Nota per i naviganti: per l’intero mese di ottobre 2011 tutti i post di questo blog riporteranno come prima parte queste righe per ricordare che è possibile votare per il concorso SF qui fino alle 23.59 del giorno 31 di questo mese. Modalità di voto e lista delle proposte sono contenuti nel post linkato.
Lo spazio per scrivere mi si è drasticamente ridotto, di pari passo con la crescita di altre iniziative di cui mi sto occupando. Questo ha portato prima alla dolorosa cancellazione del progetto Goliath e a dover seriamente riconsiderare le altre cose che avevo in mente.
Negli ultimi mesi sono riuscito solo a completare un racconto che ho sottoposto a valutazione per la neonata collana Gemini e a partecipare al primo livello segreto del Sick Building Syndrome. Poca roba davvero, il prefetto contrario della necessità di avere continuità nella scrittura per avere buoni risultati.
In cantiere ho un sourcebook, legato a un progetto attualmente in corso di cui non posso parlare oltre. Sono però ancora ad uno stadio iniziale, ci sono solo le ossa. È vero che ho tempo a disposizione e non sono sotto consegna ma concretizzarlo darebbe respiro alla programmazione del progetto.
Poi c’è l’Aurora. Doveva essere un altro mini saggio dopo ‘Misteri italiani’, il mio contributo a una mitologia moderna che si doveva basare sui libri di Sweetman e Peebles sui black project del mondo areonautico americano. Tutti i giorni qualcuno arriva su questo blog seguendo questa chiave di ricerca, sarebbe anche una mossa furbetta da fare.
Il meccanismo virtuoso che porta dal formulare le idee a metterle giù in un formato accessibile sembra esserci inceppato, un ingranaggio ostruito da cose che non riesco a focalizzare. Proprio per questo viene da pensare che non è certamente indispensabile scrivere e che forse ha più senso dedicarsi ad altre cose, a portare avanti un’attività più legata alla critica e alla diffusione dei libri.
Proprio sulla critica, sulle forme che è più opportuno che assuma, su come approcciare questo tipo di attività si apre un fronte interessante. Recensire in sé non è qualcosa di problematico se ci si accontenta di avere alcune informazioni sul libro e un parere generico (è come le sto facendo su questo blog, tanto per capirsi), viceversa se si vuole analizzare un libro si deve per forza di cose salire a un livello più alto e questo restringe di molto la fruibilità di un articolo.
Sulla Rete esiste una soglia di attenzione piuttosto bassa. Oltre le dieci righe si perde una buona fascia di lettori e fare approfondimenti (in qualsiasi campo) è appannaggio di pochi. Vale la pena spendere tempo e risorse per stendere un articolo di qualche cartella se poi non interessa? Io già scrivo post abbastanza articolati sull’attualità e sui temi di fondo dell’economia, non mi pesa certo estendere quel tipo di atteggiamento anche ai temi legati alla narrativa. Se poi si perdono lettori, pazienza.
Nei prossimi mesi vorrei analizzare, con il vostro aiuto, le proposte italiane recenti nel genere SF. Sia per capire quali sottogeneri sono praticati e quali no che per cominciare a tracciare una mappa degli scrittori nostrani. Mi riferisco anche alle autoproduzioni e ai piccoli editori, la visuale deve essere la più ampia possibile.
Tempo di cambiare, di respirare aria nuova. Anche dentro l’editoria nostrana.
Uh… qualcuno che parla dell’Aurora. Erano ormai anni che non lo sentivo più citare ^_^ Se mai il progetto è esistito, è probabile che sia stato cancellato da strumenti più efficaci (e meno costosi) come i satelliti e i droni. Ma il tuo saggio sarebbe interessante da leggere…
Probabilmente hai ragione. Anche se probabilmente allo stadio di prototipo c’è arrivato dati gli avvistamenti e altri fenomeni registrati da fonti affidabili. Credo sia servito per sviluppare tecnologie utili ad altri velivoli, tipo il FALCON della DARPA. Quanto al saggio, time will tell.
Secondo me occorre fare ciò che abbiamo voglia di fare.
Che frase profonda, eh! 🙂
Scrivere porta via energie e tempo. Dà molta soddisfazione, questo è vero, ma spesso ci si chiede se il gioco vale la candela. E la risposta fa sempre un po’ paura.
Ho fatto domenica i conti dei primi guadagni ottenuti coi due ebook a pagamento. Se dovessi ipoteticamente pagare Matteo per l’impaginazione e Luca per le copertine sarei già in rosso.
Riguardo alle recensioni, io non leggo più quelle troppo lunghe. Le trovo supponenti e insopportabili, con tutta quella smania nel voler trovare per forza degli elementi per abbassare il giudizio finale di un libro.
Viceversa non amo nemmeno quelle troppo corte, del tipo “mi è piaciuto, è bellissimo”.
Le tue mi sembrano di una lunghezza web-friendly. Il fatto poi che ti dedichi a lavori non approdati sul mercato italiano rende il tutto ancora più interessante.
Per quanto riguarda le recensioni quello che scrivi è la fotografia ideale del concetto di critica sviluppato per aggredire e non per commentare. Se si parte con il pezzo volendo stroncare è chiaro che si arriva a quel tipo di recensione. Il punto è: la critica come deve essere sviluppata? Non è solo una questione di toni, è proprio una misura da trovare.
L’essere più o meno web-friendly va bene nel momento in cui vuoi allargare la platea a cui ti rivolgi. Ma come veicolare informazioni che siano più complesse? Non voglio arrivare alle autopsie ma neanche fermarmi alle copertine.
Sarebbe interessante leggere un altro tuo mini-saggio, “Misteri italiani” mi era piaciuto. E anche roba di narrativa mi piacerebbe leggere qualcosa di tuo (infatti come sai ho da poco scaricato il tuo romanzo), però capisco che se mancano gli stimoli è meglio accantonare momentaneamente i progetti.
L’idea di focalizzarsi sulla critica/diffusione è interessante, in parte è quello che faccio in piccolo da me con le mie recensioni. E a proposito di recensioni ora mi avete messo il dubbio che le mie siano troppo lunghe e che non interessano a nessuno… Mmh…
Ciao,
Gianluca
Non so quale possa essere la misura ideale di un articolo o di una recensione, di sicuro la soglia di attenzione media scema dopo le 10 righe. Il che implica che articolare un qualsiasi ragionamento abbassa in maniera notevole il numero degli interlocutori potenziali. Non è una cattiva notizia a pensarci bene.
Sicuramente sono d’accordo con te sulle recensioni che facciano conoscere “il nuovo che avanza”. Purtroppo si tratta sempre di questioni di ‘tempo’. Dedicarsi in toto al blog sarebbe bello, ma se non lo si fa per vivere, ci sono altre priorità. E se poi si scribacchia, si partecipa a progetti più o meno impegnativi ecc., bisognerebbe lavorare di notte. Quindi anch’io penso che è bene scegliere poche cose ma che ci gratifichino e su cui perciò investire tempo ed energie. Insomma: poco ma buono.
Concordo su quanto dici ma il problema diventa serio se neppure il ‘poco’ ti sembra fattibile e/o se il tempo scarso che si ha a disposizione deve essere allocato per altre ragioni. Per esempio, un domani che c’è un punto d’incontro per la SF dovrò occuparmene almeno un minimo.
“Nei prossimi mesi vorrei analizzare, con il vostro aiuto, le proposte italiane recenti nel genere SF. Sia per capire quali sottogeneri sono praticati e quali no che per cominciare a tracciare una mappa degli scrittori nostrani.”
Bella roba! Son davvero curioso di leggere la tua opinione al riguardo.
Per quanto riguarda le recensioni, non ne farei una questione di quantità, quanto piuttosto di qualità. Insomma, scrivi quanto ti pare, l’importante è che tu scriva cose intressanti! 🙂
La mia opinione al momento è incompleta. So alcune cose, conosco alcuni scrittori ma è troppo poco per formarsi un quadro d’insieme attendibile. Già stabilire la soglia di lavori dalla quale considerare scrittore qualcuno sarà interessante.
La qualità va benissimo, figurati. Mi piacerebbe anche poter affermare di poterla raggiungere tranquillamente. Il volere, secondo me giustamente, la qualità però fa varcare la soglia dell’attenzione media. Ergo, se si vuole veicolare un concetto si deve trovare la maniera di articolarlo in poche parole.
Fossi in te me ne fregherei del numero di visite e scriverei nei modi che ritieni più opportuni; se ti va di analizzare un libro più in dettaglio, fallo senza pensarci più di tanto. E se al successivo vorrai scrivere di meno (magari anche perchè su quel particolare libri c’è meno da dire), ugualmente non farti problemi.
Io solitamente scrivo recensioni medio-lunghe, magari non interessano a tutti e vengono abbandonate a metà, ma non mi importa un granchè.
Non mi sono mai piaciute quelle pseudo-recensioni dove trovi solo la copertina del libro e due dico due frasi in croce dove il succo del discorso si riduce sempre a “mi è piaciuto/non mi è piaciuto”.
Stavolta non sono molto d’accordo con McNab però; scrivere un pò più lungamente ed analizzare un testo non significa per forza screditarlo; io come ho detto tendo un pò a dilungarmi, magari è poco web-friendly, ma le mie non sono recensioni a scopo demolitivo, semplicemente descrivo il libro/film/ecc. dando anche una impressione personale (a volte negativa, a volte positiva, com’è normale che sia), ma cercando di far capire di cosa sto parlando.
Delle visite me ne frego in assoluto. Se puntassi in quella direzione farei cose diversissime da quelle attuali. Il punto è che a volte conviene veicolare un’idea o un concetto nella maniera più larga possibile, quindi può essere intelligente calibrare alcuni post.
Le recensioni le cambierò di poco rispetto ad oggi, diciamo che probabilmente userò degli spunti dal testo per trattare uno o più argomenti. Comincerò a sperimentare in tal senso dalla prossima.
Io rimango fedele alla regola di Siskel & Ebert – quando recensisco, sono come un giornalista che descrive un incendio, e l’incendio è come io mi sono sentito leggendo quel libro, guardando quel film… che effetto mi ha fatto, insomma.
La recensione deve inoltre fornire abbastanza informazioni per cui il lettore possa decidere se – indipendentemente dal mio giudizio – quel libro o quel film potrebbe interessargli.
Perché cercare ad ogni costo la grande intuizione o il dettagilo ultra-tecnico non è, di fondo, un buon servizio al lettore.
Altrettanto inutile, ovviamente, è il cecchinaggio.
O l’autopsia letteraria.
In generale direi che il tuo approccio fin qui è stato più che buono.
Attendi ulteriori sviluppi, l’articolo sui black projects, e la panoramica sulla SF nazionale (l’equivalente di appendersi al collo un bersaglio e la scritta “sparate qui”) e ogni altra buona idea dovesse venirti ed avessi voglia di mettere in piedi.
Alla via così!
Grazie per il parere. Per il resto il libretto sull’Aurora lo sto valutando, anche perché si deve allargare il discorso sia ai black project in generale che ai concetti di ricognizione aerea e all’evoluzione dei satelliti. Comincia a essere un pò troppa roba per un agile volumetto stile Lemuria.
Quanto al bersaglio, mi sa che è un male necessario. Anche perché ho intenzione di essere omnicomprensivo dei contemporanei, se possibile contattandoli di persona. E se sparano… the harder they come, the harder I get.
Condivido quanto detto da Glauco sull’Aurora, e quindi mi metto in fiduciosa attesa.:-)
Riguardo alla scelta di cosa, quando e come postare, trovo che debba essere affidata all’istinto, a meno che non ci sia un preciso lavoro che richiede post con una regolare scansione temporale (magari perché parte di un lavoro collettivo). E questo proprio perché lo spazio per scrivere in libertà ti si è ridotto e una scelta si impone ma, al tempo stesso, avverti la necessità di scrivere senza che un certo piacere tuo – e dei lettori – venga meno.
E’ anche giusto tener conto del fatto di essere o meno web-friendly nella lunghezza dei post e altre cose, se questo deve servire a raggiungere molti utenti (come nel caso del progetto per la SF) ma non certo per far salire il contatore delle visite. Perché mai dovresti avere un fine così inutile, poi?
Se te lo dico io, che non sono web-friendly per nulla, puoi fidarti 😉
Scherzi a parte, l’importante è non snaturare il tuo approccio, che – come dice anche Davide rimarcando saggiamente l’opportunità di non incorrere in “autopsie letterarie” o “cecchinaggio” – è sempre stato assolutamente costruttivo.
La fiducia è una bella cosa ma il giocattolo Aurora e fratellini non è di semplice fattura, non almeno se si vuole evitare il ridicolo. La gestione del blog, per forza di cose, cambierà. Spero per il meglio, l’idea è di essere più ‘ricchi’ e non tirare via.
Quoto l’intervento di Davide, come sempre più bravo di me nel mettere nero su bianco quello che spesso penso anch’io.
Come dite? Dovrei dunque darmi all’ippica? Forse avete ragione…
Darsi all’ippica? Come cavallo? 🙂
L’importante è capirsi e andare nella direzione prefissata, fino a quando ce la facciamo possiamo evitare gli ippodromi.