70, considerato un classico della loro discografia.
Terzo posto per Astronomy domine, dei Pink Floyd. Nei loro primi album ci sono diverse canzoni collegabili alla SF, questa per me rimane ineguagliata.
Secondo posto per Third stone from the Sun, di Jimi Hendrix. Se devo spiegarvi chi era Hendrix non siete sul blog giusto.
Primo posto per Also sprach Zarathustra, di Richard Strauss. Famosa per essere portatrice di sfortuna nelle missioni spaziali, la stavano suonando durante il quasi disastro dell’Apollo 13, è parte della colonna sonora di 2001:odissea nello spazio.
Buon week-end a tutti!
Belle canzoni, e begli accoppiamenti.
C’era tutto il genere dello space rock negli anni ’70, figlio anche dell’entusiasmo per il programma spaziale e per quelle prospettive che sembravano a portata di mano. La Luna, Marte, l’umanità che usciva dalla sua culla e si affacciava nel sistema solare. Tocca cambiare prospettiva e tornare a guardare in alto!
A parte il numero 5 (che sono andato ad ascoltarmi ora) tutti pezzi che fanno parte della mia giovinezza… musicale (non vorrei sembrare un matusa!). Restando sui quattro, io direi: 1. Astronomy Domine – 2. Also Sprache – 3. Third stone – 4. Space Truckin’. Mi sa che qualche volta inizio anch’io con le top5!
Scoprire gli Hawkwind è sempre una bella cosa, a loro modo si sforzavano di creare qualcosa di nuovo non limitandosi solo alla musica. Quanto alle rispettive età lasciamo perdere, altrimenti ci accusano di essere dei neandertal arrivati fino all’era moderna per sbaglio.
Spettacolare questo:-)
Sono i brani a essere spettacolari, musica che non è invecchiata di un giorno.
Grandissimi Hawkwind – gruppo scoperto grazie a Mike Morcock e che ho quasi visto dal vivo.
Per la cronaca, Moorcock scrisse anche per i Blue Oyster Cult.
Ed esiste pure un suo disco di materiale inciso negli anni ’70 – Michael Moorcock & The Deep Fix…
Anche se io continuo apreferirlo come scrittore 😉
In quel ‘quasi’ c’è materiale per un romanzo, giusto? Per i più rockettari ricordo che è stata anche la prima band di Lemmy Kilminster, in seguito fondatore dei Motorhead. Conosco bene il repertorio dei Blue Oyster Cult, ma onestamente presferisco gli Hawkwind.
Quasi…
Vivevo a Londra, e un giorno sul giornale scoprii che in serata gli Hawkwind avrebbero suonato in un certo locale.
Beh, voglio dire, gli Hawkwind! La band di Moorcock!
Perciò la sera, sono circa le nove, la metropolitana mi deposita in un quartiere completamente buio, sotto ad una pioggia leggera.
Non un’automobile in vista, non una luce alle finestre, non un’anima in vista.
Il posto del concerto dista un chilometro circa dalla stazione della metropolitana.
Buio.
Pioggia.
Da un androne sbuca un colossale uomo di colore – è alto di tutta la testa più di me (che non sono basso) e largo in proporzione.
Porta pantaloni neri, una giacca di pelle nera, una girocollo nera sul quale spicca una catenazza d’oro, un berretto di lana nero e gli occhiali da sole.
Ha due rotweiler, uno per mao, con guinzagli cortissimi.
Mi guarda, io guardo lui, proseguo.
Si tratta dell’unica persona che incontro in quel chilometro di marciapiede.
Poi arrivo sul posto – un piazzale che pare un campo da calcio, e in fondo l’insegna storta del locale.
Tra me e la porta, ci sono duemila bikers e le loro fidanzate, duemila motociclette e dodicimila bottiglie di birra, per lo più vuote e infrante a formare un tappeto di vetri.
E lontanissimo, là in fondo, in quello che è un semi-interrato dal quale si leva una solida nube di fumo (non indaghiamo) rieccheggia quello che o è il grido straziante di una decina di gatti che vengono seviziati, o è il sound check di Brock e compagni.
Capisco a quel punto di non avere il fisico per gli hawkwind live, che non ce la farei a reggere più di cinque minuti.
Sconfitto e umiliato, mi volto e torno alla metropolitana.
E ancora una volta non incontro anima viva.
Probabilmente eri incappato in un vortice spazio-temporale. 🙂
Guarda che i bikers non mangiano le altre persone, non almeno fino a quando hanno abbastanza birra. Varrebbe un racconto, potresti farne un pezzo veramente spassoso.