Il 2011 per molti è stata una pessima annata. Tra difficoltà lavorative, economia finita a strisce e legittimi timori per il futuro tracciare dei bilanci rischia di portare alla luce un quadro degno di Bosch, magari con in sottofondo una messa da requiem.
Eppure, non tutto è stato così brutto. Si sono viste cose in cui non avrei mai sperato e sono proseguiti cambiamenti che portano verso direzioni positive. Se si trova la forza, argomento per me difficile, per alzare la testa dal proprio quotidiano per guardarsi attorno qualche lampo di luce c’è. Siamo tutti inseriti in un contesto che ormai trascende anche la parola ‘globalizzazione’, dove tutto è interconnesso a un livello che può essere difficile razionalizzare.
L’ingresso dell’Estonia nell’eurozona e i crolli dei regimi del nord Africa (Tunisia, Egitto, Libia), il vento di riforma detto ‘primavera araba’ che sta spostando gli equilibri in tanti paesi (Marocco, Yemen, Arabia Saudita, emirati del golfo Persico) e che tuttora alimenta l’incendio siriano. La voglia di protagonismo della Turchia, l’incertezza libanese e la solitudine di Israele. Vicino a una Giordania impaurita si sta riaprendo di peso il cantiere iracheno, liberato dall’alibi della presenza americana e poco più in là l’enigma iraniano rischia di mettere in discussione l’equilibrio nucleare.
Il nucleare ha trovato la sua Waterloo a livello civile con il disastro giapponese. Dopo Fukushima, al di là delle circostanze eccezionali che si sono verificate, l’equilibrio del consenso mondiale ai reattori per l’uso civile si è spostato verso il ‘no’. Le conseguenze economiche e industriali potrebbero essere davvero interessanti con lo spostamento di investimenti verso tecnologie più sostenibili per il nostro futuro. Deriva da questa vicenda anche l’esito della campagna referendaria italiana, grande impulso di partecipazione e di risveglio civile che ha portato anche a dei risultati interessanti nelle elezioni amministrative.
Tutto cambia, anche l’esistenza di figure simbolo del terrorismo. La morte di Osama bin Laden è destinata ad essere ricordata a lungo e a dare luogo a leggende complottiste d’ogni sorta. Dal 2001 era diventato il simbolo di un mondo sommerso che in realtà non controllava e lascia in eredità un modus operandi che durerà a lungo. Il quaedismo contiene in sé molte contraddizioni, difficile immaginare un futuro coeso per la pletora di movimenti che si dicono collegati ad Al-quaeda.
Il passato diventa veramente tale quando ci si fa i conti, giusto? Forse è questo il pensiero ricorrente dietro l’arresto degli ultimi ricercati serbi per la secessione jugoslava, la separazione in due stati del Sudan, il trattato tra India e Bangladesh o la decisione dell’Unesco di ammettere la Palestina come membro effettivo. La decisione dell’ETA di chiudere, si spera davvero per sempre , la stagione infinita della lotta armata termina un capitolo della storia spagnola proprio nell’anno in cui le ultime decisioni del governo Zapatero scalzano i simboli superstiti del franchismo.
Per altri il passato deve tornare, forse ripetersi. Le vicende ungheresi mostrano chiaramente i limiti di una democrazia non sufficientemente matura, così come il persistere dell’instabilità in Ucraina o le difficoltà di espressione di libertà di pensiero in un arco vastissimo del pianeta che va dalla Russia alla Cina, dal Medio Oriente alla Birmania. Eppure si cominciano a vedere delle fessure, crepe anche dove non ci aspetterebbe. Le timidissime aperture del regime militare birmano, le manifestazioni di piazza post elettorali in Russia, il lentissimo cambio di atteggiamento cubano. Eppur si muove, direbbe Galileo.
Tutto si muove, persino in Italia. Caduto l’alibi Berlusconi si sono riaperti tutti i tavoli e mille topi si affannano a correre in tutti i cantoni di una nave che è stata davvero sul punto di affondare nei flutti della speculazione. Tra operazioni di dubbia riverginazione e migrazioni politiche dal sapore di transumanza il nostro paese sta affrontando una doccia di realismo che ricorda molto il 1992. È finita la seconda repubblica? Rivedremo inchieste come ‘Mani pulite’? Forse, così come forse vedremo emergere qualche brandello di verità sui patti tra Stato e crimine organizzato. Che dirvi, mi manca Giorgio Bocca; lui avrebbe saputo come inquadrare il tutto in poche cartelle.
Che dire, Bocca era un maestro di sintesi e di chiarezza brutale come pochi.
Però anche la tua analisi non è male.
Tra l’altro è sempre difficile comprendere pienamente i cambiamenti in divenire, che sono molti, diffusi ed epocali.
Però, se dovessi fotografare la volontà di cambiamento in un solo istante per l’intero globo terracqueo, oggi opterei per la manifestazione anti-Putin di Mosca con -20° C e le forze di regime pronte a intervenire sui manifestanti. E poi subito dopo Gorbaciov che ha invitato Putin a farsi da parte prima che le cose prendano una piega peggiore.
Probabilmente ci sarebbero mille altre cose, ma vedere “l’amico zar” incalzato mi ha fatto pensare a un benefico, inesorabile contagio.
Magari! Il risveglio della Russia, inteso come abbandono del modello oligarchico, avrebbe un impatto fortissimo non solo su quel paese ma anche su almeno un’altra dozzina di stati. Difficile immaginare una Bielorussia come quella di ora senza il sostegno russo, tanto per fare un esempio. Rivedere Gorbarciov sui media nel ruolo di padre della patria moderna è un segno molto interessante.
Già mancano Bocca, Biagi e Montanelli…in compenso oggi abbiamo Minzolini.
Ad ogni epoca i suoi cronisti.
Che dici ci siamo andati a perdere ?
No, non ci abbiamo perso. È che siamo passati dalla realtà alla fantasia, così senza accorgerci di cosa diavolo stava capitando. Adesso che ne avremmo bisogno, di cronisti veri, ci dobbiamo accontentare (senza offesa) di Saviano, Bolzoni, Gatti. Altre persone, sempre però con la schiena dritta.
Più ombre che lucim in effetti.
La primavera araba stenta a concretizzaesi in una risoluzione politica veramente democratica, e temo che la componente demografica/economica nelle rivolte (troppa gente, poche risorse) porterà quei paesi in un caos di stile somalo.
Più promettenti le proteste in Russia, anche lì il cammino sarà lungo, ma< almeno si è cominciato.
Quanto a noi abbiamo davanti un periodo molto cupo, la caduta di Berlusconi ha mostrato con impietosa evidenza la pochezza dell'opposizione, in particolare del PD, che sta sostenendo un governo mazzulatore dell'elettorato di sinistra.
Temo che ci ritoccheranno altri anni di destra. 😦
Credo ci sia un problema comune tra paesi arabi e Russia, ovvero la mancanza di una classe media nel peino del suo ruolo e di conseguenza la mancata integrazione della classe dirigente. Per fare un esempio la Tunisia pre crisi si reggeva su due pilastri, le nomine di parte militare e quelle di parte legate alla famiglia al potere, tutti e due i pilastri generavano altrettante clientele. La Russia non è molto diversa in questo senso, è maggiore il numero di gruppi di potere, concentrati attorno ad alcuni oligarchi.
La soluzione non è immediata, passa attraverso una serie di crisi più piccole man mano che i vari feudi all’interno dell’amministrazione pubblica e delle partecipate statali verranno smantellati. Tuttavia a sostegno del cambiamento c’è un livello culturale decisamente superiore a quello di pochi anni fa, un tipo di spinta con cui è difficile fare i conti. Tramontate le ideologie politiche l’ostacolo più serio rischia di essere il fattore religioso e lì la Russia ha un vero vantaggio dal momento che il clero ortodosso il larghe parti del paese conta poco o nulla.
Anni di destra? Sarebbero una novità. Il PDL non è una destra vera, un partito conservatore. Rischiamo una svolta populista, vero e proprio suicidio in anni come questi. È probabile che PD e PDL non abbiano un vero futuro davanti, mi sembra sempre più probabile un ritorno ai tempi del proporzionale e dei governi multi partito.
Certo, è stato un periodo cupo, ogni tanto rischiarato da qualche luce, ma questo ci da la possibilità di fare meglio no?
Poi è stata ritrovata la salma di Mike Bongiorno quindi…Allegria 🙂
Siamo molto vicini al fondo e da dove ci troviamo lo vediamo benissimo. A questo punto ci rimangono poche alternative, sempre che a qualcuno non venga in mente di cominciare a scavare una volta arrivati al punto più basso. Le risorse ci sono, le persone valide anche. Serve una crisi di coscienza, imparare di nuovo a guardare in alto.
Sulla schiena dritta di Bocca qualcosa avrei da dirla… visto che nel corso della sua carriera cambiò più schieramenti politici che camicie.
Alcune frasi uscite dalla sua bocca (facile battuta) non lo faranno certo ricordare come persone moderata e gradevole:
«Durante i miei viaggi nel Sud Italia c’era sempre questo contrasto tra paesaggi meravigliosi e gente orrenda, un’umanità repellente. […] Non sei grato alle belve, fai la caccia grossa, non è che fraternizzi con le belve».
Su Palermo: «Una volta mi trovavo nei pressi del Palazzo di Giustizia. C’era una puzza di marcio, con gente mostruosa che usciva dalle catapecchie». Non dimenticherò nemmeno il suo appoggio alla Lega.
Mi fa piacere in fondo che ti sia sforzato di ricordare i momenti positivi di questo 2011, anche includendo le bufale relative alla morte di Bin Laden, su cui probabilmente mai avremo la verità.
Ciononostante, per quanto mi riguarda, questo tuo bicchiere mezzo pieno non è sufficiente. Ho vissuto una personale Fukushima fisica che mi fa vedere soltanto bicchieri mezzi vuoti.
Bocca è stato un personaggio molto controverso che in vita sua ha fatto errori clamorosi. Il sostegno alla Lega Nord degli esordi in particolare, sconfessato per esteso pochi anni dopo, l’aver gestito molto male il rapporto con il sud del nostro paese. Ad esaminare il periodo più recente della sua carriera, dalla fondazione di “La Repubblica” in poi si trovano sia luci che ombre. Io ho letto i suoi libri più controversi e devo dire che sono tuttora affascinato dalla mancanza di buone maniere. Sappiamo bene tutti che il Sud Italia non è un deserto civile, che non esistono solo le mafie e la povertà.
Io non ho cercato il bicchiere mezzo pieno ma mi sono limitato a cercare uno sguardo più alto, sopra il vissuto personale e le preoccupazioni di ogni giorno. Per un semi depresso come me non è un esercizio facile, specie nel periodo festivo (che aborro con tutte le mie forze). Non sapevo delle tue difficoltà fisiche, date le tue continue trasferte pensavo fosse tutto OK. Mi dispiace non aver capito.