2MM: come nasce una conclusione

Seguendo l’esempio di alcuni tra i miei predecessori ho deciso di scrivere anche io un post per raccontare la genesi e le circostanze che mi hanno portato a scrivere il 34esimo capitolo della round robin “Due minuti a Mezzanotte”, ho aggiunto anche alcune riflessioni sparse sull’argomento.

Per prima cosa, grazie.

Ringrazio Alessandro Girola per vari motivi; per aver creato uno dei setting più entusiasmanti degli ultimi anni, per avermi scelto per chiudere questa avventura collettiva, per le informazioni dell’ultimo minuto e per avermi concesso la deroga dal limite delle parole previste per un capitolo.

Ringrazio tutti gli autori che mi hanno preceduto, anche coloro che a mio parere di lettore hanno fatto confusione. Nel bene e nel male la round robin si colora ad ogni contributo e ognuno di loro mi ha lasciato delle impressioni utili per il finale.

Ringrazio in particolare Smiley e Fra Moretta, i due battitori dei capitoli 32 e 33, che mi hanno consentito di coordinarmi con loro, semplificandomi molto la vita per gestire la fase finale.

Last but not least, grazie a tutti coloro che hanno seguito l’intera saga.

Micro versus Macro

Avevo due possibilità nel gestire la conclusione; cercare il micromanagement e chiudere tutte le sottotrame o preferire l’effetto e trovare un finale d’impatto che fosse più in tono con l’intero impianto narrativo. Ci ho pensato parecchio nelle ultime settimane, per forma mentis non mi piacciono le trame che lasciano aperti degli interrogativi alla fine. Quello che mi ha fatto decidere alla fine è stata una semplice considerazione: nel mondo dei fumetti una fine non è definitiva, c’è sempre il gancio per l’albo successivo o per il reboot dell’intera situazione. Deciso questo, potevo dire di aver optato per il macro.

Suggestioni.

Io sono un appassionato di SF e ci sono alcune immagini dei film di serie B degli anni ’50-’60 che mi sono rimaste impresse, come questa:

50ft woman

(Attack of the 50ft Woman, 1958)

Poi c’è il concetto di Teleforce, questa misteriosa forma d’energia che dovrebbe far parte della nostra realtà pur non essendo immediatamente disponibile. Data la caratteristica principale di Ammit, la fame atavica di Teleforce, mettere assieme le due cose era semplice. Mancava un pezzo, ovvero la risposta a cosa succede se un essere umano viene a contatto con una quantità abnorme di Teleforce. La cosa-Ammit che ho creato è la sintesi di tutto questo.

Tutto andava nella direzione di uno showdown tra Uranium e Ammit, cosa che mi andava benissimo. Dato che Uranium ha la sua ragion d’essere nel poter emettere radiazioni di vario genere e che nei precedenti capitoli questo non era stato risolutivo contro Ammit, che fare?

Radiazioni gamma, certo. Ma nel modo peggiore, un gamma ray burst.

Pseudoscienza.

Il genere super eroistico è infarcito di pseudoscienza fin dai suoi albori, basterebbe ricordare i poteri di Superman o i mirabolanti dispositivi messi a punto da Reed Richards per farsi un’idea. Io avevo bisogno che Uranium potesse generare qualcosa di particolarmente pericoloso e mi tornato alla mente uno degli X-Men minori, Havok.

havok

Al di là del suo buffo costume questo mutante è a dir poco pericoloso. E’ in grado di generare “colpi di plasma” e assorbire energia, ricordo distintamente una saga degli anni ’90 in cui affermava di poter veicolare l’energia di una stella. Clic. Ecco la connessione. Non più raggi gamma ma un’emissione ad alta potenza di raggi gamma, in pratica la forma di energia più pesante che conosciamo: il gamma ray burst. Di questo fenomeno sappiamo poco ma siamo stati in grado di rilevarne l’intensità, in pratica si parla di cose abnormi come 10 alla quarantesima Joule. Ho “limitato” Uranium ai petajoule (10 alla quindicesima) per non distruggere il pianeta.

Fantapolitica.

L’ultimo elemento era quello legato alle trame dei vari gruppi di potere, elemento che non ha trovato piena espressione in 2MM. Sapevamo dell’ostilità di Mitt Romney ai super, del fatto che Salazar aveva fatto tutto tenendo il governo americano all’oscuro fin dal 1973. Con questi dati la conclusione logica era che il contrasto ai piani di Salazar dovesse avere uno sbocco spettacolare, la possibile cancellazione di Admiral City a suon di testate nucleari. Soluzione  però possibile solo con il pieno accordo delle maggiori potenze mondiali, misura necessaria per non rischiare una guerra devastante. Qui ho ripescato un altro tema a me caro, la presenza di sommergibili con capacità di attacco nucleare.

Conseguenze.

Ormai è chiaro, 2MM dovrà avere una qualche forma di prosecuzione. Troppi elementi rimasti in sospeso, troppi personaggi “gustosi” che sarebbe un peccato non utilizzare, la concreta possibilità di usare l’esperienza fatta in questo contesto per sviluppare un altro arco di storie. Spero di esserci anche al prossimo appuntamento, ho giusto un paio di idee che…

14 thoughts on “2MM: come nasce una conclusione

  1. Ottimo, davvero ottimo articolo conclusivo. Tanto buono quanto il tuo capitolo 34 😉
    Mi piace come hai messo in campo i vari elementi.
    I risvolti fantapolitici rappresentano, nel loro insieme, un aspetto a cui tengo molto, e che cercherò di implementare nella season 2.
    Sarà altrettanto divertente; ora siamo anche più allenati, più in confidenza col mondo di 2MM.

  2. Grande Angelo sei stato l’uomo giusto al momento giusto! La tensione del tuo capitolo non ha niente da invidiare a tanti blokbuster con risvolti catastrofici e fantapolitici. E poi ci hai dato dei belli spunti per continuare a creare storie sia negli spin off che nella seconda stagione di 2MM!!!
    In teleforce, we trust!

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